«Vanità delle vanità – dice Qoelet – tutto è vanità».
L’inizio di questo libro dell’Antico Testamento è famoso e nello stesso tempo tragico: “Tutto è inconsistente – dice questo antico sapiente – tutto è un soffio”. Il temine vanità traduce il termine ebraico hébel, che vuol dire soffio: tutto è un soffio, cioè inconsistente. Non è l’assenza di senso, né il concetto moderno di assurdo, senza senso e senza valore. È un soffio, però, che non riesci a controllare e a dominare, non puoi prendere, perché è breve e ti sfugge. Tutto è così. Il lavoro, la fatica, l’ingegno, l’impegno che mettiamo nella vita … tutto è un soffio. Siamo come l’erba che spunta al mattino e avvizzisce la sera. È una vita che ce lo ripetiamo. Lo abbiamo sentito dire tante volte, lo diciamo quando capita qualche tragedia, ma non ne siamo ancora convinti.
È necessario dunque che maturiamo in questa sapienza evangelica, ma nel modo corretto.
È giusto che impariamo a valutare ogni cosa – ma proprio tutto nella nostra vita – come un soffio inconsistente, altrimenti ci montiamo la testa e riteniamo di essere “padreterni”, convinti di essere padroni del mondo. Quando siamo sani, forti, ricchi, in situazione buona, siamo convinti di essere padroni della nostra vita; e molte volte capita che alcune persone nel pieno delle forze si sentano così, padroni del proprio essere, come se la sorte non cambiasse mai e invece … passa presto e cambia tutto. È necessario avere questa consapevolezza del nostro limite, ma non dobbiamo cedere nell’atteggiamento opposto che è quello di un pessimismo disfattista, dicendo che nulla vale, niente merita nella vita, tutto è brutto e cattivo … non è questo che ci ha insegnato il Signore!
Dire che tutto è inconsistente significa avere il coraggio di guardare in faccia la realtà.
Non è vero che tutto è brutto; niente dura, nulla resiste, tutto passa e noi non abbiamo in mano il potere per tenere la vita; ma, detto questo, riconosciamo che il Signore è la nostra forza.
Lui non passa, lui resta in eterno … tutto è vanità, tranne il Signore. Quindi la saggezza ci porta non a disprezzare le realtà del mondo, ma a considerarle nella giusta luce, a considerare il Signore come nostra meta e a valutare tutte le realtà che fanno parte della nostra vita, sapendo che sono passeggere, che non danno la felicità, che non realizzano la nostra vita e che sono destinate a finire. Tutte le cose sono inconsistenti, ma il Signore resta in eterno. Egli ha fatto buona ogni cosa a suo tempo. Noi non riusciamo a capire il senso di tutto, non riusciamo a spiegare il valore della nostra vita, ma sappiamo di essere nelle mani di colui che comprende il senso della nostra esistenza. “Insegnaci, o Signore, a contare i nostri giorni – gli chiediamo con le parole del salmo – insegnaci a valorizzare quello che siamo, quello che facciamo giorno per giorno, a farlo bene”.
Ogni giorno è un principio di eternità. Sappiamo che la nostra vita passa, proprio per questo ci attacchiamo a te, Signore, che resti in eterno. “Guidaci per una via di eternità”.
Impariamo a valorizzare le cose belle della nostra vita nella luce dell’eternità, riconoscendo che tutto è destinato a finire, ma la nostra persona resterà in eterno con il Signore … ed è questa la parte buona che non ci sarà tolta! Questo non è vanità, questo non è inconsistenza.
Allora investiamo tutto sull’essenziale, diventiamo saggi, diamo valore a ciò che è veramente importante, che è solido e resta in entrano.