Amore e morte

Ma la rivelazione più decisiva dei cuore di Gesù è che l’amore non è totale se non passa attraverso la morte; non diviene portatore di vita se non accetta di attraversare la morte.
Può trattarsi, talora, anche di morte fisica e sanguinosa, ma in ogni caso si tratta della morte a se stesso, dello spogliamento, della rinuncia, dei distacco, della perdita e oblio di se stesso.
Da quando la sofferenza è stata assunta per amore da Cristo, è diventata portatrice di vita e di salvezza. Al centro del mistero redentore non sta tanto l’azione dell’uomo-Dio, quanto la sua passione. Il mistero del cuore di Gesù è il mistero di un uomo trafitto.
Fin dall’inizio, Dio si è fatto conoscere come colui che ama, che sceglie liberamente e si lega con fedeltà agli uomini. «Il Signore è buono e grande nell’amore» canta Israele.
Ma è soltanto in Cristo che Dio si manifesta pienamente «Amore» che giunge a dare il Figlio per la salvezza degli uomini. Gesù stesso, esaltando la bontà del Padre che si rivela nel Figlio, afferma di essere sollecito a confortare gli affaticati e gli oppressi, di essere «mite e umile di cuore».

Il mistero dell’uomo abbandonato

Gesù, uomo perfetto, ha amato come nessun altro uomo. Alla sua scuola noi impariamo ad amare secondo dimensioni completamente nuove. L’amore di Gesù non è né stoico né platonico, ma sentito, tenero, delicato. Il suo cuore ha veramente provato sentimenti di gioia e ammirazione davanti allo splendore della natura, al candore dei bimbi, allo sguardo d’un giovane rimasto puro; sentimenti di misericordia verso tutti i «poveri»: peccatori,
malati, vedove in pianto, folle erranti ed affamate; sentimenti di amicizia verso gli apostoli, i discepoli, Lazzaro e le sorelle; sentimenti di pietà per Gerusalemme che lo rifiuta e per Giuda che lo tradisce; d’indignazione contro i venditori del tempio e contro i suoi nemici, che volendolo perdere, rovinano se stessi e il popolo; sentimenti di terrore durante l’agonia, di fronte al mistero della morte e del male che sembra trionfare.

Dio ci ama con cuore di uomo

Al centro del mistero del mondo c’è Gesù Cristo.
Al centro del mistero di Gesù Cristo c’è la sua morte che si schiude nella risurrezione.
Al centro del mistero della sua morte c’è il suo amore, il suo cuore.
Per questo possiamo dire che la celebrazione della festa del Cuore di Cristo conduce all’essenza del cristianesimo: la persona di Gesù, Figlio di Dio e Salvatore del mondo, svelato fin nel mistero più intimo dei suo essere, fino alle profondità da cui scaturiscono tutte le sue parole e le sue azioni: il suo amore filiale e fraterno fino alla morte.
Il cuore ha simbolizzato per gran parte delle culture il centro vivo della persona, il luogo dove nell’intima unità della persona si fondano la complessità, la molteplicità delle facoltà, delle energie, delle esperienze. Il cuore, inoltre, è simbolo della profondità e dell’autenticità dei sentimenti e delle parole, quindi, della loro sorgente profonda: l’amore.

Mese di giugno dedicato alla devozione del Sacro Cuore di Gesù

Certamente la devozione al Cuore di Gesù non è la celebrazione del culto di una parte anatomica del suo corpo; si tratta della devozione e del culto dello stesso Cristo Gesù e alla sua Persona, al suo essere il Figlio di Dio, il Redentore dell’uomo che con “cuore” infinitamente grande ha tanto amato i suoi da dare la vita per loro fino a morire in croce. Sulla croce quel cuore fu trafitto dalla lancia di un soldato e subito ne uscì sangue ed acqua, come ricordano i Santi Evangeli. Di fatto l’iconografia di questa devozione non ha mai mostrato soltanto “il Cuore”, ma – come direbbe S. Agostino – il Cristo tutto, con il suo Cuore in mano. Ma l’oggetto della nostra adorazione è il Figlio Unigenito del Padre, Gesù Salvatore e Redentore; a Lui si dirige la nostra preghiera. Canta la liturgia: “Venite adoriamo il Cuore di Cristo, ferito d’amore per noi”.
La devozione al sacro Cuore di Gesù è la quintessenza del Vangelo e del piano di salvezza di Dio per l’umanità; per cui il culto al Sacro Cuore è adorazione a Cristo come espressione dell’amore di Dio.
Parlare del Cuore di Gesù è parlare della sua umanità, di Colui che ci ha “amato con cuore d’uomo”.
Parlare del Cuore di Gesù è parlare dell’amore di Dio per gli uomini: “Ti ho amato con amore eterno!”

