Educare alla salute, educare alla vita (1)

L’educazione alla salute è un capitolo fondamentale dell’educazione alla vita perché i due beni, salute e vita, sono profondamente interconnessi, ancorché non sovrapponibili: si può, infatti, avere una vita buona con o senza salute, ma l’equilibrio salute non può prescindere dalle scelte di vita.
Educare alla salute e alla vita significa educare al rispetto della dignità della persona umana che è caratterizzata dalle sue capacità, dalle sue abilità, dalle sue fragilità e dalla sua apertura alla reciprocità e al dono. Molte dipendenze, da alcol, droghe o da particolari abitudini avvilenti, derivano da un mal orientato bisogno di assoluto, che viene saturato attraverso beni finiti, incapaci di valorizzare la dignità umana. È il dramma del “male di vivere” molto diffuso nella nostra società e che purtroppo affligge anche tanti giovani. Per questo è importante, nell’educazione della persona e in ogni età, far crescere la consapevolezza della nostra nobile reciprocità e della nostra apertura all’eterno, che costituiscono l’unità di senso attraverso cui guardare tutti i nostri beni, in primo luogo la vita e la salute. La responsabilità verso la salute e la vita è la responsabilità verso il progetto iscritto in noi, verso questo dono che noi siamo che ci richiama ad essere capaci di donare.
Quando viene meno il senso di Dio, anche il senso dell’uomo viene minacciato e inquinato: “L’uomo non riesce più a percepirsi come «misteriosamente altro» rispetto alle diverse creature terrene; egli si considera come uno dei tanti esseri viventi, come un organismo che, tutt’al più, ha raggiunto uno stadio molto elevato di perfezione. Chiuso nel ristretto orizzonte della sua fisicità, si riduce in qualche modo a «una cosa» e non coglie più il carattere «trascendente» del suo «esistere come uomo». Non considera più la vita come uno splendido dono di Dio, una realtà «sacra» affidata alla sua responsabilità e quindi alla sua amorevole custodia, alla sua «venerazione».
Essa diventa semplicemente «una cosa», che egli rivendica come sua esclusiva proprietà, totalmente dominabile e manipolabile”.