Il Signore è il tuo custode (1)

1 Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto? 2 Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra. 3 Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà il tuo custode. 4 Non si addormenterà, non prenderà sonno, il custode d’Israele. 5 Il Signore è il tuo custode, il Signore è come ombra che ti copre, e sta alla tua destra. 6 Di giorno non ti colpirà il sole, né la luna di notte. 7 Il Signore ti proteggerà da ogni male, egli proteggerà la tua vita. 8 Il Signore veglierà su di te, quando esci e quando entri, da ora e per sempre.

Salmo 121

Il secondo salmo appartenente alla raccolta dei canti delle ascensioni è denso di un tono di fiducia. Il Salmo 121 ci aiuta ad accompagnare colui che ormai è diventato pellegrino. Se la terra di esilio era contrassegnata dall’inimicizia e dall’estraneità da parte di persone che «detestano la pace», anche il cammino che affronta strade nuove, com’è facilmente immaginabile, non è privo di difficoltà e di pericoli, non mancano incertezze e paure nell’affrontare le incognite del viaggio.

Alzo gli occhi verso i monti: il pellegrino alza il capo: una catena di montagne. La visione per certi versi intimorisce. Sono monti che devono essere affrontati, superati faticosamente. Quante montagne bisognerà? Cosi timore ed entusiasmo si confondono. In questa situazione lo sguardo del pellegrino torna ad alzarsi in alto, in cerca di aiuto. Da dove mi verrà l’aiuto nel cammino? Dove trovare un appoggio sicuro? L’aiuto ora non si può cercare che in alto, consapevoli che né le nostre risorse personali, né quelle che possono salire dal basso, dalla terra e dalla storia degli uomini, bastano a proteggerci e a riscattarci dal pericolo. La risposta a questa domanda la da il salmista stesso, al v. 2: Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra. Si designano due poli opposti, come cielo e terra, per indicare la totalità di tutto l’esistente (questo modo di esprimersi viene chiamato “merismo”, dal greco merismos, che significa parte: si indica una parte per dire il tutto. Più avanti il salmo presenterà altre polarità: “sole e luna”; “quando esci e quando entri”).

Il salmista afferma la sua fede: l’aiuto giunge da colui che è Signore del cielo e della terra. I monti sono quelli che circondano Gerusalemme e su cui la città stessa è costruita. Ma i monti potrebbero indicare le alture, luoghi di culto degli dèi nella religione di Canaan (Dt 12,2; Os 4,13; Is 57,7). In contrasto con il culto idolatrico il credente dal salmo attende l’aiuto solamente dal Signore perché gli dèi sono un nulla (cf. Is 41,28-29), mentre il Dio d’Israele è colui che ha «fatto il cielo e la terra», richiamando con la figura retorica del merismo (gli estremi per il tutto) l’intera creazione (Gen 14,19-20; Sal 95,3-5). L’aiuto per me, quello di cui ho bisogno, perché il Signore è così vicino alla mia vita. Il v. 4: Non si addormenterà, non prenderà sonno il custode di Israele. Il pellegrino riscopre l’appartenenza a un popolo, alla sua storia. Dio è il custode di tutti e di ciascuno. Quanto più scopro la presenza di Dio nella mia vita tanto più riesco a riconoscerla e a ritrovarla nella vita di tutti.

Terza domenica dell’ottobre missionario: SOLIDALI

In questa domenica in cui celebriamo la Giornata Missionaria Mondiale la parola che ci guida è:

Solidali. Vogliamo sentirci in comunione spirituale e di preghiera con tutte le Chiese del mondo, in particolare con le Giovani Chiese dei paesi di missione e con le Chiese povere che vivono tra i popoli più impoveriti del mondo. Saremo anche chiamati ad esprimere nei loro confronti la nostra solidarietà concreta con le offerte della colletta che verranno trasmesse, attraverso il nostro Centro Missionario Diocesano alle Pontificie Opere Missionarie. La nostra solidarietà concreta verso le attività dei missionari sparsi nel mondo allarghi il nostro cuore e lo renda capace di vera fraternità verso tutti gli uomini e in particolare verso i più poveri e bisognosi.

