“Te Deum” di ringraziamento di fine anno

Ogni fine ci incupisce sempre, ma solo perché a noi non piacciono le cose che finiscono. Certo, a volte si è molto felici che certi anni siano passati, perché magari sono state delle cisterne di problemi e di sofferenza o di cose difficili da vivere. Ma normalmente alcune date ci mettono dentro molta nostalgia e pensieri. Un cristiano è uno che non solo sa fare spazio in sé alla nostalgia, ma sa collocare accanto ad essa la gratitudine.
Noi non possiamo vivere l’ultimo giorno dell’anno non ricordandoci che siamo figli di Uno che ci ha salvati e che ha riempito di luce le nostre tenebre. Ecco perché la fine per noi cristiani è sempre la memoria del fine. Solo se apriamo gli occhi allo scopo della vita, al suo vero fine, allora possiamo trovare il coraggio di guardare in faccia anche la fine senza avere paura, ma anzi riuscendo a dire anche ad alta voce il nostro grazie.
Ogni anno sperimentiamo la fine, eppure cambiare calendario ci dà l’impressione di un rinnovamento, perché riconosciamo di essere limitati. Il nostro limite diventa pesante e negativo solo se è in opposizione a Dio: la grandezza cristiana invece sta nel riconoscere che Dio è dalla nostra parte! Riconoscere di essere nelle sue mani dà senso e forza alla nostra fragilità umana.
Pur coscienti della nostra debolezza, non siamo smarriti e umiliati, perché liberamente mettiamo tutto nelle mani del Signore. Sappiamo che tutto viene da Lui: egli la fonte di ogni esistenza, non ci siamo fatti da soli e non viviamo per noi stessi. Vogliamo liberamente, in modo intelligente, vivere per Lui: mettendo nelle sue mani la memoria, l’intelletto, la volontà, tutto ciò che abbiamo.
Restituiamo a Lui ogni suo dono.