Sacerdote cattolico di origine olandese, Henri Nouwen si è trasferito negli Stati Uniti dove ha insegnato teologia spirituale in prestigiose università come Notre Dame, Yale e Harvard. All’età di 54 anni aveva già scritto molti libri ed era un autore conosciuto ed apprezzato. Decise di operare un cambiamento di rotta significativo ed entrò nella Comunità dell’Arche a Daybreak, vicino a Toronto, in Canada. Il movimento dell’Arche di Jean Vanier è uno di quei luoghi in cui le persone ferite vivono in comunità. Le persone che portano un handicap fisico e spesso anche mentale formano il cuore della comunità di vita. Attorno a loro ci sono gli altri, gli assistenti. Essi vivono insieme in una vicinanza impressionante e in nessun’altra parte si avverte più profondamente quanto anche i “sani” siano feriti nel corpo e nell’anima, e hanno bisogno di un guaritore. È proprio lì che Nouwen impara da vicino, per esperienza, cosa sia l’incarnazione. «L’Arche è costruita sul corpo e non sulla parola. Questo aiuta a spiegare la mia lotta nel venire all’Arche. Finora tutta la mia vita è stata centrata sulla parola: imparare, insegnare, leggere, scrivere, parlare. Senza la parola la mia vita è impensabile […]. La comunità dell’Arche è una comunità formata intorno ai corpi lesi degli handicappati. Nutrire, pulire, toccare, tenere; è questo che costruisce la comunità. Le parole sono secondarie. La maggior parte degli handicappati ha poche parole per parlare, e molti non parlano affatto. È il linguaggio del corpo che conta di più. “Il Verbo si è fatto carne”: è questo il centro del messaggio cristiano». Perché vi propongo queste riflessioni per la festa dell’Assunzione? Forse perché il vangelo di oggi ci racconta l’incontro di due donne che portano nel loro corpo il segno tangibile della presenza di Dio. Elisabetta, la donna anziana e sterile che sta per partorire, e Maria, la vergine di Nazaret, nel cui grembo è stato concepito Gesù, sono testimoni della stessa realtà: Dio entra nella storia, Dio fa grazia, Dio prende carne, la carne di un uomo. Non c’è nulla di più bello di quel sussulto che Elisabetta prova dentro di sé, sentendo che il bimbo che è dentro di lei esulta di gioia. Forse perché questa festa mette l’accento proprio sul nostro corpo, che è come il corpo della Vergine Maria. In effetti quel Dio che si è fatto uomo chiede ad ognuno di noi di amarlo e di amare i nostri fratelli. Ma dove passa, si manifesta, si concretizza questo amore? Attraverso il nostro corpo, attraverso le nostre mani e le nostre braccia, il nostro volto, attraverso il calore fisico che siamo in grado di comunicare… L’Assunzione non è una sorta di masso erratico nel panorama delle verità della fede, ma è la logica conseguenza dell’incarnazione. Il nostro corpo è destinato ad essere trasfigurato dalla gloria di Dio perché ha partecipato, totalmente, all’avventura della fede e dell’amore.
