Amore e morte

Ma la rivelazione più decisiva dei cuore di Gesù è che l’amore non è totale se non passa attraverso la morte; non diviene portatore di vita se non accetta di attraversare la morte.
Può trattarsi, talora, anche di morte fisica e sanguinosa, ma in ogni caso si tratta della morte a se stesso, dello spogliamento, della rinuncia, dei distacco, della perdita e oblio di se stesso.
Da quando la sofferenza è stata assunta per amore da Cristo, è diventata portatrice di vita e di salvezza. Al centro del mistero redentore non sta tanto l’azione dell’uomo-Dio, quanto la sua passione. Il mistero del cuore di Gesù è il mistero di un uomo trafitto.
Fin dall’inizio, Dio si è fatto conoscere come colui che ama, che sceglie liberamente e si lega con fedeltà agli uomini. «Il Signore è buono e grande nell’amore» canta Israele.
Ma è soltanto in Cristo che Dio si manifesta pienamente «Amore» che giunge a dare il Figlio per la salvezza degli uomini. Gesù stesso, esaltando la bontà del Padre che si rivela nel Figlio, afferma di essere sollecito a confortare gli affaticati e gli oppressi, di essere «mite e umile di cuore».