Cosa occorre per ricevere la Cresima?

Per ricevere bene il dono della Cresima occorre innanzitutto volerlo, occorre domandarlo, occorre attenderlo, occorre desiderarlo, occorre prepararsi a riceverlo. Il sacramento della Cresima è un dono, e i doni si possono accettare o rifiutare. La Cresima non agisce meccanicamente. Come tutti i doni, se noi non li vogliamo o non li “usiamo bene”, è come se non ci fossero. Occorre la nostra libertà. La Cresima, non sopprime o sostituisce lo spirto umano, la nostra anima. Dio non ci costringe mai, è un Signore, e viene a noi nella misura in cui lo accogliamo, in cui siamo disponibili ad invocarlo e accoglierlo..

Cos’è lo Spirito Santo?

Lo Spirito Santo è l’energia di luce e di cuore con cui Cristo mantiene la Sua presenza. Quando Gesù ascese al cielo, fece questa promessa: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Con la Pentecoste compì pienamente la sua promessa con l’effusione dell’energia della sua vita divina, che è l’amore di Dio in persona: lo Spirito Santo, la terza persona della Trinità.

A cosa serve il sacramento della Cresima?

La Cresima è un sacramento attraverso il quale ci viene donato in maniera ancora più grande lo Spirito Santo. Senza il dono dello Spirito Santo non riusciamo a riconoscere Gesù presente, facciamo più fatica a distinguere ciò che è bene e ciò che è male, facciamo più fatica ad avere fiducia, speranza e ad amarci gli uni gli altri. Senza il dono dello Spirito Santo siamo più paurosi, abbiamo più vergogna di noi stessi e di dire chi siamo e a chi apparteniamo, che siamo cristiani… Può essere contento un guerriero che ha paura di servire il suo re o un tifoso che ha vergogna di dire qual è la sua squadra preferita? Lo Spirito Santo è il maestro del nostro cuore ed è la guida della Chiesa. Una volta Papa Francesco ha paragonato la Chiesa ad una grande nave: lo Spirito Santo è il vento che la sospinge verso la sua meta, la felicità e la salvezza di tutti gli uomini. Lo Spirito Santo ci permette di essere veri uomini, di poter affrontare qualsiasi avventura, di non aver paura.
Per questo il sacramento della Cresima ha anche un altro nome: si chiama Confermazione. Attraverso questa parola la comunità cristiana vuole dirti: non avere paura di diventare grande, nè delle cose grandi che ti verranno chieste o che dovrai affrontare, perché non sei solo. Dio, che ha fatto il cielo e la terra, e tutto il creato ti conferma, ti dice che la tua vita vale! Che tu vai bene e sei prezioso. E tu, liberamente, decidi di seguirlo.

Cos’è il sacramento della Cresima?

La Cresima è un dono. Un dono che domenica 14 maggio verrà dato a 17 ragazzi e ragazze della nostra comunità parrocchiale per dare a loro la possibilità di vivere di più come Gesù, di conoscerlo e amarlo di più e di conoscere e amare di più i loro genitori, i loro amici, le cose che fanno tutti i giorni, lo studio, i divertimenti e anche se stessi. Quando Gesù è salito al cielo cinquanta giorni dopo essere risorto (era il giorno di Pentecoste!) ha deciso di lasciare alla Chiesa, alle persone che liberamente hanno deciso di seguirlo, un grande dono: lo Spirito Santo. Da quel giorno, tramite gli apostoli e tramite quelli che gli apostoli hanno scelto, attraverso i secoli, questo dono è arrivato fino a noi.

