Il corpo che sono io: l’arpa dell’anima

Oggi il corpo ha una centralità assoluta. Non solo per gli adolescenti, ma per tutti: piccoli e grandi. Cifre alla mano: al corpo sono rivolti il 90% dei nostri pensieri, dei nostri desideri, delle nostre preoccupazioni. Il corpo deve essere “palestrato”, asciutto, snello, tonico, morbido. Il colesterolo è il male.

La “rotondità” il disonore. Oscena non è più la rappresentazione impudica della sessualità, ma la vecchiaia, la decadenza fisica.

Le edicole traboccano di riviste per la salute. Le industrie farmaceutiche fanno affari d’oro. I sarti stravincono sui filosofi. Il look vale quanto una laurea. I dietisti fanno gli straordinari per verificare se i “super-cibi” siano davvero in grado di mantenerci giovani e belli, perché essere in forma, sempre e comunque, è un imperativo. Insomma, oggi, il corpo è oggetto di culto. Di culto ossessivo. Non è venuto il momento per una riflessione sul culto totalitario del corpo? Sul suo senso? Non è venuto il momento di interrogarci se ha senso vivere per andare dal sarto, dal parrucchiere, al ristorante?

Parliamo del corpo con grande stima e simpatia. Il corpo è il nostro compagno di viaggio per l’eternità. Il corpo sono io, allo stesso titolo con cui sono spirito! Il corpo è il tesoro che mi appartiene, è la mia ricchezza. Il corpo è l’arpa che permette alla mia anima di esprimersi: di pensare, di amare, di cantare. Onore al corpo! Quando parliamo di corpo, parliamo di un grattacielo biochimico formato da 100 mila miliardi di cellule! Dunque, se collocassimo una cellula al secondo per impiantare questo straordinario grattacielo, impiegheremmo 100 mila miliardi di secondi, cioè tre milioni di anni!

Ecco una prima sorpresa. Quando parliamo di corpo, parliamo di un cuore che nell’arco di una vita ripete i suoi battiti circa tre miliardi di volte, ritmati alla velocità di 60-80 volte al minuto: ogni minuto muove da 9 a 12 litri di sangue. In 70 anni il nostro cuore sprigiona tanta energia quanto basterebbe per sollevare un macigno di due quintali e mezzo fino all’altezza della torre Eiffel (300 metri)! Quando parliamo di corpo, parliamo di un cervello cioè dell’organizzazione più complessa che conosciamo nell’universo. Il cervello non teme, di certo, confronti con niente. Davanti al cervello il computer scompare.

Il computer non inventa, non crea, non sorride, non ama … Il cervello umano è un giacimento inesauribile, una riserva pressoché infinita. È un micro-cielo. È costituito da 100 miliardi di cellule (i neuroni) quante sono le stelle della nostra galassia, la Via Lattea. I neuroni hanno un groviglio di connessioni (cento mila miliardi!): ogni connessione un’idea! Ebbene, tutto questo è sotto i nostri capelli. Il grande studioso John Eccles, al termine della sua lunga vita, dedicata tutta alla scoperta dei misteri del cervello esprimeva questo desiderio: “Vorrei che si capisse il dono che ci è stato dato: ciascuno di noi ha un cervello e questo è un miracolo, la cosa più fantastica dell’universo intero”.

Quando parliamo di corpo, parliamo di occhio. Altro capolavoro. Il nostro occhio contiene 50 miliardi di cellule visive che ci permettono di vedere oltre 3000 stelle nel cielo notturno. Con le sue sole forze, il nostro occhio arriva a vedere fino a circa due milioni di anni luce! Infatti nelle limpide notti estive, nel cielo terso e buio della montagna, riesce a vedere, senza l’aiuto di alcun strumento, la costellazione di Andromeda (formata da un turbinio di centinaia di miliardi di stelle!) costellazione che dista, appunto, due milioni di anni luce (cifra che dà le vertigini, se si pensa che la luce scivola via alla velocità di 300 mila chilometri al secondo!). L’occhio umano è un mistero: si può dire che sia il luogo ove finisce il corpo e comincia l’anima. Per questo gli occhi parlano, comunicano, accarezzano, diffondono comprensione, misericordia, calore (o gelo) … Gli occhi piangono. Anche le lacrime sono un regalo del nostro corpo:

– regalo gentile perché le lacrime fanno capire quanto l’uomo è debole, ma anche quanto il suo cuore è  buono;

– regalo prezioso. “Sulla terra vi sono uomini che consideralo le lacrime cosa indegna di loro. Non sanno che sono essi indegni delle  lacrime” (Ernest Hello);

– regalo eloquente: fanno capire che chi è nato uomo, si sta facendo umano.

Quando parliamo di corpo, parliamo di mani. Le mani sembrano le cose più naturali del mondo, invece sono un capolavoro. Secondo gli studiosi (i paleontologi) il passo decisivo dall’animale all’uomo sarebbe avvenuto quando i nostri antenati si alzarono sulle gambe, liberando le mani. Le mani, liberate dalla posizione che “gattona”, stimolarono la creatività e il cervello triplicò il suo volume. Le mani hanno un loro linguaggio così vario che da come le si usa, si può giudicare una persona.

Lo ammettiamo tutti con il nostro modo di parlare: “Tengo le mani a casa”, “Mi frego le mani”, “Metto la mano sulla coscienza”, “Ti tengo per mano”, “Sono nelle tue mani”, “A mani giunte”, “Con il cuore in mano”, “Ti ho preso con le mani nel sacco”, “Metto la mano sul fuoco” … Insomma, possiamo dire che le mani raccontano l’anima. Le mani parlano così tanto che i sordo muti possono capirsi con i vari gesti delle dita.