Storie di cuori (2)

Sono comunque tutti “cuori” in cui si racconta la vita, e dove questa pulsa in tutto ciò che la circonda; cuori che permettono di contemplare ciò che vive al centro di una persona, nei quali traspare il mistero di un amore che deborda e permea il tessuto delle relazioni che lo circondano; motori palpitanti di possibilità insperate e capaci di dare slancio e qualità all’esistenza. Il Vangelo stesso è uno splendido scrigno in cui si custodiscono questi “cuori” feriti, spenti o ardenti. Cuori che comunque vibrano e che Dio ama incontrare, interpellare, riattivare, accompagnare per riaprirli alla forza della vita, sostenendoli con la promessa e la stessa passione di Dio per la vita. In Gesù, Dio stesso, si rivela come il “miseri-cordioso”, Colui il cui cuore batte nella vita del misero. Figura di questo incontro appassionante, capace di raccontare il permanere di una disponibilità di Dio alla vita e di riscaldare il cuore, è quello di Gesù con i due discepoli in cammino verso Emmaus (Lc 24,32).
Un incontro che ci presenta il volto di un “cuore spento” nel segno di un allontanamento (vv. 13-14), di un non riconoscimento (vv. 15-16), e di interrogativi che sembrano non avere risposta (vv. 17-19). In essi c’è un “cuore ferito” da un sogno infranto (vv. 19b-24), dalla perdita della memoria di una esperienza che aveva motivato la speranza (vv.25-27), dalla realtà di un vuoto che chiede vicinanza (vv. 28-29).

Storie di cuori (1)

Ci sono stagioni della vita che racchiudono, pur con tutta la loro contraddizione, le domande e le speranze che le persone portano nel loro “cuore”, il luogo più intimo in cui custodire, maturare e orientare le scelte della vita, anche quelle che poi si infrangono sulle rocce della prova o del fallimento.
Storie di cuori È la vita che, talora, si presenta in situazioni di sofferenza e di delusione, capaci di mettere in scacco anche la nostra comprensione di fede.
In questi tempi bui dell’esistenza emergono cuori feriti e scompensati dalla aritmia di condizioni che tolgono armonia alla vita: un affetto interrotto, una libertà negata, un dialogo mancato, un sogno infranto o anche una semplice occasione perduta. Un cuore ferito può diventare chiuso in se stesso, nella convinzione che forse quell’opportunità non tornerà più. Ci sono anche cuori spenti, smorzati dalla paura, o bloccati dal peso del dolore e dalla stanchezza di realtà insopportabili.
Cuori spenti, dove la vita sembra naufragata nella violenza dei giudizi, costretta a pagare il prezzo delle incomprensioni, o deturpata da drammi che, come macigni, si abbattono sui germogli della speranza. Cuori di donne e uomini inerti, perché privati del calore di un affetto o sfregiati dalla violenza dell’ingiustizia e della dignità negata. Ci sono inoltre cuori ardenti, palpitanti di intensa passione, desiderosi di relazioni pregnanti, capaci di sognare e che sanno coltivarsi ostinatamente nella speranza, guardando con fiducia al domani. Cuori all’interno dei quali è difficile trattenere le emozioni, traboccanti di gioia, di gratitudine e di fiducia, carichi del calore di un incontro vissuto con gioia e sempre più desiderosi di più intense e qualificate relazioni.

