Il vangelo presenta la Vergine Maria in cammino. Cogliamo l’occasione per metterci anche noi per strada e accompagnarla nel suo viaggio. «Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente»: è la professione di fede di Maria che testimonia ciò che Dio ha compiuto in lei. Nell’assunzione al cielo celebriamo l’ultimo atto di queste «grandi cose», ma tutta la sua vita è stata una “meraviglia di Dio”. Contempliamo Maria accompagnandola nel viaggio di tutta la sua vita, dove ogni momento preannuncia la gloria finale dell’assunzione. Perché le «grandi cose» si attuano in quanto Dio «ha guardato l’umiltà della sua serva»: in questo è modello di fede per ogni cristiano.
Serva e regina.
Ogni momento della vita di Maria è vissuto nell’atteggiamento dell’umiltà e nel dono di essere la prima dei salvati. Nella Solennità dell’Assunzione ci viene mostrata come serva e regina, regina in quanto si è fatta serva e ha accolto la volontà di Dio. Accompagnandola nel cammino della sua vita, la vediamo regina nell’immacolata concezione, dove è senza peccato perché sarebbe diventata madre del Figlio di Dio. Nell’annunciazione è regina perché piena di grazia, serva perché ha accolto la parola di Dio e si è resa disponibile al suo progetto. Negli eventi del Natale è regina perché il suo bambino è adorato come re, serva perché lo segue nelle persecuzioni sin dai primi giorni di vita. Sotto la croce ci appare più come serva in quanto segue suo Figlio sino al Golgota; ma è anche regina, perché quando Cristo regna sulla croce nel dono totale della sua vita la madre dolorosa regna con lui unendo la sua sofferenza a quella del Figlio. Nell’assunzione al cielo siamo all’atto finale e qui la contempliamo solo come regina, quando conclude la sua vita terrena e riceve il dono della gloria eterna.
Un culto antico.
Un breve richiamo alla storia di questa solennità. La proclamazione del dogma dell’Assunzione risale al 1° novembre 1950 con la costituzione dogmatica Munificentissimus Deus di Pio XII. Ma il culto della Vergine assunta è molto antico, la festa è celebrata a Gerusalemme già nel v secolo come la Dormizione di Maria, espressione comune in Oriente che poi in Occidente diventa Assunzione di Santa Maria. La formulazione del dogma da parte di Pio XII aiuta a comprendere il significato della festa liturgica: non si celebra «unicamente il fatto che le spoglie mortali della beata Vergine Maria fossero state preservate dalla corruzione, ma anche il suo trionfo sulla morte e la sua celeste glorificazione, perché la Madre ricopiasse il modello, imitasse cioè il suo Figlio unico, Cristo Gesù». La Vergine Maria «alla fine ottenne di coronare le sue grandezze, superando la corruzione del sepolcro. Vinse la morte, come già il suo Figlio, e fu innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo, dove risplende Regina alla destra del Figlio suo, Re immortale dei secoli». Alcune espressioni equivocabili hanno bisogno di essere brevemente spiegate, per esempio che cosa significhi che Maria ha superato «la corruzione del sepolcro».
Pio XII riporta alcune pagine dei Padri della Chiesa che testimoniano l’antichità di questa fede. Una pagina che può essere ripresa è quella di san Giovanni Damasceno. «Colei che nel parto aveva conservato illesa la sua verginità doveva anche conservare senza alcuna corruzione il suo corpo dopo la morte. Colei che aveva portato nel suo seno il Creatore, fatto bambino, doveva abitare nei tabernacoli divini. Colei che fu data in sposa dal Padre, non poteva che trovar dimora nelle sedi celesti. Doveva contemplare il suo Figlio nella gloria alla destra del Padre, lei che lo aveva visto sulla croce, lei che, preservata dal dolore, quando lo diede alla luce, fu trapassata dalla spada del dolore quando lo vide morire. Era giusto che la Madre di Dio possedesse ciò che appartiene al Figlio, e che fosse onorata da tutte le creature come Madre ed ancella di Dio».