Vietato lamentarsi

Perché smetterla di lamentarsi? Perché le lamentele ci impediscono di trovare una soluzione, ci fanno disperdere energia, generano uno stato d’animo negativo e influenzano le relazioni interpersonali. Perché ci lamentiamo? Perché siamo abituati a farlo, perché siamo insoddisfatti della nostra vita e perché è un meccanismo efficace per manipolare gli altri.

Tutti si lamentano? No, c’è una percentuale di persone che, pur avendone validi motivi, decide di fronteggiare le difficoltà sviluppando competenze emotive e tecniche e quindi capacità di risoluzione dei problemi.

La gente si accorge di essere in preda a questa abitudine? Non tutti, a volte è tanta l’abitudine a farlo che non ci si rende conto della paralisi egocentrica di cui si è vittime. Addirittura qualcuno può dire: “Che ci posso fare se sono fatto così”.

Il lamento fa male al cervello? Recenti ricerche scientifiche hanno dimostrato che ascoltare o produrre per più di trenta minuti al giorno contenuti intrisi di “negatività” nuoce a livello cerebrale.

Invece le persone che scelgono consapevolmente di trasformare le cosiddette “crisi” in opportunità sono di fatto i benefattori, veri e propri architetti di reti neurali che migliorano la funzionalità del cervello.

Cosa succede se ci lamentiamo e basta? Rischiamo di rovinarci la vita e di sentirci sempre più impotenti. Se c’è una cosa che fa male alla vita è non riuscire a esprimere il proprio talento e la propria ricchezza interiore. Lamentarsi vuol dire: brontolare, compiangere, recriminare, accusare, affliggersi, disperarsi, lagnarsi, mugugnare … senti il suono di queste parole? Sono demotivanti al massimo.

A forza di lamentarti, ti induci ad avere una “faccia da lamento”, ti imbruttisci e diminuisci la tua motivazione positiva. Cerca invece di trovare modi opposti di fronteggiare le cose della vita. Utilizza parole che aprono e che portano a stati d’animo positivi come: opportunità, possibilità, risultati, soluzioni, comprensione, realizzazione e gratitudine. Ottimizzare ciò che abbiamo per farne qualcosa in più.

Perché ci trattiamo male? Perché non conosciamo la nostra vera natura, il nostro grande potenziale e perché ci siamo allontanati da Dio. Una persona che crede poco in se stessa è simile a un albero a cui vengono regolarmente tagliate le radici per impedirgli di crescere. Non arriva mai a conoscere la fioritura, il rigoglio, il profumo. Vive per consumare e magari cercherà la felicità dell’ennesimo oggetto, nella macchinetta mangiasoldi … Per trovare Dio bisogna togliersi le bende dagli occhi e cominciare a vedere che c’è un’altra vita che ti aspetta: quella del risveglio. Cercare un altrove attraverso la preghiera, l’invocazione, la propria vocazione. Vedere è più che guardare. Tutti guardano, pochi vedono.