La solennità dell’Annunciazione e il mistero dell’Incarnazione

Quasi sul finire del mese di marzo, la Chiesa celebra la solennità dell’Annunciazione del Signore, una festa dedicata a Gesù, ma in ugual misura a Sua madre Maria, «congiunta indissolubilmente con l’opera salvifica del Figlio». Essa si pone infatti al centro della storia della salvezza, in quanto rappresenta l’inizio dei tempi nuovi, della nuova alleanza tra Dio e l’uomo. È con l’Annunciazione che si mette in moto quel piano divino che culminerà con la nascita di Gesù, e soprattutto con la sua morte e resurrezione. L’incontro tra Maria e il messo celeste, l’arcangelo Gabriele, nel piccolo borgo di Nazareth, narrato unicamente nel Vangelo di Luca  è un incontro fondamentale, un incontro destinato a cambiare, a rovesciare completamente, le sorti dell’umanità, in quanto fu in quell’occasione che l’Arcangelo, messaggero di Dio, annunciò appunto ad una giovane fanciulla l’imminente nascita del Messia, vero uomo e vero Dio, generato e non creato dal Padre e fattosi uomo per la nostra salvezza.
Maria simboleggia l’attesa di Israele che trova finalmente compimento nella venuta del Salvatore, a lungo atteso da Israele e annunciato nei vati dei profeti. L’accettazione fiduciosa e serena del destino voluto per lei da Dio, l’obbedienza con cui si affida alla volontà divina, e soprattutto l’immenso amore contraddistingue Maria da questo momento in poi e sono indissolubilmente legati all’opera di salvezza operata da Cristo. In Maria la Salvezza è già una realtà, nell’istante stesso in cui la sua promessa viene pronunciata.
Quando il messaggero divino le annunzia che sua cugina, l’anziana Elisabetta, da tutti ritenuta sterile, ha concepito un figlio ed è ormai al sesto mese di gravidanza, Maria, dopo un primo momento di turbamento, non ha più dubbi, non conosce più esitazioni e risponde così all’Angelo: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». Parole di umiltà e obbedienza, e allo stesso tempo di incredibile potenza. Nell’istante in cui si affida completamente alla volontà di Dio Maria rappresenta tutto il meglio che l’umanità può incarnare e offrire, e Dio stesso la eleva al di sopra di tutto e di tutti. È proprio così che anche noi dovremmo vivere, come un invito all’umiltà, al coraggio di affidarci completamente a Dio, senza remore, senza affanni, proprio come ha fatto Maria, che ci ha riaperto le porte del Cielo.

Annunciazione del Signore

E’ una solennità che, prima della riforma liturgica, aveva un carattere squisitamente mariano come diceva il titolo stesso della festa: “ Annunciazione di Maria”. Il titolo odierno sposta l’accento sul Signore: “Annunciazione del Signore” si dice, ad indicare l’evento che si celebra, dal quale inizia un tempo nuovo sulla terra, l’incarnazione di Dio. Questo era già sottolineato del resto dalla data stessa, il 25 marzo, legata alla fissazione del Natale al 25 dicembre: nove mesi prima della nascita di Gesù, con l’annuncio dell’Angelo a Maria e il Fiat di lei, la Parola prende carne d’uomo nel seno di una donna che ha creduto a Dio e inizia il suo pellegrinaggio sulla terra. Nell’episodio biblico dell’annuncio, l’evangelista Luca presenta Maria come la personificazione del piccolo resto, povero e umiliato di Israele, di coloro che incarnano nella loro vita l’attesa di un salvatore, e offrono alla venuta del Messia il grembo in cui prendere forma d’uomo. È festa del Signore, questa, perché Dio trova accoglienza sulla terra e per la sua venuta la terra diventa feconda di vita; per questo è festa anche di Maria, la terra che lo accoglie, ed è festa di tutti perché nella sua povertà ormai la terra di tutti è abitata da Dio.