Giovedì Santo

Il colore liturgico bianco, che si sostituisce al viola, la presenza dei fiori e il canto del Gloria esprimono la letizia di un vero e proprio banchetto nuziale: con l’istituzione dell’Eucaristia, infatti, Cristo unisce per sempre se stesso alla Chiesa, sua sposa, con il vincolo di un amore indistruttibile. Siamo radunati per entrare in comunione di vita con il Signore e tra di noi, mangiando di quell’unico Pane e bevendo a quell’unico calice che il Cristo, nella notte in cui fu tradito, istituì quale nuova Alleanza tra Dio e gli uomini.
Il rito della lavanda dei piedi (bambini 4 elementare) – che avviene dopo la proclamazione del Vangelo – è una mirabile e commovente lezione pratica di umiltà, che ci mostra al vivo che cosa significhi “fare pasqua” con Gesù. La celebrazione si conclude con la processione con il Santissimo Sacramento fino alla Chiesina. Breve momento di Adorazione Comunitaria e spazio per la preghiera silenziosa e personale.

Mercoledì Santo

Le tenebre si fanno ancora più oscure il Mercoledì Santo, giorno in cui, nella pagina evangelica, ascoltiamo l’annunzio del tradimento di Gesù. Il brano si apre mettendo in luce quanto Giuda va maturando in segreto: il suo non è un tradimento causato dalla paura – come il rinnegamento di Pietro – ma premeditato e tenuto nascosto fino “all’occasione propizia”.
Gesù stesso, però, che conosce i cuori, svela la presenza di un traditore: «In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà», uno dei “suoi”, con i quali ha condiviso e confidato tutto. Un dolore inesprimibile afferra tutti i commensali. Profondamente turbati, i discepoli ad uno ad uno incominciano a domandargli: Sono forse io, Signore? Chi di noi potrebbe evitare di porsi questa drammatica domanda?

Martedì Santo

Con intensa drammaticità la liturgia del Martedì Santo ci fa presentire l’avvicinarsi dell’ora in cui, in assoluta solitudine, Gesù porterà a compimento il suo sacrificio redentore. In questo giorno, infatti, ci pone davanti allo sconcertante fatto che gli apostoli, e lo stesso Pietro, vengono meno nella fedeltà.
Il brano del Vangelo si chiude con parole cariche di un inquietante presagio che Gesù rivolge al primo degli apostoli: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte». Darai la tua vita per me? È una domanda che ci interpella personalmente e fa sgorgare anche dai nostri occhi le molte lacrime di pentimento che Pietro versò dopo il suo triplice rinnegamento.

Lunedì Santo

La liturgia del Lunedì Santo ci fa uscire da Gerusalemme e ci conduce nella calma atmosfera di Betania, in casa degli amici Marta, Maria e Lazzaro, presso i quali Gesù, per l’ultima volta, va a cercare un po’ di ristoro fisico e morale. La squisita finezza di questi amici ha la sua espressione più alta e più pura nel gesto di Maria che, quasi presagendo la sorte cui il Maestro sta per andare incontro, versa una libbra di olio profumato di vero nardo sui piedi di Gesù e li asciuga con i suoi capelli.
Essa viene biasimata, ma quello che a Giuda sembra uno “spreco” da condannare, per lei è ancora poco.
Il profumo versato vuole significare, infatti, il dono di sé come risposta d’amore all’amore del suo Signore che va a morire per lei e per tutti. Anche oggi Gesù cerca un luogo dove riposare…
Ognuno di noi può essere la sua accogliente Betania.

Passione del Signore

La “comunità degli apostoli”: un gruppo di uomini scelti, increduli, disorientati, timorosi che ben interpretano la profezia “percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge”. Una comunità che ha molte cose in comune con la parrocchia dove si fatica ogni giorno nel tenere unito il gregge, nel camminare insieme, nel nutrirci della Parola e dell’Eucarestia, nell’accorgerci della pecorella smarrita. Una comunità dove alla minima controversia o difficoltà non si tenta di ricostruire o di perdonare, ma si sceglie troppo facilmente di scendere dalla barca.

“Pietro”: il più responsabile del gruppo è il più fragile: “prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte”. Ringrazio il Signore per questa sua scelta di affidarsi a uomini che agli occhi del mondo sono tutt’altro che vincenti, ma che agli occhi di Dio sono unici e preziosi. La regola del Suo gioco è una sola: lascia lavorare lo Spirito Santo che ti è donato: se pensi di far da solo e di vincere la battaglia con le tue forze non andrai da nessuna parte, la gioia piena e l’amore resteranno un miraggio irraggiungibile.

