Quaresima, tempo di gioia

Diversamente dagli altri tempi liturgici, che iniziano tutti di domenica o con le solennità da cui prendono il nome, la Quaresima prevede una specie di prologo alla prima domenica: il solenne digiuno delle Ceneri. Capita in un giorno feriale, quando i ritmi della vita non possono essere
interrotti, eppure segna un passaggio epocale: il tempo subisce uno scarto, diventa segno sacramentale della nostra conversione. Ciò che il nostro cuore indurito e distratto non riesce mai a fare, è ora a portata di mano. Possiamo volgerci a Dio e lasciarci cambiare in modo che ogni nostro momento, ogni nostro gesto tragga da lui origine e compimento.
Il digiuno che le Ceneri ci mettono davanti serve a percepire nella concretezza della carne questo stacco reale quanto intangibile: siamo entrati in un’altra era, questa Quaresima segnerà la nostra conversione. Qui e ora, nell’ordinario ritmo delle cose di sempre, ci volgeremo a Dio e Dio farà di noi un’umanità nuova.
La Quaresima non è dunque un tempo di mortificazione, ma di gioia: niente può tenerci lontano da Dio, e la nostra povertà è il luogo dove Lui può dimorare. Basta fargli spazio: digiuno (cioè rinuncia a sentirsi sazi di ciò che ci possiamo procurare: beni, affetto, risultati, ecc.), preghiera (perché il cuore affamato si leva a Dio e attende da Lui il cibo necessario) e misericordia (perché Dio riversa nei cuori di chi grida a Lui il Suo stesso amore) sono gli strumenti che allargano
il nostro cuore e lo liberano da tutto ciò che ci intralcia nel cammino della piena comunione con Dio. Quando arriva, allora, la prima domenica di Quaresima dovrebbe trovarci già con il cuore sintonizzato sulla gioia che ci è posta innanzi: abbiamo fatto un digiuno (ognuno come può, ma lo abbiamo fatto) e da qualche giorno abbiamo sintonizzato i pensieri sul nuovo tempo che viviamo.
La nostra conversione è a portata di mano, il Signore ci dona il suo Spirito per riconciliarci e rinnovarci.