Ascensione del Signore

Per 40 giorni il Risorto ha accompagnato, mediante le apparizioni, il cammino della comunità dei suoi discepoli, nella piena comprensione del suo mistero pasquale. Terminati i 40 giorni è giunto il momento per Gesù, il glorificato, di assumere in pienezza la nuova modalità di presenza e di azione, al modo di Dio. L’Ascensione non è l’allontanamento e l’inizio dell’assenza di Gesù da questo mondo ma, al contrario, l’azione di una presenza più intima e più diffusa: quella che realizza mediante le comunità cristiane. “Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro …”.

Dentro questo invito c’è un chiaro avvertimento perché non ci lasciamo tentare di viverlo come uno sforzo personale.

Il verbo caratteristico di questo evento è: “andate”. “Andare” significa “vivere con”, calarsi nelle varie situazioni, abbandonare i ripari rassicuranti, smetterla  di “stare tra noi”, frequentare i luoghi dell’assenza, rischiando una parola insolita, tentando di seminare germi di inquietudine, risvegliare un’attesa, mettere dentro la nostalgia di qualcos’altro. Oggi i discepoli vengono assunti come collaboratori e come prolungamento della missione di Gesù stesso. La comunità cristiana è chiamata, così, ad essere la Corporeità del Signore Gesù: il luogo dove egli si esprime, comunica e agisce. Non è la buona volontà di alcuni, ma la consapevolezza di aver ricevuti un mandato, di obbedire ad un ordine. Siamo mandati ad essere “Cristo” lungo le nostre strade, le strade di questo mondo. Viviamo in una situazione in cui non siamo chiamati a portare il primo annuncio, ma a risvegliare l’entusiasmo, la consapevolezza di un messaggio e di una persona già arrivata, ma per varie, tante e complesse circostanze, non compreso nel suo pieno significato. Lavoriamo con coraggio, entusiasmo e nella piena consapevolezza della presenza di Colui che è la ragione del nostro essere, esistere ed operare.

Don Giuseppe