Giovedì eucaristico

Gesù ci dice di adorare

L’Adorazione Eucaristica è un culto, vero e proprio, dovuto solo a Dio.
È Gesù stesso a testimoniare che solo a Dio si deve adorazione quando, alle tentazioni di satana nel deserto, rifiutò di adorare il demonio. “Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: “Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai”. Ma Gesù gli rispose: “Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto”.
Gesù Cristo Dio, nella sua ultima Cena con gli Apostoli, rivelò che il pane dell’altare sarebbe diventato il suo Corpo, il cibo per i credenti che avessero voluto professare quel mistero.
Così, ogni volta che il sacerdote pronuncia le parole della consacrazione dell’ostia, permette che Cristo Dio sia presente realmente nel Santissimo Sacramento.
Essendo Gesù Cristo, vero Dio (e vero uomo), presente nell’Eucaristia, gli si deve adorazione.
Allora, il pane consacrato nell’Eucarestia, il Corpo vivo del Cristo, viene esposto nell’ostensorio, sull’altare. Dinanzi ad esso, non possiamo che rendere devotamente omaggio.
Gli occhi fissi a quel Pane che ci rende miti e sereni, ci proietta e ci trasporta nella dimensione spirituale che ci collega, in comunione, al Signore.
Portiamo davanti a Lui tutto il nostro essere, il nostro vissuto, la nostra quotidianità, le gioie, piccole o grandi, le soddisfazioni, gli impegni, i sacrifici, i propositi e le nostre angustie, fragilità, cadute, insuccessi, delusioni e tutte le avversioni che ci confondono il cuore.
Sentiamo che, nel silenzio dell’ascolto, il Signore fa pulizia nella nostra anima; la libera da tutto quello che non è necessario alla nostra salvezza, alla comprensione di chi dovremmo essere, per volere del Creatore. Così, riusciamo a permettere che quello spazio sia riempito da Cristo, che vive in noi e per noi. Assaporiamo la pace che tanto cercavamo perché rimanere, li, in adorazione è già sufficiente a capire il mistero del Dio presente e annuire al suo messaggio.