Mese di Maggio

Continua il mese di Maggio. Continua il nostro impegno, cioè di comunità cristiana, di trovarci a pregare il Rosario le sere alle ore 21.00. In questa settimana e parte della prossima, ci disporremo a compiere un itinerario di riflessione e di preghiera, che vuol essere un riverente omaggio alla beata Vergine, nostra madre e regina. Ci ispireremo alla Salve regina, celebre antifona medievale che, ancora oggi, chiude la preghiera quotidiana della chiesa. Ancora oggi, nel quotidiano vivere in un mondo stupendo e tragico, violento e pur anelante alla pace, la vergine Maria è per noi un’icona di rassicurante fiducia, madre del nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo. Modello di tutta la chiesa, Maria è anche maestra di vita spirituale per i singoli cristiani. Maria è soprattutto modello di quel culto che consiste nel fare della propria vita un’offerta a Dio. Il «sì» di Maria è per tutti i cristiani una lezione e un esempio. Ecco perché la chiesa traduce i molteplici rapporti che la uniscono a Maria in alcuni atteggiamenti particolari: in venerazione profonda di fronte alla dignità della Vergine, madre del Verbo incarnato; in amore ardente quando considera la sua sollecitudine verso i suoi figli; in fiduciosa invocazione quando sperimenta l’intercessione della sua avvocata e ausiliatrice; in operosa imitazione quando contempla la sua santità e le sue virtù; in commosso stupore, quando vede in lei un’immagine di tutto ciò che desidera essere.

Messa di Prima Comunione

“Lasciate che i bambini vengano a me”, così ha detto Gesù agli Apostoli, e noi, comunità parrocchiale, domenica 7 maggio durante la celebrazione eucaristica, facciamo nostro questo invito di Gesù per 13 ragazzi e ragazze che riceveranno per la prima volta il sacramento dell’Eucaristia. 
Verranno chiamati per nome, perché il Signore li conosce e li ama da sempre, ed essi con il loro “eccomi” dichiareranno di essere pronti, davanti alla comunità parrocchiale, a ricevere Gesù Eucaristia. La Chiesa addobbata a festa, gremita di familiari, parenti ed amici manifesterà la gioia a questi ragazzi emozionati.
La prima comunione rappresenta un momento fondamentale nella vita di un credente perché, riprendendo le parole di Papa Francesco, “da questo sacramento dell’amore, scaturisce ogni autentico cammino di fede, di comunione e di testimonianza”.
La prima raccomandazione che facciamo a loro è quella di “mantenere il legame di comunione con Gesù” con la partecipazione sempre alla messa domenicale e continuare il cammino di crescita umana e spirituale svolto sino a questo momento.
Per le catechiste, condurre per mano questi ragazzi a questo incontro speciale, è stato ed è un dono grande anche per loro: “è dando che si riceve”.
Ai loro genitori dico di accompagnare i loro figli in chiesa e fermarsi con loro, facendo festa con loro ogni domenica. Gesù ci aspetta! Fate ai vostri figli il dono più grande, donategli Gesù, fateli crescere con la presenza costante di Gesù nella loro vita, insegnate loro a rivolgersi a Gesù come ad un amico.
I figli vi sono stati affidati perché li aiutate a crescere per Lui e in Lui.
Cari ragazzi, conservate sempre nel vostro cuore la purezza e il candore di questo giorno perché tanto più pura sarà la vostra anima tanto più luminoso sarà il vostro cammino verso Gesù. Siate sempre luce riflessa dell’Amore di Dio da portare alle persone che incontrerete nella vostra vita.
Questo momento di festa deve essere l’occasione per la comunità cristiana di ritrovare la freschezza e il vigore autentico di una fede che magari si è un po’ assopita, ma anche motivo per vivere in forma semplice ed essenziale, l’importanza della fede condivisa per un cammino di crescita e di testimonianza, che sappia accompagnare ogni età della vita.

