La sovranità dell’umile amore
Potremmo chiederci: perché questa festa a conclusione dell’anno liturgico? Quale ne è il significato? Il fine di tutta l’opera redentrice per cui il Figlio di Dio è venuto nel mondo è quello di pacificare e riunire tutto il genere umano e di consegnarlo al Padre costituendo così il regno della vita e dell’amore. Questa festa vuole quindi manifestare il modo in cui si concluderà la storia della salvezza.
La sovranità di Cristo su tutto e su tutti è ben lontana da quella assunta dai re e dai potenti di questo mondo che spesso sono ingiusti, crudeli, oppressori e cercano una propria gloria anziché il vero bene degli uomini. Ci troviamo qui su un altro piano, in una dimensione spirituale: Cristo non governa opprimendo con superiorità ma è il Re pastore, cioè Colui che guida, sostiene e porta su di sé.
Egli infatti si manifestò veramente re dell’universo sulla croce, quando offrì se stesso in un abbraccio di amore che comprendeva tutto l’universo e liberò ogni creatura dalla schiavitù del male e della morte. Questo sacrificio di amore è sempre in atto, vale per ogni istante della storia e continua nel corpo mistico di Cristo che è la Chiesa. Il Signore continua a liberare e a redimere con la sua regalità di amore, perché il suo Regno non si afferma sulle realtà terrene mediante il dominio e il possesso, ma viene nei cuori, si manifesta nell’atteggiamento dell’amore e dell’umile servizio.
La vera gloria
Gesù è intronizzato sull’altura fuori di Gerusalemme con al fianco due ministri, che ricordano i collaboratori sempre presenti accanto ai troni dei re. Gesù però ha al suo fianco due malfattori, ed egli stesso è crocifisso come ribelle. Questa è la sua gloria! Tuttavia, proprio da questo trono regale Gesù esercita davvero il suo potere, che è il potere di salvare e di perdonare, il potere di togliere il peccato e aprire la porta del suo Regno eterno a chi, pentito, si affida a Lui. Regnare non significa dominare ma servire, beneficare, come Cristo ci ha insegnato, significa cioè vivere per la gloria di Dio e per gli altri, cercando senza posa tutto quello che manifesta la bontà del Signore, tutto quello che può rinnovare l’umanità e ridarle il suo vero volto e la sua somiglianza con Dio. Spesso, purtroppo, si considerano come conquiste e successi quanto invece ci allontana dal Signore, perché ci lasciamo attirare da ciò che soddisfa il nostro orgoglio, e finiamo così nel regno del superbo, mentre il Regno del Signore è per gli umili, è per quelli che non confidano in se stessi, ma si affidano a Lui sapendo di poter essere salvati solo per grazia e per misericordia. Bisogna aprire la porta del cuore, perché nella nostra vita regni il Signore e noi diventiamo come Lui capaci di amare, di soffrire e di offrire tutto quello che comporta la nostra esistenza, perché si compia il Regno di Dio e tutti gli uomini vi possano entrare.