Beata Vergine Maria Regina (1)

Dovuta a papa Pio XII che la istituì con la lettera Enciclica Ad caeli Reginam nel 1954, la festa della Regalità di Maria Vergine nel calendario liturgico era inizialmente prevista il 31 maggio, a conclusione del mese mariano per eccellenza. 
Oggi, si celebra sette giorni dopo il 15 agosto e questa collocazione va letta come uno speciale prolungamento della celebrazione dell’Assunzione, con cui si contempla Colei che, assisa accanto al Re, splende come Regina. La data del 22 di agosto è dovuta a papa Paolo VI che, con l’attuazione delle norme generali per l’Anno Liturgico e il nuovo Calendario Romano, ha felicemente collocato la regalità di Maria a breve distanza dalla sua Assunzione in Cielo, facendola diventare una logica conseguenza del dogma promulgato da papa Pio XII nel 1950.
Dal punto di vista umano è difficile attribuire alla Vergine un ruolo di dominio e regalità, lei che si è proclamata serva del Signore. Per gli Atti degli apostoli Maria dopo l’Ascensione si trova in mezzo agli Undici raccolta con essi in preghiera; ma non è lei che impartisce ordini, bensì Pietro. E tuttavia proprio in quella circostanza ella costituisce l’anello di congiunzione che tiene uniti al Risorto quegli uomini non ancora irrobustiti dai doni dello Spirito Santo. Maria è Regina perché è madre di Cristo, il Re, e distribuisce regalmente e maternamente quanto ha ricevuto dal Re poiché lo stesso Cristo ha disposto che ogni grazia passi per le sue mani di Regina.
Per questo la Chiesa invita i fedeli a invocarla non solo col dolce nome di madre, ma anche con quello ossequioso di regina.

Beata Vergine Maria del monte Carmelo

L’APPARIZIONE AD ELIA SUL MONTE CARMELO
Nel Primo Libro dei Re dell’Antico Testamento si racconta che il profeta Elia, che raccolse una comunità di uomini proprio sul monte Carmelo (in aramaico “giardino”), operò in difesa della purezza della fede in Dio, vincendo una sfida contro i sacerdoti del dio Baal. Qui, in seguito, si stabilirono delle comunità monastiche cristiane. In seguito, i religiosi edificarono una chiesetta in mezzo alle loro celle, dedicandola alla Vergine e presero il nome di Fratelli di Santa Maria del Monte Carmelo. Il Carmelo acquisì, in tal modo, i suoi due elementi caratterizzanti: il riferimento ad Elia ed il legame a Maria Santissima.
LO SCAPOLARE CHE LIBERA DALLE PENE DEL PURGATORIO
Proprio a san Simone Stock, che propagò la devozione della Madonna del Carmelo e compose per Lei
un bellissimo inno, la Madonna assicurò che a quanti si fossero spenti indossando lo scapolare sarebbero stati liberati dalle pene del Purgatorio, affermando: «Questo è il privilegio per te e per i tuoi: chiunque morirà rivestendolo, sarà salvo». La consacrazione alla Madonna, mediante lo scapolare, si traduce
anzitutto nello sforzo di imitarla, almeno negli intenti, a fare ogni cosa come Lei l’avrebbe compiuta.

Maria modello di unione con Cristo

La vita della Vergine Santa è stata la vita di una donna del suo popolo: Maria pregava, lavorava, andava alla sinagoga… Però ogni azione era compiuta sempre in unione perfetta con Gesù. Questa unione raggiunge il culmine sul Calvario: qui Maria si unisce al Figlio nel martirio del cuore e nell’offerta della vita al Padre per la salvezza dell’umanità. La Madonna ha fatto proprio il dolore del Figlio ed ha accettato con Lui la volontà del Padre, in quella obbedienza che porta frutto, che dona la vera vittoria sul male e sulla morte.
È molto bella questa realtà che Maria ci insegna: l’essere sempre uniti a Gesù. Possiamo chiederci: ci ricordiamo di Gesù solo quando qualcosa non va e abbiamo bisogno, o il nostro è un rapporto costante, un’amicizia profonda, anche quando si tratta di seguirlo sulla via della croce?
Chiediamo al Signore che ci doni la sua grazia, la sua forza, affinché nella nostra vita e nella vita della comunità parrocchiale si rifletta il modello di Maria, Madre della Chiesa.

Maria come modello di fede

Il lunedì successivo alla domenica di Pentecoste la Chiesa celebra la Memoria di “Maria, Madre della Chiesa”. Vorremmo guardare a Maria come immagine e modello della Chiesa. Lo facciamo riprendendo un’espressione del Concilio Vaticano II. Dice la Costituzione Lumen gentium: «Come già insegnava Sant’Ambrogio, la Madre di Dio è figura della Chiesa nell’ordine della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo» (n. 63).