L’imitazione

Sacratissimo Cuore di Gesù

La croce sopra il cuore è un elemento sempre presente immagini del Sacro Cuore di Gesù.
La croce rappresenta l’obbedienza di Gesù alla volontà del Padre e l’amore di Gesù per noi, fino alle ultime conseguenze.
La croce ci ricorda un altro elemento fondamentale dell’autentica spiritualità del Sacro Cuore di Gesù:  l’imitazione. Gesù indica la sua croce e ci dice: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua… Chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà”; “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” ; “Imparate da me che sono mite e umile di cuore! .
In altre parole: la devozione al Sacro Cuore di Gesù ci spinge a cercare di vivere conformemente allo stile di vita di Gesù, cioè a fare la volontà del Padre, costi quello che costi; ad avere un cuore aperto e umile, misericordioso e buono, come il suo: con la sua premura per ogni persona; ma anche con il suo grande coraggio di denunciare i sistemi iniqui di dominazione e di esclusione». 

La contemplazione

Sacratissimo Cuore di Gesù

La ferita aperta è il dato biblico primordiale per il culto al Sacro Cuore di Gesù: “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”. Fu questa ferita che Cristo risorto indicò ai discepoli e a Tommaso, e continua a indicare a tutti noi, quasi come un “marchio registrato” della sua risurrezione e della sua presenza fra noi.
La ferita aperta è un invito alla contemplazione: “guardate”. Questo è il primo aspetto della spiritualità del Sacro Cuore di Gesù: contemplare colui che ci amò fino alle ultime conseguenze e che diede la vita per noi.
La contemplazione ci aiuterà a sentirci amati da Dio e a corrispondere a questo amore. 
Una delle forme più importanti della contemplazione è l’adorazione eucaristica.
Nel sacramento dell’Eucaristia, Gesù è presente in mezzo a noi: davanti a lui noi ci prostriamo, come Tommaso davanti al Risorto e, come lui, ripetiamo con fede: “Mio Signore e mio Dio!”
Davanti al tabernacolo, o davanti al Santissimo Sacramento esposto sui nostri altari, possiamo incontrare il Cristo vivo e restarcene come Maria di Betania in adorazione silenziona e in ascolto.

Giornata mondiale di santificazione sacerdotale

Nella solennità del Sacro Cuore di Gesù si celebra la Giornata mondiale di santificazione per il clero. L’invito della Parola di Dio: «Questa è la volontà di Dio: la vostra santificazione» , pur essendo rivolta a tutti i cristiani, riguarda particolarmente i sacerdoti che hanno accolto non solo l’invito a santificarsi, ma anche quello di santificare. In questa giornata ciascuno reciti una preghiera per tutti i sacerdoti: quelli che abbiamo conosciuto oppure conosciamo, quelli nativi del nostro paese, quelli che vi hanno operato pastoralmente. Non solo. Ricordiamoli tutti. Magari un ricordo speciale per coloro che stanno attraversando un momento difficile o di particolare prova: il Signore sia per loro sostegno, forza e conforto.

Sacratissimo Cuore di Gesù

Nel culto al Cuore di Gesù ha preso forma la parola profetica richiamata da san Giovanni: “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”. È uno sguardo contemplativo, che si sforza di penetrare nell’intimo dei sentimenti di Cristo, vero Dio e vero uomo. In questo culto il credente conferma ed approfondisce l’accoglienza del mistero dell’Incarnazione, che ha reso il Verbo solidale con gli uomini, testimone della ricerca nei loro confronti da parte del Padre. Questa ricerca nasce nell’intimo di Dio, il quale “ama” l’uomo “eternamente nel Verbo e in Cristo lo vuole elevare alla dignità di figlio adottivo”. Contemporaneamente la devozione al Cuore di Gesù scruta il mistero della Redenzione, per scoprirvi la dimensione di amore che ha animato il suo sacrificio di salvezza. Nel Cuore di Cristo è viva l’azione dello Spirito Santo, a cui Gesù ha attribuito l’ispirazione della sua missione e di cui aveva nell’Ultima Cena promesso l’invio. È lo Spirito che aiuta a cogliere la ricchezza del segno del costato trafitto di Cristo, dal quale è scaturita la Chiesa. “La Chiesa, infatti – come ebbe a scrivere Paolo VI – è nata dal Cuore aperto del Redentore e da quel Cuore riceve alimento, giacché Cristo “ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola”.