Il Vangelo di questa domenica ci invita a dare a Dio lo spazio e l’importanza che egli merita nella nostra vita, senza comunque esonerarci dall’impegno di contribuire alla crescita della vita della società civile. Preghiamo perché il Signore ci guidi nella vita di ogni giorno a fare la nostra parte per la crescita della società e l’inclusione di tutti, con particolare attenzione verso i più deboli. Il Signore ci dia fedeltà e generosità nel «dare a Dio ciò che è di Dio, a Cesare ciò che è di Cesare e al fratello più debole ciò che è del fratello: solidali nella fraternità».

Enciclica “Fratelli tutti”: La chiave di volta della fraternità universale (2)

La nuova enciclica sociale di papa Francesco, firmata ad Assisi,  per superare i mali e le ombre del mondo.

Sulla scia dell’adagio terenziano ripreso da Paolo VI nella sua enciclica programmatica Ecclesiam Suam, papa Francesco ricorda nell’incipit stesso della sua lettera enciclica quanto «tutto ciò che è umano ci riguardi» e che «dovunque i consessi dei popoli si riuniscono per stabilire i diritti e i doveri dell’uomo, noi siamo onorati, quando ce lo consentono, di assiderci fra loro». La Chiesa del resto, affermava Paolo VI, «chiamata a incarnarsi in ogni situazione e ad essere presente attraverso i secoli in ogni luogo della terra – questo significa “cattolica” –, può comprendere, a partire dalla propria esperienza di grazia e di peccato, la bellezza dell’invito all’amore universale».

Francesco spiega poi che le questioni legate alla fraternità e all’amicizia sociale sono sempre state tra le sue preoccupazioni e che negli ultimi anni ha fatto riferimento ad esse più volte. L’enciclica raccoglie molti di questi interventi collocandoli in un contesto più ampio di riflessione. E se la redazione della Laudato si’ ha avuto una fonte di ispirazione dal suo fratello ortodosso Bartolomeo, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli che ha proposto con molta forza la cura del creato, in questo caso si è sentito stimolato in modo speciale dal Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, con il quale il Papa si è incontrato nel febbraio del 2019 ad Abu Dhabi per ricordare che Dio «ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro».

Papa Francesco ricorda che quello non è stato «un mero atto diplomatico, bensì il frutto di una riflessione compiuta nel dialogo e di un impegno congiunto». E che questa enciclica, pertanto, raccoglie e sviluppa i grandi temi esposti in quel Documento firmato insieme e recepisce, nel suo linguaggio, «numerosi documenti e lettere ricevute da tante persone e gruppi di tutto il mondo». La genesi della lettera tuttavia è stata accelerata da un’emergenza: l’irruzione inattesa della pandemia del Covid-19, «che – come scrive Francesco – ha messo in luce le nostre false sicurezze, e al di là delle varie risposte che hanno dato i diversi Paesi, è apparsa evidente l’incapacità di agire insieme». Perché «malgrado si sia iper-connessi – spiega ancora il Papa – si è verificata una frammentazione che ha reso più difficile risolvere i problemi che ci toccano tutti». E adesso «se qualcuno pensa che si tratti solo di far funzionare meglio quello che già facevamo, o che l’unico messaggio sia che dobbiamo migliorare i sistemi e le regole già esistenti, sta negando la realtà».

Enciclica “Fratelli tutti”: La chiave di volta della fraternità universale (1)

La nuova enciclica sociale di papa Francesco, firmata ad Assisi,  per superare i mali e le ombre del mondo.

Un manifesto per i nostri tempi. Con l’intento di «far rinascere un’aspirazione mondiale alla fraternità». La nuova lettera enciclica di papa Francesco che si rivolge «a tutti i fratelli e le sorelle», «a tutte le persone di buona volontà, al di là delle loro convinzioni religiose» è «uno spazio di riflessione sulla fraternità universale». Necessaria, nel solco della dottrina sociale della Chiesa, per un futuro «modellato dall’interdipendenza e dalla corresponsabilità nell’intera famiglia umana». Per «agire insieme e guarire dalla chiusura del consumismo, l’individualismo radicale e l’auto-protezione egoistica».

Per superare «le ombre di un mondo chiuso» e conflittuale e «rendere possibile lo sviluppo di una comunità mondiale che viva l’amicizia sociale». Per la crescita di società eque e senza frontiere. Perché l’economia e la politica siano poste «al servizio del vero bene comune e non siano ostacolo al cammino verso un mondo diverso». Perché quanto stiamo attraversando con la pandemia «non sia l’ennesimo grave evento storico da cui non siamo stati capaci di imparare». Perché le religioni possono offrire «un prezioso apporto per la costruzione della fraternità e per la difesa della giustizia nella società».

