Il servizio del giudizio (1)

Il Papa nel discorso ai membri del Collegio Cardinalizio e della Curia romana il 21 dicembre 2020 si è lungamente soffermato sul significato della parola “crisi”. L’ha definita come: “… un fenomeno che investe tutti e tutto. È presente ovunque e in ogni periodo della storia, coinvolge le ideologie, la politica, l’economia, la tecnica, l’ecologia, la religione” . Mi pare che le parole del Papa indichino a tutti noi una dimensione ed un valore permanente della crisi, che siamo invitati a considerare non come un ostacolo o una disgrazia, ma come un fattore costitutivo della condizione umana.
Quindi non si riferiscono solo al momento che stiamo vivendo.
Si potrebbe, in ottica religiosa, considerare la crisi di quel cristianesimo, che si potrebbe chiamare ambientale, che tutti gli anziani hanno conosciuto bene nell’Italia degli anni della loro infanzia e giovinezza. Il “mondo cattolico”, come si usava dire con una espressione forse generica ma che corrispondeva, nel sentire di tutti, ad una realtà sociologica molto concreta e molto presente, ormai non c’è quasi più. Ne sopravvivono certamente delle parti, o delle parvenze, che fanno sì che ancora molti non si accorgano pienamente di ciò che è avvenuto – perché vivono in una sorta di “bolla” cristiana – ma basta considerare l’anagrafe del clero e quella dei praticanti per aver chiaro che tra pochissimi anni la situazione italiana sarà simile a quella degli altri paesi europei, dove il cristianesimo ormai è pressoché invisibile.