La mattina di Pasqua corrono tutti come se avessero dentro un fuoco che li spinge …

C’è un dinamismo straordinario. Non si corre così per andare da un morto; corrono perché percepiscono qualcosa di incomprensibile, ma di immenso. Corrono perché la notizia non può aspettare, Gesù merita l’urgenza. Di fronte alla Pasqua ci sentiamo inadeguati, in ritardo; anche noi sentiamo il bisogno di correre interiormente. Forse non è ancora fede ma una speranza, un’ansia illogica e antica come le montagne. Gesù dice alle donne di avvertire i discepoli che lo troveranno in Galilea: anche lui corre per precederli. È un Dio migratore, che avanza e apre cammini.
La fede nasce da una corsa e porta a correre perché ha origine da un’esplosione, da un innamoramento urlato a piena voce del Dio fatto dolore.