Se dovessimo riassumere in poche frasi, o magari in una sola, il vangelo di Gesù, qual è questa buona notizia o, in altri termini, come si riassume la nostra fede cristiana? Se dovessimo spiegare in poche parole facili ad un non cristiano qual è l’elemento essenziale della nostra fede, perché crediamo nel vangelo, sapremmo dare una risposta convincente, sapremmo chiarirlo anche a noi stessi? Temo che facilmente, come essenziale, molti proporrebbero degli imperativi morali come “amare il prossimo ed amare Dio”. Credo che sia il difetto di fondo: abbiamo un’impostazione moralistica. Sembra che l’essenziale della buona notizia stia nell’imperativo del fare, ed anche nell’imperativo dell’amare, ma sempre un imperativo, sempre un discorso di azione dell’uomo: non è una buona notizia. Molte volte noi abbiamo fatto del vangelo una serie di precetti, di norme, di regole, di imperativi, come se Gesù fosse venuto a presentarci una legge perfetta, che dobbiamo impegnarci seriamente a compiere, che ci comanda di volerci bene, di non giudicare, e così via: una legge difficile, molto difficile da osservare. In questi termini, non potremmo parlare di “buona notizia”! Purtroppo, le parole che usiamo, che sarebbero quelle giuste, della “buona notizia”, vengono da noi rivestite di una struttura che genera sconcerto.