Maria come modello di fede. In che senso Maria rappresenta un modello per la fede della Chiesa? Pensiamo a chi era la Vergine Maria: una ragazza ebrea, che aspettava con tutto il cuore la redenzione del suo popolo. Ma in quel cuore di giovane figlia d’Israele c’era un segreto che lei stessa ancora non conosceva: nel disegno d’amore di Dio era destinata a diventare la Madre del Redentore. Nell’Annunciazione, il Messaggero di Dio la chiama “piena di grazia” e le rivela questo progetto. Maria risponde “sì” e da quel momento la fede di Maria riceve una luce nuova: si concentra su Gesù, il Figlio di Dio che da lei ha preso carne e nel quale si compiono le promesse di tutta la storia della salvezza. La fede di Maria è il compimento della fede d’Israele, in lei è proprio concentrato tutto il cammino, tutta la strada di quel popolo che aspettava la redenzione, e in questo senso è il modello della fede della Chiesa, che ha come centro Cristo, incarnazione dell’amore infinito di Dio.
Come ha vissuto Maria questa fede? L’ha vissuta nella semplicità delle mille occupazioni e preoccupazioni quotidiane di ogni mamma, come provvedere il cibo, il vestito, la cura della casa… Proprio questa esistenza normale della Madonna fu il terreno dove si svolse un rapporto singolare e un dialogo profondo tra lei e Dio, tra lei e il suo Figlio. Il “sì” di Maria, già perfetto all’inizio, è cresciuto fino all’ora della Croce. Lì la sua maternità si è dilatata abbracciando ognuno di noi, la nostra vita, per guidarci al suo Figlio. Maria è vissuta sempre immersa nel mistero del Dio fatto uomo, come sua prima e perfetta discepola, meditando ogni cosa nel suo cuore alla luce dello Spirito Santo, per comprendere e mettere in pratica tutta la volontà di Dio.
Possiamo farci una domanda: ci lasciamo illuminare dalla fede di Maria, che è nostra Madre? Oppure la pensiamo lontana, troppo diversa da noi? Nei momenti di difficoltà, di prova, di buio, guardiamo a lei come modello di fiducia in Dio, che vuole sempre e soltanto il nostro bene? Pensiamo a questo, forse ci farà bene ritrovare Maria come modello e figura della Chiesa in questa fede che lei aveva!

Dobbiamo aver cura delle nostre parole,imparando da Maria, che ha saputo esprimersiin modo umile, pacifico, determinato

Si sta per concludere il Mese di Maggio. Ci ha visti coinvolti come comunità parrocchiale, nelle sere da lunedì a venerdì, presso la Grotta, per pregare insieme il santo Rosario. Una buona presenza per questo nostro mese mariano. Abbiamo vissuto un esercizio di preghiera e di contemplazione unanime.
Vogliamo concludere evidenziano le parole di Maria. Lei parla sei volte, nel Vangelo. Due volte quando l’Angelo le annuncia la nascita del Bambino e lei risponde: “Com’è possibile? Non conosco uomo”.
Obiezione sensata e razionale. Quale che sia il messaggio, la ragione non viene meno e deve chiedere, chiedere, chiedere. E poi, subito dopo la risposta dell’Angelo, risposta coerente con la sua fede e con la realtà delle cose, perché davvero, come dice l’Angelo, Elisabetta, che tutti credevano sterile, sta aspettando un bambino, lei Maria risponde: “Eccomi”. Eccomi ci sono, non mi sottraggo. Poi ancora Maria parla con le parole del Magnificat, cosmico inno di lode al tempo che viene, rovesciamento del potere del mondo a favore degli umili. Umile è attributo che deve riconoscere il mondo, nessuno può darselo.
Poi, ancora, Maria parla dopo aver perso Gesù ragazzino per tre giorni: “Perché ci fai questo?”, chiede. Una domanda piena di dolore e di affetto. Se amiamo possiamo chiedere, anche a Dio, sempre.
E poi parla alle nozze di Cana e sollecita la manifestazione al mondo del Messia: “Non hanno vino”, non hanno la gioia. E poi, le ultime sue parole ai servi, a noi, a tutto il mondo: “Fate quel che vi dirà”.
Fidatevi, seguitelo, innamoratevi di Lui. Parlare così. Seguendo razionalità, e poi attenzione al bisogno del mondo, gioia come bisogno fondamentale dell’uomo. Infine con lei: “Fate quello che vi dirà”.
Sequela umile, pacifica, determinata, fino alla fine. Forse così si può parlare.