Celebrazione Prima Confessione

La “Prima confessione” o meglio la “Festa del Perdono”, perché così deve essere vissuta, come una festa, perché incontro con Dio che è Amore e lo manifesta nei nostri confronti accogliendoci e perdonandoci. Perché questo avvenga è fondamentale che le famiglie coinvolte, insieme alla comunità cristiana, aiutino questi bambini a vivere intensamente questo momento. È importante che sentano la nostra presenza e la nostra condivisione con loro sul cammino che stanno percorrendo. La prima confessione deve interessare tutta la famiglia e la comunità parrocchiale. Insieme, aiutiamo questi figli a prendere coscienza del significato del sacramento del perdono e a viverlo come momento di incontro personale con il Padre che perdona. Il contributo di tutti noi è di importanza vitale: senza questa presenza il cammino è incompleto, la preparazione di questi ragazzi alla prima confessione è carente.
È importante far capire a loro che la Riconciliazione è il meraviglioso sacramento del perdono, della gioia e della pace che Dio dona ai suoi amici. È importante far acquisire a loro un atteggiamento molto positivo nei confronti di questo sacramento fin dall’inizio. Questo si basa sulla libertà di scelta che Dio ci dona e su come è importante imparare a compiere scelte d’amore per crescere bene, nella pace e nella felicità vera. Aiutiamo questi bambini a comprendere che il peccato è la libera scelta di fare ciò che sappiamo che è sbagliato. Non possiamo peccare, se non scegliamo di farlo. Assicuriamoci che comprendano che Dio ci perdona sempre, quando siamo pentiti. La Chiesa insegna che il sacramento del Perdono ha conseguenze meravigliose in chi lo accoglie: la riconciliazione con Dio, con la Chiesa, con i fratelli; la remissione della pena in cui si incorre con il peccato; la pace della coscienza; la gioia interiore; la crescita della forza spirituale. Aiutiamoli a capire che essere dispiaciuti per aver commesso un peccato significa riconciliarsi con la persona che è stata ferita, impegnarsi a non peccare più.

San Floriano Martire nostro Patrono (2)

Solo chi accoglie la prospettiva di Gesù incontra un Padre che lo ama e che lo rende capace di amare. La fede è amore: partecipazione al grande progetto di un Dio che si è rivelato come amore, e per questo apre la porta ad una vita più autentica, gioiosa, intensa.
La fede è annuncio di Gesù. Per questo Papa Francesco, ha chiesto a tutta la Chiesa di interrogarsi e di confrontarsi, alla scopo di orientare la fede verso l’inalterata verità del Vangelo.
E questo anche a noi, perché una Festa Patronale non è veramente comunitaria se, insieme, non ci impegniamo, sosteniamo vicendevolmente per una vita di comunità cristiana credibile e capace di annunciare Gesù. Attraverso la testimonianza di san Floriano, che ancora oggi si rivolge a tutti i credenti, la nostra Comunità di fede deve saper trasmettere e donare una propria, originale, attuale vita nello Spirito. Basta camminare insieme. Basta lasciare bruciare dallo Spirito ogni paura ed ogni orgoglio. Basta accogliere i doni della sua costante presenza in mezzo a noi per crescere nell’amicizia ed allontanare ogni motivo di divisione.
Ogni uomo sperimenta spesso la sera del mondo, della vita, della stanchezza, della delusione, della mancanza di speranza, della fame, anche della guerra. Ma quando il giorno comincia a declinare, quando si fa sera, il Signore resta con noi per nutrirci di sé. E la fede ci aiuta ad accogliere questo dono senza uguali: nell’Eucaristia Dio si fa nostro cibo e nostra vita. Prendendo a prestito il titolo del libro di un teologo moderno, la nostra Festa Patronale sarà dunque vera e feconda se giungeremo insieme a dire: “Dio c’è ed è bellissimo”.

San Floriano Martire nostro Patrono (1)

In occasione della nostra Festa Patronale in onore di san Floriano martire, desidero rivolgere un pensiero di gratitudine e di speranza:
– di gratitudine per quanti collaborano, con sempre maggiore generosità, alla crescita della nostra Comunità cristiana e civile;
– di speranza per tutti coloro che danno una testimonianza cristiana e umana impegnandosi al servizio del prossimo, nel costruire relazioni fraterne, superando inevitabili incomprensioni, tensioni e malintesi, dando del tempo ed energie per il bene comune.

