Per fare chiarezza, mi sembra opportuno richiamare quanto insegna San Giovanni Paolo II nella Rosarium Virginis Mariae, vedendo nel Rosario una “sintassi del Regno” : l’ enunciazione del mistero trinitario, cristologico e storico-salvifico a cui è stata associata per divina provvidenza Maria; l’ ascolto della Parola di Dio nella consapevolezza ch’ essa è data, donata per l’ oggi della Chiesa e del mondo e “per me”; il silenzio come nutrimento dell’ ascolto e della meditazione dell’ evento contemplato; la recita del Padre Nostro che, mentre innalza l’ orante verso il Padre di Cristo e il Padre di tutti nella comunione dello Spirito, anche quando tale recitazione è personale, o è compiuta in solitudine, è resa esperienza ecclesiale; la ripetizione delle dieci Ave Maria, che pone l’ orante “sull’ onda dell’ incanto di Dio: è giubilo, stupore, riconoscimento del più grande miracolo della storia”, recitazione che esprime la fede cristologica, fa ripetere il santo e salvifico nome del Redentore, declina l’ affidamento nella vita e nell’ ora della nostra morte, del discepolo di Gesù, alla materna intercessione di sua Madre; la dossologia trinitaria del Gloria è la meta della contemplazione credente, anticipazione della contemplazione escatologica che porta e pregustare come per gli Apostoli sul Tabor, la bellezza dello stare per sempre con Dio; la possibile recitazione della giaculatoria finale o la preferibile orazione a conclusione di ciascun mistero, avente lo scopo di ottenere i frutti specifici della meditazione del mistero enunciato; lo strumento della Corona, che mentre risulta utile per conteggiare il succedersi delle salutazioni evangeliche, simboleggia plasticamente come la stessa Corona converga verso il Crocifisso, in quanto in Cristo è incentrata ogni preghiera cristiana e, per usare la bella espressione del beato Bartolo Longo, essa può essere considerata come una “catena dolce che ci rannoda a Dio”, simbolo non ultimo del vincolo di comunione e di fraternità che lega tutti al Figlio di Dio e di Maria, vera e amabile mater viventium.
Forse saremo nella condizione non solo di “recuperare” il significato e il valore del Rosario, ma l’importanza della stessa preghiera e quindi sapere “insegnare” e fare “amare” il Rosario.
