«Quando venne la pienezza del tempo». Con queste parole Paolo annuncia il mistero dell’incarnazione. Il Dio cristiano è il Dio della storia: lo è a tal punto, da decidere di incarnarsi in uno spazio e in un tempo precisi. Impossibile dire cosa abbia visto Dio di particolare in quel tempo preciso tanto da eleggerlo come il momento adatto per l’incarnazione. Di certo la presenza del Figlio di Dio tra noi è stata la prova definitiva di quanto la storia degli uomini sia importante agli occhi del Padre. L’epoca in cui Gesù è vissuto non si può certo definire l’età dell’oro: piuttosto la violenza, le guerre, la schiavitù, le malattie e la morte erano frequenti nella vita delle persone quanto lo sono oggi. Eppure in quel frangente della storia umana, nonostante le sue ombre, Dio ha visto e riconosciuto “la pienezza dei tempi”. L’ancoraggio alla realtà storica caratterizza dunque la fede cristiana. Non cediamo alla tentazione di un passato idealizzato o di un’attesa del futuro dal davanzale della finestra. È invece urgente l’obbedienza al presente, senza lasciarsi vincere dalla paura che paralizza, dai rimpianti o dalle illusioni. L’atteggiamento del cristiano è quello della perseveranza: «Se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza». Questa perseveranza è il comportamento quotidiano del cristiano che sostiene il peso della storia personale e comunitaria. Nelle difficoltà, come in ogni inizio, si assiste a tanto entusiasmo, coraggio, determinazione, propositi e umanità. Poi questo slancio iniziale va via via scemando, cedendo il passo alla stanchezza, alla sfiducia, al fatalismo, alla chiusura in sé stessi, alla colpevolizzazione dell’altro e al disimpegno. Ma la fede non è una bacchetta magica. Quando le soluzioni ai problemi richiedono percorsi lunghi, serve pazienza, la pazienza cristiana, che rifugge da scorciatoie semplicistiche e consente di restare saldi nell’impegno per il bene di tutti e non per un vantaggio egoistico o di parte. Non è stata forse questa “la pazienza di Cristo”, che si è espressa in sommo grado nel mistero pasquale? Non è stata forse questa la sua ferma volontà di amare l’umanità senza lamentarsi e senza risparmiarsi? Come comunità cristiana, oltre che come singoli credenti, dobbiamo riappropriarci del tempo presente con pazienza e restando aderenti alla realtà. Sentiamo quindi urgente il compito di educare alla verità, all’impegno, alla costanza perché ci sono problemi che non possono essere risolti in breve tempo e con poco sforzo. Di quanta pazienza è capace il nostro cuore nel costruire soluzioni per la vita delle persone, delle famiglie e della comunità?
