Il 6 agosto la Chiesa celebra la Trasfigurazione di Nostro Signore. Gesù scelse di prendere con sé alcuni discepoli
per salire sul Monte Tabor a pregare. Pietro, Giacomo e Giovanni furono scelti per assistere all’ineffabile: Cristo apparve nel suo Corpo glorioso. Mentre pregava, «il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e
sfolgorante» e due uomini, anch’essi apparsi nella loro gloria, parlavano con Lui del compimento in Gerusalemme del suo sacrificio: erano Mosè ed Elia che rappresentavano la Legge e i Profeti.
Questo passaggio del vangelo, il momento della trasfigurazione, non è semplicemente un fatto privato, un colloquio intimo tra Gesù e alcuni apostoli per rincuorarli in vista della passione. Se certo immediatamente e storicamente ha avuto questa prima funzione, la sua prospettiva era però più ampia. Su quel monte inizia la rivelazione della vita nuova dei salvati ed il cammino della comunità della nuova alleanza, quella Chiesa che poco prima Gesù stesso aveva promesso di fondare sulla roccia della fede di Pietro e sulla disponibilità dei. discepoli a portare ciascuno la propria croce.
Se leggiamo così il brano della trasfigurazione non c’è quindi alcuna meraviglia nello scoprire che per la Chiesa orientale la festa della Trasfigurazione, che si celebra il 6 agosto, abbia una importanza grandissima.
Nella tradizione orientale è infatti considerata la Pasqua dell’estate: il passaggio dal popolo dell’Antica a quello della Nuova Alleanza. Nella trasfigurazione sul monte, Gesù si manifesta ai suoi discepoli in tutto lo splendore della vita divina che è in Lui. Una vita che è venuto a comunicarci e che in questo brano viene annunciata. Questo splendore è solo anticipo di quello che lo avvolgerà nella notte di Pasqua e che comunicherà a noi rendendoci figli di Dio. La trasfigurazione è dunque l’annuncio della vita divina che Gesù possiede e che ogni cristiano riceve da Lui nella potenza dello Spirito Santo.
La spiritualità cristiana, partendo da questo brano, ha compreso la vita del credente come un processo di lenta trasformazione in Cristo, Cristo glorioso che si compirà nella risurrezione finale.
Un modo di leggere questo brano di vangelo è dunque di vedervi un annuncio della risurrezione e della gloria che ci circonderà. Gesù trasfigurato e Gesù risorto sono le immagini di come saremo anche noi nella risurrezione finale. Ma è possibile distinguere queste due immagini, scoprire che se Gesù trasfigurato annuncia Gesù risorto, parla però anche di una condizione diversa, di una gloria che precede la risurrezione finale, che fa già parte di questo mondo in cammino verso la risurrezione.
Questa immagine ci interessa in modo particolare, perché non parla solo del nostro futuro, ma anche del nostro presente.
Infatti il brano della trasfigurazione, così ricco di simboli che rimandano all’AT, non parla soltanto del futuro, della vita dopo la risurrezione finale, ma anche del presente, del nostro oggi, della nostra vita di figli di Dio nella comunità della nuova alleanza, la Chiesa.
La trasfigurazione è una visione nel senso più vero del termine.
I discepoli non subiscono una allucinazione, non si tratta di una costruzione simbolica della loro fantasia, né di un annuncio profetico di una condizione futura. Essi “vedono” ciò che già prima c’era, ma non erano capaci di vedere. Gesù si mostra loro per quello che è e li rende così capaci di vedere l’invisibile.
Un invisibile che lo riguarda e ci riguarda al tempo stesso