La Fede

La Fede non è mai una cosa che si vede, è una cosa di cui ci si accorge mangiando, vivendo. Potremmo dire che la Fede ha sempre a che fare con l’esperienza. La Fede non è un’informazione su Dio. La Fede dice una relazione tra me e Lui. E la relazione è stabilita da Lui, è una relazione d’amore. Qualunque cosa accada, io ho l’intima certezza che Lui mi ama. Questa è la nostra forza, questa è la Fede che ha vinto il mondo.

Se c’è la Fede, succede che tutte le componenti della nostra vita sono amalgamate, dialogano tra di loro tanto da formare un tutt’uno, non un miscuglio di cose accostate e indigeste, ma un qualcosa di buono da mangiare. Quando non abbiamo la Fede, non abbiamo un motivo valido per cui tutto quello che c’è dentro la nostra vita valga la pena. Ecco perché, a un certo punto, la nostra vita diventa insopportabile, perché non riusciamo più a far quadrare il cerchio, non riusciamo più a tenere insieme tutte le contraddizioni che sono presenti dentro, e ci diciamo che siamo condannati a non essere felici perché la nostra vita è troppo imperfetta per poter contenere la felicità. La nostra felicità non dipende mai dalla vita in sé, non dipende mai da quello che c’è o meno dentro la nostra vita, ma da come essa è tenuta insieme. Noi invece ci sentiamo sempre un po’ in ritardo, un po’ sbagliati al posto giusto nel momento sbagliato, e viviamo costantemente il dramma di non sentirci amati, riconosciuti.

La felicità è questo senso di pienezza, è lasciarci raggiungere da un Amore che ci dice: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto” (Mt 3,17). È una dichiarazione di amore di Dio nei confronti di ogni uomo, perché noi siamo tutti battezzati in Cristo Gesù. La vita eterna è lasciarsi raggiungere da Dio che dice:

“Tu sei l’amato, in te ho posto la mia fiducia”. Quando qualcuno ti dice: “Tu sei l’amato”, ti sta dando un’appartenenza. Tutti noi abbiamo bisogno di un’appartenenza, e soltanto la fiducia sprigiona dentro di noi le potenzialità della nostra umanità. Non il dovere, non il giudizio, ma la fiducia. Dio si fida di noi! Se sfogliassimo un po’ il Vangelo, ci accorgeremmo che quando Gesù deve spiegare la logica degli ultimi tempi e il regno di Dio, usa immagini molto simili fra loro: parla di affittuari: “Uno aveva una vigna e poi la dà in affitto e se ne va; aveva una casa, l’affida ai servi e se ne va lontano”. A prima vista può sembrare uno sfruttamento lavorativo del tipo: “Io ho la vigna, la faccio lavorare a te, poi torno e voglio i frutti”. Invece la verità è un’altra: questo dare e partire è un atto di fiducia. Uno che ti lascia le chiavi di casa e se ne va, è un uomo che si sta fidando di te. La nostra esistenza è un Dio che ci lascia le chiavi di casa e ci dice: “Tu non sei il padrone, ma io ti tratto come se tu fossi mio figlio e ti do fiducia”.