Che cosa è la missione? Perché si va in missione? Perché la Chiesa non solo è ma fa la missione?
Forse per conquista territoriale o numerica? Oppure per il potere e la dominazione?
O, forse per il prestigio internazionale o per colonialismo culturale o spirituale?
Che cosa è quindi la missione?
Ci sono cento modi per descriverla. Anche perché oggi, l’evangelizzazione (che è un altro nome della missione) è un’attività molto ricca e variegata nelle sue forme. Senza cercare una definizione scolastica preferisco descriverla con molteplici battute.
La missione è la gioia di credere nella “bella novella”, o “buona novella” portata ai poveri pastori e di continuare la sua diffusione: “Non temete, ecco io vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato… un salvatore che è il Cristo Signore” (Lc 2, 10-11).
La missione è la gioia di conoscere Dio come Padre e come amore e annunziare agli altri, come gli Apostoli, la persona e l’opera di Gesù Cristo, il Figlio unigenito del Padre: “E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo. Noi abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui” (1 Gv 4, 14-16). Credere che Iddio mi ama produce una gioia che è contagiosa.
