«Sentiamo di essere chiamati a una pienezza, di voler essere uomini e donne di libertà, pellegrini che allargano gli spazi del cuore. Ma ci affidiamo a “mercanti di pillole preconfezionate”, per calmare la sete, per non avvertire il vuoto. Ci affanniamo a risparmiare anche il tempo di bere. E perdiamo così la bellezza del camminare, a piedi, lentamente. Non “cerchiamo” più la fontana, il pozzo, l’acqua fresca».
I sette passi
Per chi si mette in cammino ecco «alcuni possibili passi» sulla scia del desiderio di maggiore consapevolezza e felicità.
Il “primo passo” è «l’andare alla ricerca, con verità, del perché ultimo delle nostre scelte», cercando di guardarle dall’interno, di riformularle e di dire a noi stessi con chiarezza perché facciamo una cosa.
Il “secondo” passo è il «coraggio per il più (la fedeltà) e il coraggio per il meno (l’accettazione profonda della propria debolezza e vulnerabilità)».
Il “terzo passo” è «la capacità di vivere una concentrazione sull’Uno e un’apertura a tutti» , cioè il «riprenderci dalla dispersione della vita e il ricentrarci sull’essenziale e sulla verità profonda di noi stessi: di ciò che siamo, cerchiamo, amiamo».
Il “quarto passo” è «un dire sì rispettoso e totale al proprio corpo, senza rifiutarlo, ma anche senza diventarne schiavi»: questo significa «accettare la propria corporeità e sessualità», in modo da «passare dal culto del corpo al corpo che si dona».
Il “quinto” passo è operare una radicale conversione e una mentalità nuova, «seguendo la stella di una Parola in cui si incarna la proposta di una vita “bella” e piena».
Il “sesto passo” è il «lasciarsi modellare per poter diventare a nostra volta modellatori».
Il “settimo passo” è «acquisire una buona capacità di valutazione dei fatti e delle persone», più che pronunciare giudizi sugli altri.
I tre sentieri
Possiamo anche sottolineare tre “dinamiche” che vogliono essere «percorsi di consapevolezza e felicità di vita, ma anche soprattutto capisaldi della proposta educativa cristiana».
La prima è il “sentiero della testimonianza”, che «ognuno vive per il solo fatto di essere uomo e per il solo fatto di essere, grazie al battesimo, “figli nel Figlio”». Si tratta di essere “seminatori di Fiducia e di speranza” nella realtà di tutti i giorni: in casa, in famiglia, al lavoro e nelle amicizie. In fondo, «la nostra testimonianza sarà davvero persuasiva se, con gioia e verità, saprà raccontare la bellezza, lo stupore della vita, la meraviglia di donare e di saper donare».
La seconda è il “sentiero delle relazioni”. «La relazione è innanzitutto la scoperta dei volti: il nostro e quello degli altri». Se il primo volto che abbiamo incontrato nascendo è quello di nostra madre, ella «è il volto che fa gustare l’amore, anche nelle sue modalità più concrete, fatte di piccole attenzioni e accoglienze, fatte di un prendersi cura della vita, in ogni sua fase». Ma il volto della madre è e diventa buono nella misura in cui si mostra “presenza” amorevole: tale presenza è quella modalità concreta «perché nello “stare” si colgono i bisogni più profondi dell’altro».
La terza dinamica, «sulle tracce di Gesù, maestro ed educatore», è il “sentiero della formazione” all’umiltà, alla gratuità e alla passione.