Cuori ardenti, piedi in cammino (2)

Per la Giornata Missionaria Mondiale di quest’anno Papa Francesco ha scelto un tema che prende spunto dal racconto dei discepoli di Emmaus, nel Vangelo di Luca (24,13-35): «Cuori ardenti, piedi in cammino». Attraverso l’esperienza di questi due discepoli che, nell’incontro con Cristo risorto, si trasformano in attivi missionari, Papa Francesco richiama prima di tutto il valore della Parola di Dio per la vita dei battezzati: «La conoscenza della Scrittura è importante per la vita del cristiano, e ancora di più per l’annuncio di Cristo e del suo Vangelo» «Gesù infatti è la Parola vivente, che sola può far ardere, illuminare e trasformare il cuore». In un secondo passaggio del suo messaggio il papa ci sottolinea l’importanza dell’Eucarestia: «Occorre ricordare che un semplice spezzare il pane materiale con gli affamati nel nome di Cristo è già un atto cristiano missionario. Tanto più lo spezzare il Pane eucaristico che è Cristo stesso è l’azione missionaria per eccellenza, perché l’Eucaristia è fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa». Infine il Papa ci ricorda l’importanza del mantenere viva la missione con l’impegno di ciascuno e con la preghiera per le vocazioni missionarie: «L’immagine dei “piedi in cammino” ci ricorda ancora una volta la perenne validità della missio ad gentes, la missione data alla Chiesa dal Signore risorto di evangelizzare ogni persona e ogni popolo sino ai confini della terra».
Già il profeta Isaia, molti secoli prima di Cristo, così proclamava: «Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: “Regna il tuo Dio”» e oggi Papa Francesco, profeta del nostro tempo, così scrive nel suo messaggio per la Giornata missionaria mondiale: “L’andare in fretta, per condividere con gli altri la gioia dell’incontro con il Signore, manifesta che «la gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento.
Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia». Non si può incontrare davvero Gesù risorto senza essere infiammati dal desiderio di dirlo a tutti. Perciò, la prima e principale risorsa della missione sono coloro che hanno riconosciuto Cristo risorto, nelle Scritture e nell’Eucaristia, e che portano nel cuore il suo fuoco e nello sguardo la sua luce. Costoro possono testimoniare la vita che non muore mai, anche nelle situazioni più difficili e nei momenti più bui.”

Cuori ardenti, piedi in cammino (1)

Iniziamo il mese di Ottobre e ancora una volta vogliamo viverlo tenendo presente la sua dimensione missionaria per continuare a sensibilizzare la nostra comunità cristiana a partecipare e farsi carico della missione universale della Chiesa. Come educare la nostra comunità a questa apertura missionaria universale?
Creando tra tutti noi uno spirito di fraternità universale nella preghiera e nella solidarietà.
Il mese missionario trova il suo apice nella celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale che ricorre nella penultima domenica del mese, ossia il 22 ottobre prossimo. In quella giornata la nostra comunità cristiana si unisce spiritualmente a tutti i missionari inviati nel mondo ad annunciare il Vangelo fino agli estremi confini e, attraverso la raccolta di offerte a favore delle Pontificie Opere Missionarie, durante le Messe Festive e la Bancarella delle Torte, contribuisce al sostegno di tutti i missionari sparsi nel mondo e di tutte le comunità più povere di mezzi, quelle che vivono in situazioni di assoluta minoranza e quelle che soffrono controversie e persecuzioni.