Mese di Maggio

Continua il mese di Maggio, dedicato alla Vergine Maria. Continua il nostro bel appuntamento serale, come comunità cristiana, a pregare insieme alla grotta di Lourdes. Occasione propizia per poter riscoprire, o far continuare a vivere, la devozione a Maria mediante la recita del Santo Rosario.
PregarLa è fonte di grandi grazie, e su questo duemila anni di cristianesimo ci hanno mostrato come chi
si rivolge a Maria con fiducia e la riconosce come Madre, ottiene aiuti e protezioni spirituali, che sanno tenere la persona saldamente ancorata alla sua vita. Ecco allora l’invito a vivere questo tempo alla luce dell’essere figli amati dalla Madonna. La recita del Rosario, fatta in modo comunitario, ci aiuta a sentirci popolo, a coltivare la serena evidenza che attorno a Maria ci possiamo sentire tutti amati e cercati.
Questo cammino che stiamo vivendo insieme diventi un beneficio per tutti noi e per la nostra vita da credenti. Il mese di Maggio sia occasione per incidere nel nostro cuore una sempre più fervente devozione mariana. 

Maria: Regina della Famiglia

Queste poche righe vorrebbero essere un invito a tutte le famiglie della nostra Parrocchia: vivete questa seconda parte del mese di maggio, invocando Maria come Regina della Famiglia.
È stato Papa Giovanni Paolo II ad avere questa ispirazione meravigliosa nell’inserire nelle litanie lauretane questo appellativo.
Ritrovandosi insieme intorno alla Vergine, la famiglia riscopre la bellezza di una preghiera unanime. Pregando uniti, la famiglia si rafforza.
Sentano i genitori questo impulso spirituale: invocare, con i propri figli, la protezione di Maria, nostra Madre. Un’occasione propizia per crescere nell’amore di Gesù e perché la famiglia possa adempiere all’impegno assuntosi nel giorno del Matrimonio e nell’occasione del Battesimo di un proprio figlio/a: camminare nella fede. Chi meglio di Maria può favorire questo itinerario familiare?
Il mese di maggio ha ancora alcuni giorni: spero proprio che qualche famiglia raccolga questo umile e semplice suggerimento.

Il significato teologico del messaggio di Fatima

Tra le feste mariane che caratterizzano il mese di Maggio, il giorno 13, ricordiamo la Madonna di Fatima.

Il santuario mariano di Fatima è uno dei luoghi più venerati dai fedeli cattolici e in questo luogo, sacro per l’apparizione di Maria, papa Giovanni Paolo II volle recarsi di nuovo il 13 maggio 2000, per procedere alla beatificazione dei fratelli Marto. Al termine della celebrazione il cardinale Segretario di Stato, Angelo Sodano diede lettura della comunicazione in lingua portoghese, sul terzo segreto di Fatima.
Ed appena un mese dopo, il 26 giugno 2000, il Papa ne autorizzò la divulgazione pubblica da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede, accompagnata da opportuno commento teologico del Prefetto, cardinale Joseph Ratzinger.
Ecco uno stralcio: «La parola chiave di questo “Segreto”, è il triplice grido: “Penitenza, Penitenza, Penitenza!… A suor Lucia appariva sempre più chiaramente come lo scopo di tutte quante le apparizioni sia stato quello di far crescere sempre più nella fede, nella speranza e nella carità – tutto il resto intendeva portare solo a questo….”».

Maria ci riporta a Gesù

Il racconto delle nozze di Cana ci ricorda che Maria è l’unica che si accorge del problema, ovvero la mancanza di vino che determinerebbe come conseguenza la fine della festa. 
E cosa fa? Rivolge la parola ai servi, dicendo loro cosa fare: “Fate quello che Lui vi dirà”.
Li riporta, cioè, a Cristo, li rimette all’insegnamento di Gesù.
Grazie alla sua intercessione la difficoltà viene risolta e trasformata in un miracolo.


Riscoprire la preghiera del Santo Rosario

Perché quella del Rosario è una preghiera che va sempre riscoperta.
Ci insegna due cose fondamentali: a tenere lo sguardo fisso sul Vangelo, perché tutti i misteri del Rosario sono solo episodi del Vangelo; e poi il valore della semplicità.
Pregare il Rosario, affidandoci totalmente a Gesù e a Maria meditando il Vangelo.
Siccome abbiamo almeno 20 misteri del Rosario, ogni giorno potremmo prendere l’impegno di mediarne uno solo, andandoci a leggere il brano del Vangelo corrispondente e, sostando su quel passo, recitare 10 Ave Maria.

La presenza di Maria ci ricorda che non siamo soli

Per molti, soprattutto per chi ha una fede acerba, i tempi che viviamo (prima la pandemia, ora la guerra) sono il segno di come Dio sia lontano dall’uomo. 
Pensare alla Vergine Maria, alla sua esperienza terrena e alle difficoltà che ha dovuto affrontare, può aiutarci a sentirci meno soli e a “camminare” con più coraggio.
Il problema è che noi abbiamo paura nella misura in cui ci sentiamo soli. Appena realizziamo che non siamo soli, la paura non scompare ma non ha più l’ultima parola. La presenza di Maria è per ricordarci che non siamo soli. C’è Lei dalla nostra parte ci accompagna ogni giorno.