Per mezzo poi dello Spirito Santo, l’amore che pervade il Cuore di Gesù si diffonde nel cuore degli uomini e li muove all’adorazione delle sue “imperscrutabili ricchezze” e alla supplica filiale e fidente verso il Padre, attraverso il Risorto, “sempre vivo per intercedere per noi”. Tutta la devozione al Cuore di Gesù in ogni sua manifestazione è profondamente eucaristica: si esprime in pii esercizi che stimolano i fedeli a vivere in sintonia con Cristo, “mite e umile di cuore” e si approfondisce nell’adorazione. Essa si radica e trova il suo culmine nella partecipazione alla Santa Messa, soprattutto a quella domenicale, dove i cuori dei credenti, riuniti fraternamente nella gioia, ascoltano la parola di Dio, apprendono a compiere con Cristo offerta di sé e di tutta la propria vita, si nutrono del pasquale convito del Corpo e Sangue del Redentore e, condividendo pienamente l’amore che pulsa nel suo Cuore, si sforzano di essere sempre più evangelizzatori e testimoni di solidarietà e di speranza.

Quando si parla del Sacro Cuore, il primo pensiero corre a quella serie di gesti che normalmente vanno sotto il nome di devozione al Sacro Cuore, ma il cuore di Cristo non è un “oggetto” da venerare, è la rivelazione della persona di Gesù che noi conosciamo nella sua misteriosa storia  di amore. E più si entra nella conoscenza profonda del suo mistero, più si scopre che  il Cuore di Gesù  non è neppure l’immagine di chi aspetta qualcosa. Egli è l’icona di chi offre un dono e vuole essere riconosciuto come Colui che ha tanto amato l’uomo da dare la sua vita, che  ama e  vuole incontrare chi cerca l’amore. A chi abitualmente si pone davanti a questo mistero, con confidenza filiale, Dio dà la possibilità di entrare nei segreti della Nuova Alleanza attraverso la strada del cuore di suo Figlio, perché possa scoprire la lunghezza, l’ampiezza, la  profondità del suo amore.

E’ chiaro che la nostra vita spirituale dipende, in gran parte, dall’esperienza e dall’idea che ci facciamo di Dio. Quest’ idea è la chiave della nostra vita interiore, non soltanto perché regola e orienta la nostra vita verso di lui, ma perché determina in un certo senso l’atteggiamento di Dio verso di noi: Dio si rivela a chi lo cerca nella misura in cui questi lo cerca. L’unione con Cristo è essenziale, e la devozione al Cuore di Gesù non è che la coscienza di questa unione, capace di suscitare il nostro amore per Lui. È l’esperienza che può arrivare a trasformare la nostra vita, come accadde agli Apostoli, nel cenacolo quando Gesù compare improvvisamente in mezzo a loro dicendo : «Perché mi avete dimenticato? Non sapevate che io sono vivo? Perché mi considerate morto? Ho ancora parte nella vostra vita. Sono vivo: guardate le mie mani e il mio cuore» o  come accadde a Paolo, sulla via di Damasco, quando Gesù gli dice : «Io sono quel Gesù che tu perseguiti”. Allora l’esperienza di unione con Cristo, Persona vivente, è più un farsi trovare  che un cercare, è un farsi trasformare da lui più che fare esercizi di ascesi , è incontrare uno che mi ama adesso qui come sono e che chiede altrettanto amore. Ma se «nessuno conosce il Figlio all’infuori del Padre» è lo Spirito Santo che può comunicarci questa conoscenza “affinché Egli dimori nei nostri cuori per mezzo della Fede.

Il cuore unificato

Nella Scrittura la parola cuore indica il centro dell’uomo, la sintesi di intelligenza, volontà e sentimento, il momento unificante della sua vita… Nel cuore l’uomo esprime se stesso, le sue scelte, la sua speranza.

Sono principalmente due i tipi di cuore descritti dalla Bibbia: il cuore doppio e il cuore unificato.
Il cuore doppio è il cuore degli empi, sempre instabile, agitato, inquieto: non si fida mai di nessuno, neanche di se stesso. Ben diverso è invece il cuore unificato: è il cuore del giusto.

Questo cuore unificato sa attraversare anche la fatica e la paura, con coraggio e fiducia. Appunto così era il cuore di Gesù: unificato, tutto proteso alla speranza che gli veniva dal Padre, attento soltanto alla sua Parola di salvezza. Certo, a volte anche il cuore di Gesù fu turbato dalla paura e dalla tentazione. E tuttavia sempre il suo cuore si ricordò del Padre, il Dio fedele che mantiene la sua alleanza e benevolenza per mille generazioni; e sempre questo ricordo diede pace e sicurezza al suo cuore.

Il culto liturgico ai Cuori Santissimi di Gesù e Maria

“Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. A chi, la praticherà prometto la salvezza. Queste anime saranno predilette da Dio, e come fiori saranno da Me collocate dinanzi al suo trono”. II culto liturgico ai Cuori Santissimi di Gesù e di Maria ha inizio solo nel secolo XVII, per lo zelo di S. Giovanni Eudes, che il santo Pio X definì: «Padre, dottore; apostolo di questa dolcissima devozione ».

Nel 1643, venti anni prima che si celebrasse la festa del Sacro Cuore di Gesù, il Santo poté solennizzare per la prima volta quella del Cuore Immacolato di Maria.