Ottobre: mese del Rosario

Ottobre è comunemente chiamato il Mese del Rosario perché il giorno 7 viene celebrata la memoria della Beata Maria Vergine del Rosario.  
Il rosario resta oggi, come ieri, come sempre e fin dalle sue origini, la preghiera mariana della fede, con una sua caratteristica sintesi della fede, incentrata nel mistero della salvezza.
La caratteristica del Rosario non sta tanto nell’essere una preghiera a Maria costituita in quel determinato modo quanto nell’essere una preghiera con Maria. Se la grande dignità della preghiera liturgica sta nella sua unione con Cristo e la Chiesa, l’umile dignità del Rosario sta nella sua unione con Maria.
La preghiera dell’Ave Maria non è altro che la ripetizione dell’evento fondamentale del mistero cristiano: Dio diventa uomo nel grembo della vergine, perché l’uomo diventi il figlio di Dio.
Il mistero dell’amore di Dio si svela al mondo in quell’evento che viene mirabilmente compendiato nella preghiera dell’ Ave Maria.
Maria, che è anche la chiave di accesso al mistero di Dio, nella preghiera del Rosario apre le porte della contemplazione a chiunque voglia entrare per fare esperienza di Dio.
Perché, come accade in Galilea la Vergine aveva chiesto il miracolo e Gesù lo aveva fatto, così ancor oggi questa attenta Madre si prende cura di noi se la invitiamo a partecipare alle vicende della nostra vita. Lei intercederà affinché Gesù, come a Cana, non “sostituisca” la nostra vita -come tante volte noi vorremmo per sfuggire dalla nostra realtà – ma la trasforma per poterci realizzare in pienezza.
Il rosario della vergine è un efficace strumento di preghiera di contemplazione che ci potrà aiutare a riscoprire questa presenza di Dio nel nostro quotidiano e rivivere la vita del Cristo sull’esempio di Maria che conservava viva nel suo cuore la memoria delle cose di Dio.
È nota l’affermazione del cardinal Newman: “il rosario è il credo che diventa preghiera”.
È un’intuizione, che sa cogliere il senso più autentico, più originale e originario di questa devozione.

Giornata Missionaria Mondiale

“La missione dei cristiani è donare aria pura, di alta quota, a chi vive immerso nell’inquinamento del mondo portare in terra quella pace che ci riempie di gioia ogni volta che incontriamo Gesù sul monte, nella preghiera; mostrare con la vita e persino a parole che Dio ama tutti e non si stanca mai di nessuno.”

“Di me sarete testimoni” (At 1,8) Vite che parlano
La Giornata Missionaria Mondiale 2022 trova il suo principale riferimento tematico nel messaggio di Papa Francesco che porta il titolo «Di me sarete testimoni».
Il Papa ci dice: «Come Cristo è il primo inviato, cioè missionario del Padre e, in quanto tale, è il suo “testimone fedele”, così ogni cristiano è chiamato a essere missionario e testimone di Cristo.
E la Chiesa, comunità dei discepoli di Cristo, non ha altra missione se non quella di evangelizzare il mondo, rendendo testimonianza a Cristo. L’identità della Chiesa è evangelizzare».
L’ottobre missionario di quest’anno si inserisce nel contesto di importanti eventi di cui non possiamo non tenere conto.
Prima di tutto ricordiamo che in quest’anno ricorrono importanti anniversari per la vita e missione della Chiesa: la fondazione, 400 anni fa, della Congregazione de Propaganda Fide – oggi denominata “per l’Evangelizzazione dei Popoli” – e, 200 anni fa, dell’Opera della Propagazione della Fede, per iniziativa di una giovane laica francese, Pauline Jaricot, della quale abbiamo celebrato la beatificazione il 22 maggio scorso. Questa preziosa Opera, che in breve si è sparsa in tutta la Francia ed in altri paesi europei, insieme all’Opera della Santa Infanzia e all’Opera di San Pietro Apostolo, 100 anni fa sono state riconosciute come Opere “Pontificie”, cioè importanti per la vita di tutta la Chiesa e di tutte le Chiese, in particolare per quelle più giovani e più fragili. In questo ottobre missionario facciamo nostro l’augurio del Papa: «Auspico che le Chiese locali possano trovare in queste Opere un solido strumento per alimentare lo spirito missionario nel Popolo di Dio».
Non possiamo dimenticare il “cammino sinodale della Chiesa italiana” che, nell’anno pastorale 2022-2023 prevede un approfondimento della fase di “ascolto” iniziata nel precedente anno pastorale: la vita di ogni uomo e donna è preziosa e ha qualcosa di significativo da offrire.
In particolare un invito a “mettersi in ascolto” delle vite di tanti missionari e del loro “camminare insieme” con le Chiese che sono chiamati a servire: sono vite che hanno tante cose da dirci, sia come testimonianze personali di fede e di servizio all’evangelizzazione, sia come esperienze di Chiese particolari che si impegnano a vivere la sinodalità. Le loro esperienze di evangelizzazione sono importanti anche per le nostre comunità: sono «Vite che parlano»; che parlano di Cristo risorto e vivo, speranza per tutti gli uomini del mondo. Sull’esempio dei missionari vogliamo anche noi imparare a far sì che le nostre vite “parlino” e siano, pur nella semplicità, una testimonianza del Signore Gesù e del suo amore.
L’ascolto delle vite dei missionari risvegli in ciascuno il desiderio e la disponibilità di partecipare alla missione universale della Chiesa. Rinnoviamo a tutti l’invito di Papa Francesco nel suo messaggio: «ai discepoli è chiesto di vivere la loro vita personale in chiave di missione: sono inviati da Gesù al mondo non solo per fare la missione, ma anche e soprattutto per vivere la missione a loro affidata; non solo per dare testimonianza, ma anche e soprattutto per essere testimoni di Cristo»

