Sale e Luce (2)

Invece riguardo al sale io credo che ci sia molto sale in certi gesti, per esempio in un sorriso, in un saluto. Il saluto si fa col volto. Il valore di un sorriso, un testo che tutti conosciamo: “Donare un sorriso rende felice il cuore. Arricchisce chi lo riceve senza impoverire chi lo dona. Non dura che un istante ma il suo ricordo rimane a lungo. Nessuno è così ricco da poterne fare a meno né così povero da non poterlo donare. E se poi incontri chi non te lo offre sii generoso, porgigli il tuo: nessuno ha tanto bisogno di un sorriso come colui che non sa darlo”. Donare un sorriso rende felice il cuore. Quando sorridiamo? Quanti di noi salutano con facilità? E, poi, anche il sale dell’ascolto. Nel mondo di oggi vogliamo parlare tutti.
In televisione quando si fa politica sono scioccato da questa difficoltà ad ascoltarsi, ciascuno vuole parlare. Ciascuno pensa dal suo punto di vista, ha la sua opinione e pensa di risolvere ogni questione. Dobbiamo cambiare mentalità. Tutto l’Antico Testamento ha dentro questo verbo “ascoltare”: “Ascolta, Israele”.
E anche tra le persone dobbiamo ascoltarci di più. Dobbiamo farci il regalo di ascoltarci a cominciare dalla famiglia. L’ascolto non è soltanto un dare, l’ascolto è un ricevere. Se ascolti la storia di una persona, poi dici: “Ma io come sono meschino a pensare così”. Se ascolti un dolore dici: “Ma io mi lamento del mio dolore, sono fuori strada”. L’ascolto permette le proporzioni, cioè permette di dire: “Questa cosa qui non è importante. Io la pensavo importante ma non è importante. Sono fuori strada, sto esagerando. Sono troppo egocentrico”. E, poi, il sale della dedizione, del donarsi. C’è più gioia nel dare che nel ricevere. Certe persone meravigliose che seguono una persona malata; i nonni con i nipotini; la cura che si ha delle persone; certe coppie che hanno figli e coi genitori anziani e li curano bene. Magari li hanno in una casa di riposo ma sono lì, ci sono. Quanta gente, quanta gente meravigliosa. Quanta gente che dà il sale perché il sale è così, si perde ma dà sapore a quello che mangiamo. Ci vuole gente così per cambiare la vita nostra e la vita degli altri. E, quindi, il sale ci dice che l’ultima parola non è l’egoismo – restare nella saliera – ma l’ultima parola è l’amore. Ora finisco con questo racconto famosissimo: Il re, un giorno, si recò dal grande mistico Farid. S’inchinò e gli offrì un paio di forbici tempestate di diamanti. Farid le ammirò ma le restituì al visitatore: “Grazie per il dono magnifico, ma io non ne faccio uso. Dammi piuttosto un ago”. “Ma se hai bisogno di un ago, ti saranno utili anche le forbici”, replicò il re. “No – spiegò Farid – le forbici tagliano e separano. Un ago, invece, cuce e unisce ciò che era diviso. Il mio insegnamento è fondato sull’amore e sulla comunione. Mi occorre un ago per ricucire l’unità e non le forbici per tagliare e dividere”. 
Forse qualche forbice in meno, qualche ago in più, ci farebbe bene.