L’educazione è strutturalmente legata ai rapporti tra le generazioni.
Il dialogo richiede una significativa presenza reciproca e la disponibilità di tempo. L’educazione si realizza attraverso la dialettica dell’incontro/scontro con l’alterità che permette la composizione e configurazione della propria identità in crescita.
Il percorso e processo educativo non si realizza pertanto in modo automatico e indolore: è infatti attraversato da una necessaria dose di conflittualità, la quale, lasciando emergere le differenze, favorisce pure lo sbocciare delle ricchezze e delle potenzialità di queste ultime.
Ciò che manca al processo educativo attuale è l’adulto.
Alla radice della questione è il sorgere e l’imporsi di un nuovo sentimento di vita in direzione di una cultura della giovinezza, che di fatto costituisce un grosso ostacolo per l’esistenza dei giovani.
Viviamo un tempo in cui gli adulti amano più la giovinezza che i giovani.
Sentimento di vita = ciò che rende pienamente umana la vita degli uomini.
Ciò che stabilisce oggi amabile, vivibile e degna la vita degli uomini è propriamente il culto della giovinezza.
Giovinezza intesa come forza, come grande salute, come vigore, come bellezza e sensualità, come scenario sempre aperto delle possibilità di un’esistenza, come senso di libertà sempre revocabile.
Oggi al centro dell’immaginario collettivo vige il desiderio di restare sempre giovane. Non si intende qui la giovinezza dello spirito.
Solo se riesci a mostrare la giovinezza nel modo di vestire, nella traccia del tuo corpo, nel modo
di considerare l’esistenza come possibilità sempre aperta, solo allora hai diritto ad una vita degna,
ad una vita riuscita.
La giovinezza è la grande macchina della felicità degli adulti odierni, l’unica macchina di felicità.