Missionari a casa nostra. Questa è la vera novità?

Così titolava Vittorio Messori una sua riflessione di stampo direttamente  missionario. Certamente è un emblematico commento allo slogan “se io parto, tu non devi restare”. Se c’è un missionario che parte, ci deve essere altresì una Comunità cristiana che mantiene l’occhio vigile sui fenomeni di paganesimo che ci circondano. Pochi cristiani lo hanno avvertito, ma la Chiesa in questi ultimi decenni si è data una nuova definizione, cioè si è definita come Chiesa missionaria: tutta la Chiesa è missionaria!
Il mondo “pagano” che una volta eravamo soliti pensare lontano e per la cui conversione si faceva appello ad anime generose di missionari disposti fino al sacrificio del martirio, ora, quel mondo ce l’abbiamo a fianco, nella nostra di casa, anzi ce l’abbiamo addirittura presente in casa, anche tra i membri di rispettabili famiglie cristiane.
È un invito a tutti i cristiani, a quei tanti cristiani che già lodevolmente animano le nostre comunità, a fare la proposta cristiana e compiere così il meraviglioso impegno della missione.
Ci è chiesto di compiere la missione ad gentes anche qui, nelle nostre terre.

Ottobre: mese missionario

Ottobre, che come ben sappiamo e più volte evidenziato, è dedicato alla Missionarietà della Chiesa.
Proviamo a mettere in evidenza alcune semplici sottolineature o meglio alcuni nodi da sciogliere.
LA SFIDA DELLA QUALITÀ DELLA FEDE
Il primo nodo è costituito dalla difficile custodia e promozione di ciò che è specifico e proprio della fede cristiana: dobbiamo ricollocare Gesù Cristo, la sua Parola e la sua Persona viva, al centro della fede e della vita. E rendere questa centralità, dove già fosse chiaramente vissuta, ancora più capace di produrre nuovi stili di testimonianza al Vangelo. Questo problema, da sempre importante nella vita della Chiesa, si sta facendo oggi più urgente, dato il clima e lo stile di vita che si sta diffondendo causa della cultura secolarizzata.
LA SFIDA DELLA VERA FRATERNITÀ
Il modo di vivere, d’incontrarci e di comunicare, di lavorare, di gioire e di soffrire, tipico della nostra cultura, ci rende sempre più estranei gli uni agli altri. Le relazioni tra le persone, anche quelle profonde e significative (amore, familiarità, amicizia…) diventano sempre più superficiali e fragili.
Se da un lato questo fenomeno, che è sotto gli occhi di tutti, colpisce al cuore il messaggio e la proposta cristiana, dall’altro mi pare che si possa considerarlo come un’occasione eccezionale, che ci viene offerta nell’oggi di Dio, per far vedere quanto sia vero e urgente il messaggio del Vangelo e quanto sia preziosa la presenza nel mondo di autentiche comunità cristiane nelle quali si vive una capacità di fraternità e di amicizia sostenuta dal dono dello Spirito santo di Gesù: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”. A questo proposito dobbiamo convincerci del compito urgente che ci è affidato: la trasformazione delle parrocchie da dispensari di servizi religiosi a vere comunità fraterne, nella quali ci si conosce e ci si vuole bene e si collabora all’annuncio e alla testimonianza del Vangelo, che ha nell’amore reciproco sul modello di Gesù il suo centro propulsore e la sua verifica decisiva.

