Il segreto di un cuore ospitale

Probabilmente alcune famiglie, nonostante il periodo anomalo, partiranno per le vacanze: un giusto tempo di riposo. Indipendentemente dal “partire o rimanere a casa”, il periodo estivo rappresenta, se non per tutti, per molti, un tempo di vacanza. Perché è così importante anche questo periodo dell’anno? Perché permette ad una persona di riposare, di “staccare la spina”, di ricaricarsi, sia nel corpo che nello spirito. Meglio se si riesce, anche per pochi giorni, ad allontanarsi dagli ambienti di vita normale.

Tutto di guadagnato (non in senso economico … anzi!) sia per sé, come per gli altri! Un piccolo consiglio che vorrei dare a tutti, è quello di “sfruttare” il tempo delle ferie soprattutto per imparare oppure crescere oppure rinnovare la capacità del silenzio interiore. Perché?  “Il silenzio interiore, quello che Dio benedice, non mi ha mai isolato dagli esseri. Mi sembra che essi vi entrino, e così li ricevo, come sulla soglia della mia casa. Ci vengono senza dubbio, ci vengono a loro insaputa. Ahimé, non posso che offrir loro un rifugio precario! Ma immagino i silenzi di certe anime come degli immensi luoghi d’asilo. I poveri peccatori, esaurite tutte le loro forze, v’entrano a tastoni, ci si addormentano, e se ne vanno via consolati senza conservare nessun ricordo del grande tempio invisibile, dove per un momento hanno deposto il loro fardello”.

Ho ritrovato questa frase di Georges Bernanos nel suo famoso Diario di un curato di campagna. Mi domando se nella mia anima ci sia un portico accogliente in cui tutti, davvero tutti, possano sostare. Per Bernanos il silenzio interiore è il portico accogliente della casa del cuore. La possibilità di riposare che offriamo discretamente a ogni viandante provato che incontriamo sulla nostra strada: un rifugio che non s’improvvisa, non si può rimediare all’ultimo, né è possibile simulare di possedere. Talvolta potremo anche riuscire a convincere gli altri d’essere magnanimi o addirittura virtuosi, ma non riusciremo a fingere d’essere persone di silenzio se non lo siamo veramente. Il silenzio interiore è una qualità dell’anima che mette radici un po’ alla volta se viene coltivata nell’umiltà e nel nascondimento, frenando la tendenza ipertrofica che l’io porta con sé quasi senza avvedersene: la propensione ad appropriarsi dell’ultima parola, a volerla avere troppo spesso vinta gridando magari per sovrastare gli altri.

Possedere un “cuore di silenzio” è farsi convinti che, anche se al momento può sembrare così, la verità, la correttezza e la lealtà pagano più dell’inganno e della menzogna. È uno stile misurato, discreto, sobrio e composto che pervade ogni cosa. Il silenzio interiore è il segreto di un cuore ospitale.Solo quando il nostro io, generalmente invadente, si ritira nei livelli più profondi dell’essere e del vivere, si crea in noi uno spazio vuoto e accogliente nel quale gli altri possono entrare e dimorare finalmente senza paure. In un cuore di silenzio, che non impone e non s’impone, anche il più povero dei viandanti si sente ricevuto e amato come un re.

Festa della mamma: il capolavoro di Dio

Quando Dio decise di creare la mamma era già al sesto giorno di lavoro, senza ancora essere arrivato alla conclusione.  Allora decise di mettersi a fare gli straordinari. Ad un certo punto, un angelo che osservava, incuriosito, tanto impegno, si avvicinò e gli disse all’orecchio: “Questa qui te ne sta facendo perdere di tempo, eh?!”. Dio gli rispose: “Sì hai ragione; ma devi sapere che la mamma ha bisogno di tanti particolari”. “Quali particolari?”, gli domandò l’angelo. “Vedi, amico mio, la creatura che sto per fare deve avere un bacio capace di guarire tutti i mali, e deve avere quattro paia di mani”. “Quattro paia?”. “Certo, quattro paia per fare il gran lavoro che dovrà fare. Ma, a dir il vero, farle le mani non mi è difficile: il difficile sono le tre paia di occhi che una madre deve avere”. “Così tanti?”, si stupì l’angelo. “Proprio così!”, disse Dio. “Un paio per vedere dietro le porte quando domanda: Che cosa state combinando, bambini?, anche se lo sa già. Un paio dietro la testa per vedere tutto quello che non dovrebbe vedere, ma che deve sapere. Il terzo paio di occhi serve per vedere il figlio che si è cacciato nei guai e dirgli, senza pronunziare una parola, che lo capisce e gli vuole bene”. Finalmente l’angelo comprese che il lavoro era davvero impegnativo. Allora, sfiorandogli lievemente un braccio, disse al Creatore: “C’è troppo lavoro per un giorno solo. Va’ a dormire, finirai domani”. “No, non posso. Della mamma c’è bisogno subito: non posso aspettare. Pur di riuscire, oggi stesso, sono disposto a togliere qualcosa a quello che ho già creato, e passarlo a lei”.

E così il Signore dal panda prese la tenerezza, dall’elefante la forza, dal cane la fedeltà, dalla tartaruga la pazienza, dal glicine il profumo, dal basilico il sapore, dall’acqua la voglia di muovere, dalle stelle la luce, e dosò, ben bene, ogni cosa.  Finalmente, guardò soddisfatto, ed esclamò: “Eccola! Eccola la mamma. Ammiratela. Amatela. Rispettatela: tutti! È il mio più bel successo. È il mio capolavoro!”.

Un augurio agli amici di Senigallia

In occasione della Santa Pasqua, vogliamo inviare un caloroso augurio agli amici della Parrocchia del Portone a Senigallia, con la quale ci sentiamo ‘gemellati’ da quando don Paolo ci ha manifestato la sua solidarietà all’inizio dell’epidemia di Coronavirus. Amici, vi sentiamo vicini e non vediamo l’ora di potervi abbracciare!

Questi sono alcuni dei disegni che i bambini della nostra parrocchia hanno voluto dedicare agli amici del Portone.

Il gemellaggio con la Parrocchia del Portone (Senigallia)

Stiamo vivendo un momento epocale, che entrerà nei libri di storia. L’invito a evitare i contatti umani ci ha spiazzato e ci ha messo di fronte alle nostre fragilità, ma, forse, mai come ora ci sentiamo vicini, decisi a superare insieme la sfida che il coronavirus ci ha messo di fronte. A testimonianza di questo, il nostro don Giuseppe, all’inizio della quarantena, ha ricevuto una gradita sorpresa. E’ stato contattato da don Paolo, sacerdote della parrocchia del Portone di Senigallia, in provincia di Ancona. Don Paolo, sentendo le notizie sulla prima zona rossa del lodigiano, si è accorto che c’era un paese di cui si parlava meno, San Fiorano. Ha così voluto creare una sorta di gemellaggio per manifestare a tutti noi la vicinanza della sua comunità. Si sono poi susseguite le telefonate con don Giuseppe e, come segno tangibile, don Paolo ha coinvolto i bambini della catechesi e ci ha inviato i loro disegni, che potete vedere qui. Un piccolo gesto che assume un valore enorme in un momento in cui ci sentiamo destabilizzati e, a volte, soli. Quando tutto sarà finito, sarebbe bello incontrare gli amici di Senigallia e, finalmente, abbracciarli. 

Iniziativa di don Paolo, parroco della Parrocchia Chiesa del Portone di Senigallia (http://www.parrocchiaportone.it/).