La Festa Patronale di quest’anno è strettamente connessa con l’Anno Eucaristico diocesano.
La chiesa di Lodi e le comunità parrocchiali, quindi anche la nostra, riflettono sulla grande Presenza Eucaristica del Signore. Un itinerario che deve aiutare ciascuno di noi a sentirsi parte attiva della Comunità parrocchiale e diocesana. Usciti, quasi totalmente, dal periodo di pandemia, abbiamo la possibilità e l’occasione favorevole per ritrovare la dimensione comunitaria della nostra spiritualità. Ma ci stiamo accorgendo che la partecipazione alla vita ecclesiale stenta a riprendere e le troppe “assenze” segnano una realtà che ci interroga.
Per questo motivo, desidero ribadire con maggiore vigore, in occasione di questa Festa, guardando l’esempio del martire Floriano, questo interrogativo: Chi è il Dio in cui crediamo?
E’ la domanda fondamentale della fede, l’invito a conoscere sempre di più quel Dio che Gesù ci racconta nei Vangeli. Per diventare Comunità di fede viva è importante, allora, liberare la testa da vecchie ed asfittiche convinzioni religiose, per imparare ad ascoltare la testimonianza di quanti hanno incontrato Gesù vivo ed hanno trasmesso a noi le loro esperienze, il che significa cercare con costanza, nella nostra vita, quel tesoro nascosto che è la presenza di Dio.

Ci sentiamo in famiglia attorno alla mensa!

Dal riconoscerci figli del Padre “buono”… ad accogliere gli altri “figli” come “fratelli e sorelle”, sedersi all’unica mensa e fare comunione

La mensa della parola sfocia naturalmente nella mensa del pane eucaristico e prepara la comunità a viverne le molteplici dimensioni, che assumono nell’eucaristia domenicale un carattere particolarmente solenne. Nel tono festoso del convenire di tutta la comunità nel “giorno del Signore”, l’eucaristia si propone in modo più visibile che negli altri giorni come la grande “azione di grazie”, con cui la Chiesa, colma dello Spirito, si rivolge al Padre, unendosi a Cristo e facendosi voce dell’intera umanità.
La scansione settimanale suggerisce di raccogliere in grata memoria gli eventi dei giorni appena trascorsi, per rileggerli alla luce di Dio, e rendergli grazie per i suoi innumerevoli doni, glorificando “per Cristo, con Cristo e in Cristo, nell’unità dello Spirito Santo”.
La partecipazione dell’intera comunità assume una particolare evidenza nel convenire domenicale, che consente di portare all’altare la settimana trascorsa con l’intero carico umano che l’ha segnata. È un convito pasquale e incontro fraterno.
È importante inoltre che si prenda coscienza viva di quanto la comunione con Cristo sia profondamente legata alla comunione con i fratelli. L’assemblea eucaristica domenicale è un evento di fraternità, che la celebrazione deve mettere bene in evidenza, pur nel rispetto dello stile proprio dell’azione liturgica. A ciò contribuiscono il servizio dell’accoglienza e il tono della preghiera, attenta ai bisogni dell’intera comunità. Lo scambio del segno della pace, significamene posto prima della comunione eucaristica, è un gesto particolarmente espressivo, che i fedeli sono invitati a fare come manifestazione del consenso dato dal popolo di Dio a tutto ciò che si è compiuto nella celebrazione e dell’impegno di vicendevole amore che si assume partecipando all’unico pane, nel ricordo dell’esigente parola di Cristo: “Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono” (Mt 5,23-24).
L’eucaristia è un insieme di gesti comunitari; non è la somma di singole preghiere o azioni, ma un unico gesto che nasce dal sentirsi un cuore solo e una sola famiglia. Insieme si canta e si prega, insieme si proclama “Padre nostro”, insieme si va a ricevere la comunione.
L’eucaristia è la celebrazione di quanti prendono coscienza di essere figli di un Dio che è Padre, come Gesù ci ha insegnato, e accolgono gli altri “figli” come “fratelli e sorelle”, ai quali augurano pace e serenità. Solo così ci si può sedere a mensa e “mangiare” insieme il corpo del Signore. Stare attorno allo stesso tavolo significa essere una famiglia; infatti attorno alla mensa si celebrano gli avvenimenti più significativi della vita.
L’eucaristia non è un pasto ordinario ma è una celebrazione secondo il comando del Signore Si tratta di ripetere ciò che il Signore ha fatto con i dodici apostoli, una celebrazione dell’alleanza “in fraternità”.