Ottobre Missionario

Iniziamo il mese di Ottobre, mese missionario, tenendo presente l’invito del Santo Padre “di me sarete testimoni”. Testimoni di chi e per chi? Dio non è affatto sordo alle domande dell’uomo che chiede il perché del male subìto, ma allo stesso tempo la soluzione è dirompente, controcorrente, illogica: li scalza, li sprona ad avere fiducia in Lui. Un richiamo ad avere un cuore aperto ad accogliere il suo Dono, da ravvivare, custodire; non per sé stessi, ma per gli altri, uscendo dal cerchio del proprio egoismo, per “dare testimonianza” con gratuità.
Questa è infatti la medicina di Dio per l’uomo, questa è la risposta di Dio alle nostre domande di senso: servire i fratelli, in Cristo.
Siamo invitati a riconoscere il progetto di salvezza per tutti gli uomini.
«Ogni discepolo missionario di Cristo è chiamato a riconoscere l’importanza fondamentale dell’agire dello Spirito, a vivere con Lui nel quotidiano e a ricevere costantemente forza e ispirazione da Lui. Anzi, proprio quando ci sentiamo stanchi, demotivati, smarriti, ricordiamoci di ricorrere allo Spirito Santo nella preghiera, la quale ha un ruolo fondamentale nella vita missionaria, per lasciarci ristorare e fortificare da Lui, sorgente divina inesauribile di nuove energie e della gioia di condividere con gli altri la vita di Cristo».
Sarà un tempo di grazia, un momento di spiritualità che permetterà di connetterci a quella comunione profonda che dà linfa al nostro cammino.
Preghiamo perché nella nostra comunità impariamo a riconoscere e ad essere testimoni del dono ricevuto affinché possiamo essere testimoni autentici e credibili.

Verso il mese missionario

Nell’ottobre missionario siamo invitati ad essere testimoni della fedeltà di Dio.
Nel cammino spesso la fatica si fa sentire; le sfide che siamo chiamati a vivere sono grandi e può sopraggiungere la tentazione dello scoraggiamento. La Parola di Dio però ci richiama alla preghiera perseverante, al mantenerci ancorati al Signore e a supplicare il dono della Fede.
Dio non solo è giudice giusto, ma soprattutto è nostro Padre amorevole e non ci fa mancare la Sua grazia, con la quale poter essere testimoni della bellezza tanto antica e sempre nuova del Vangelo. Sì, apriamo con coraggio il nostro cuore al Signore, e la Sua fedeltà farà affiorare una rinnovata fiducia in noi stessi, nel fratello e nella vita, così da renderci testimoni credibili lì dove siamo.
Il Signore ci chiama ad essere testimoni di Misericordia e Fraternità e ci invita a non avere la presunzione di essere migliori degli altri ma ad essere solidali con tutti e a saper accogliere la misericordia di Dio. Sentiamoci chiamati ad essere testimoni della misericordia di Dio sapendoci riconoscere bisognosi di Lui e dei fratelli.
Il Signore ci chiama ad essere amanti della vita e testimoni della salvezza.
In questo anno pastorale l’immagine biblica che ci guiderà sarà quella della casa.
La casa diventa il luogo in cui Cristo decide di dimorare.
Siamo chiamati a fermarci a casa nostra con Gesù, soprattutto con l’ascolto quotidiano della Parola di Dio, per essere anche noi testimoni della salvezza.