
L’educazione non è più di moda. Non se ne avverte l’esigenza. Nell’essere dell’adulto il giovane dovrebbe trovare inscritta questa legge: “Lì dove sono io, là sarai tu”, quindi cammina, datti da fare. Scegli questo destino. Si cresce cioè guardando gli altri davanti a noi, guardando gli adulti. Purtroppo il giovane oggi trova incarnata quest’altra disperata legge: “Lì dove tu sei, io sarò”.
Insomma: non ti muovere. Tu sei nel paradiso. Tu sei paradiso. L’unico a dover uscire (e-ducere) dal suo possibile cammino sull’orlo del non-essere della vecchiaia e della morte sono io adulto. Tu puoi star fermo. Tu sei il (mio) modello. Negli occhi del suo (naturale) modello, l’adulto, allora il giovane scopre di essere diventato lui il modello. Ma in questa scoperta, cioè nel venire a sapere di essere modello del proprio modello, scorge un solo messaggio: non crescere! L’educazione finisce lì dove l’adulto interpreta la propria esistenza come un continuo vivere contromano”, per ritornare indietro, per bloccare l’orologio biologico, per recuperare il paradiso perduto.