“Pilato”: l’uomo che si piega alla volontà dei sacerdoti, che non osa contrariare la folla.
Il consenso prevale sulla ricerca della Verità. Un uomo che si interroga: “Sei tu il re dei Giudei?” e che almeno all’inizio cerca di contrastare il decorso degli avvenimenti pilotati dalla classe sacerdotale. Alla fine cede per non perdere di credibilità e passerà alla storia per la lavanda delle mani davanti a quella folla che urlava “crocifiggilo”.

“Giuseppe”, colui che “prese il corpo di Gesù e lo depose nel suo sepolcro nuovo”.
Nella storia dell’incarnazione del Figlio di Dio, un Giuseppe prenderà in braccio quel neonato al primo vagito nella stalla di Betlemme, un altro Giuseppe abbraccerà quel corpo morto, devastato dalle torture, e lo scenderà dalla croce per deporlo nella sua tomba nuova. Ecco una storia di morte che aprirà l’umanità alla vita eterna. L’eternità della mia vita passa inevitabilmente dal correre verso un sepolcro alla ricerca di una prova che Cristo è Risorto. La storia dell’uomo da quella domenica di Pasqua a oggi è la storia di un incontro. Ognuno di noi è cercato da Dio, visitato da Dio, amato da Dio.
Questa è la storia della Santità, questa potrà essere anche la storia di ciascuno di noi!

Domenica della Passione del Signore

Eccoci giunti, dopo settimane di cammino e di preparazione, alla “domenica delle Palme”: certamente l’inizio della settimana più significativa e più impegnativa per la nostra fede. La Chiesa che è Madre attenta vuole ogni anno accompagnare i suoi figli nel mistero più grande della nostra fede. La Liturgia ci propone di fermarci quest’anno sulla passione e morte di Cristo secondo il vangelo di Matteo.
La lettura della passione e morte di Cristo ci conduce dall’ingresso in Gerusalemme al Cenacolo, dall’Orto degli Ulivi al palazzo del sommo sacerdote, dalla residenza di Pilato al Pretorio, dal Golgota alla Croce, dalla Croce al sepolcro di Giuseppe di Arimatea. Vorrei incontrare con voi i volti di questo cammino che ha cambiato la storia dell’umanità e ultimo fra tutti ha cambiato la mia vita, colorandola di eternità.

Il primo personaggio presente in vari momenti del percorso è “la folla”. Un mondo di gente comune che vive come me nella semplicità e nella ricerca della gioia. Una ricerca difficile che spesso si colora di entusiasmo come nell’ingresso festoso di Gerusalemme, ma che è capace di incupirsi seguendo la logica del più forte o del più influente per arrivare a condannare al patibolo chiunque pur di non andare contro corrente. Quante volte Signore sono vittima dell’opportunismo? Quante volte il mio silenzio non ha dato voce alla verità?

Altra Presenza con la lettera maiuscola “l’Eucarestia”: “Questo è il mio corpo; questo è il mio sangue”. Ogni giorno Signore possiamo nutrirci di te, non solo nella tua Parola, non solo nell’incontro con i fratelli, ma addirittura nell’assumere il tuo Corpo in una particola di pane, nel bere il tuo Sangue in un goccio di vino. Quale grande mistero l’Eucarestia, quale incapacità mia di accorgermi di Te, quale grandezza impossibile da percepire con gli occhi, col gusto, con la piccolezza della mia mente.

Domenica delle Palme e Passione del Signore

La liturgia della Domenica delle Palme presenta aspetti sorprendenti. Infatti, Gesù, che si era messo decisamente in cammino con i suoi discepoli verso Gerusalemme, giunge ora alla mèta ed entra nella Città Santa per esservi immolato quale Agnello innocente e per instaurare dalla Croce il suo regno universale. Quasi per divina ispirazione, la gente del popolo gli va incontro festante acclamando: «Osanna al Figlio di Davide. Benedetto colui che viene nel nome del Signore!». Questa proclamazione risuona, convinta e festosa, nel rito di commemorazione dell’ingresso dì Gesù in Gerusalemme che precede la Santa Messa. Mentre nell’aria ancora risuona l’eco degli «Osanna», la Liturgia della Parola ci invita al raccoglimento per presentarci la vera realtà del Re acclamato con tanto fervore: Egli è il Servo sofferente, che si è fatto obbediente «fino alla morte e alla morte di croce»: ecco il suo trono!
La solenne proclamazione del Vangelo – il racconto della Passione – ci fa percorrere tutte le tappe della via dolorosa, dal Getsemani al Calvario. Custodendo nel cuore le ultime parole di Cristo – parole dette per noi – e immergendoci nei suoi silenzi di “agnello mansueto” – anch’essi vissuti per noi – possiamo inoltrarci nel mistero di questa Settimana: mistero che, celebrato nel tempo, lo trasforma da tempo in Grazia, da tempo cronologico, che passa, in tempo che si dilata nell’eternità, proprio perché contiene Cristo che è lo stesso ieri, oggi e nei secoli.