Il discernimento

Il termine “discernimento” potrebbe risultare, ai più, ermetico. È una parola probabilmente caduta nell’oblio, ma che recentemente appare spesso nell’insegnamento di papa Francesco. Proprio Francesco aveva scelto come tema per il Sinodo ordinario dei vescovi (ottobre 2018) il discernimento, indicandolo come operazione urgente nella vita della chiesa e soprattutto nel processo vocazionale. Lo stesso Francesco nella sua Esortazione apostolica postsinodale Amoris laetitia (19 marzo 2016) aveva riservato ampio spazio al tema del discernimento in relazione alla vita familiare, dedicando tra l’altro un intero capitolo, l’ottavo, al tema dell’accompagnare, discernere e integrare le fragilità. È significativa questa affermazione chiara e netta del papa: “Oggi la chiesa ha bisogno di crescere nel discernimento, nella capacità di discernere”.

Il discernimento è un dono tra i doni dello Spirito santo fatti al credente ma, in via preliminare, non si deve mai dimenticare che il dono per eccellenza, la cosa buona tra le cose buone (“Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono”  –  Lc. 11,13) è lo Spirito santo stesso. Non confondiamo dunque i doni con il Dono e si faccia discernimento, si riconosca che in verità lo Spirito è la fonte di tutti i doni.

Chiarito questo Primum essenziale, occorre chiedersi: come si può definire il discernimento? Il termine deriva dal verbo latino discernere, composto di cernere (vedere chiaro, distinguere) preceduto da dis (tra): dunque, discernere significa “vedere chiaro tra”, osservare con molta attenzione, scegliere separando. Il discernimento è un’operazione, un processo di conoscenza, che si attua attraverso un’osservazione vigilante e una sperimentazione attenta, al fine di orientarci nella nostra vita, sempre segnata dai limiti e dalla non conoscenza. Quando sperimentiamo la fatica della scelta, il dubbio, l’incertezza, oppure cerchiamo un orientamento nella vita quotidiana o nelle grandi decisioni da prendere, noi dobbiamo fare discernimento. Nel cristiano, poi, radicandosi su questa dimensione prettamente umana, il discernimento si manifesta come sinergia tra il proprio spirito e lo Spirito Santo: “Lo Spirito attesta al nostro spirito” (Rm 8,16).

Il discernimento cristiano non è riducibile a un metodo e a una tecnica di introspezione, di maggiore conoscenza di sé, ma è un itinerario che richiede l’intervento di un dono dello Spirito, di un’azione della grazia.

Sì, ascoltare lo Spirito, ascoltare la voce di Dio che parla nel cuore umano, nella creazione e negli eventi della storia, richiede di riconoscere innanzitutto questa voce tra tante voci, nella consapevolezza che la voce di Dio non si impone, non comanda, ma suggerisce e propone, anche con un sottile silenzio.

Possiamo definire il discernimento come quel processo che ogni essere umano deve compiere nel duro mestiere di vivere, nelle diverse situazioni con cui si trova a confrontarsi, per fare una scelta, prendere una decisione, esprimere qui e ora un giudizio con consapevolezza. Il discernimento riguarda veramente ogni essere umano, nel suo specifico qui ed ora, ed è essenziale a ogni cristiano per vedere, conoscere, sentire, giudicare e operare in conformità alla parola di Dio.