Con cuore di Padre

Breve riflessione nell’anno di San Giuseppe

Il male suscita il male, ma non si può mai vincerlo con un altro male.
L’unica maniera di vincere il male è attraverso il bene. Fin qui sembra abbastanza chiaro quello che il Vangelo ci insegna, ma alla prova dei fatti ci accorgiamo che non è così semplice. Infatti, ci viene spontaneo reagire a uno schiaffo con un altro schiaffo e non certamente porgendo l’altra guancia. Scatta dentro di noi una forza che si infiamma sempre di più, tanto quanto è grande il senso di ingiustizia che si subisce. Gesù ci ha insegnato che l’unica reazione possibile davanti alla violenza dei nemici è la mansuetudine. Mi piace pensare che anche questa caratteristica umana Gesù l’abbia imparata guardando Giuseppe. I Vangeli non registrano un solo atteggiamento scomposto di quest’uomo, nemmeno davanti a situazioni tremendamente difficili. Egli mostra la sua forza nella calma. Troppe volte trascuriamo che l’esercizio della forza non è nello sfogo, ma nella capacità di non lasciarsi sconvolgere dal nemico. La mansuetudine, come la mitezza, è una ferma dolcezza, è la capacità di saper vincere il male con il bene. Nelle situazioni difficili solo la mansuetudine ci aiuta a non perdere la bussola e a continuare il viaggio. Giuseppe è esempio di coloro che forgiano il proprio carattere non con la violenza ma con la forza vincente della pazienza. In un mondo dove la violenza verbale, fisica e psicologica sembra fare da padrone, solo la mansuetudine può disarmarla.
Inizialmente sembrerà essere perdente ma alla lunga vince sempre.