La fonte d’ispirazione per questa nuova pagina di dottrina sociale della Chiesa viene ancora una volta dal Santo dell’amore fraterno, il Povero d’Assisi «che – afferma il Papa – mi ha ispirato a scrivere       l’enciclica Laudato si’, e nuovamente mi motiva a dedicare questa nuova enciclica alla fraternità e all’amicizia sociale».

Veglia missionaria

Stasera ore 21.

La veglia missionaria di quest’anno ha una particolarità: parte dall’esperienza vissuta di una comunità che, in “tempo di coronavirus”, ha condiviso il proprio cammino con impegno e creatività.
C’è qualcosa di più importante della condivisione quotidiana in una comunità di e in formazione?
Il tema della missione e della risposta personale alla chiamata del Signore è qualcosa di tangibile: uomini in cammino, rappresentando ben 12 Paesi diversi, condividono quotidianamente la fede nel Signore che conduce ogni discepolo nell’esperienza più forte, cioè con Gesù, l’uomo nuovo, il Dio vicino!
La comunità del seminario del PIME di Monza ha elaborato la veglia missionaria che, ci auguriamo, possa essere vissuta dalla nostra Comunità parrocchiale quale preparazione alla 94° Giornata Missionaria Mondiale (domenica 18 ottobre 2020). Possiamo condividere con persone lontane e vicine la nostra fede, l’amicizia col Maestro che mostra la sua umanità (come quando si commuove davanti ai malati, quando parla alla folla assetata della sua Parola, come quando piange la morte dell’amico Lazzaro); Gesù, con la sua persona, ci insegna a mettere in gioco la nostra umanità. Diventeremo tutti “tessitori di fraternità”, con la vicinanza ai fratelli coi quali viviamo, per dare concretezza alla Chiesa, comunità di famiglie, luogo di scambio, di accoglienza e di parole, per tessere pazientemente la “fraternità”, quale risposta alla chiamata del Signore: Sì, vengo io, manda me!

La veglia missionaria di quest’anno ha una particolarità: parte dall’esperienza vissuta di una comunità che, in “tempo di coronavirus”, ha condiviso il proprio cammino con impegno e creatività. C’è qualcosa di più importante della condivisione quotidiana in una comunità di e in formazione? Il tema della missione e della risposta personale alla chiamata del Signore è qualcosa di tangibile: uomini in cammino, rappresentando ben 12 Paesi diversi, condividono quotidianamente la fede nel Signore che conduce ogni discepolo nell’esperienza più forte, cioè con Gesù, l’uomo nuovo, il Dio vicino! La comunità del seminario del PIME di Monza ha elaborato la veglia missionaria che, ci auguriamo, possa essere vissuta dalla nostra Comunità parrocchiale quale preparazione alla 94° Giornata Missionaria Mondiale (domenica 18 ottobre 2020). Possiamo condividere con persone lontane e vicine la nostra fede, l’amicizia col Maestro che mostra la sua umanità (come quando si commuove davanti ai malati, quando parla alla folla assetata della sua Parola, come quando piange la morte dell’amico Lazzaro); Gesù, con la sua persona, ci insegna a mettere in gioco la nostra umanità. Diventeremo tutti “tessitori di fraternità”, con la vicinanza ai fratelli coi quali viviamo, per dare concretezza alla Chiesa, comunità di famiglie, luogo di scambio, di accoglienza e di parole, per tessere pazientemente la “fraternità”, quale risposta alla chiamata del Signore: Sì, vengo io, manda me!

Pregare vuol dire…

Abbiamo diversi modi per pregare. Lungo i secoli la Chiesa ha avuto modo di approfondire le modalità le modalità della preghiera che, quasi sempre, riduciamo alla richiesta, alla preghiera di domanda. Non è così. Se la preghiera è l’elevazione dell’anima a Dio, dono di Dio che viene a incontrare l’uomo, relazione personale e viva col Padre in Cristo, nello Spirito Santo che abita nel cuore, assume diverse modalità.

Abbandonarsi

Ci sono momenti nella vita, in cui sperimentiamo anche una preghiera dolente, fatta di silenzio. È la preghiera dei momenti bui, della prova, in cui non sappiamo più se Dio c’è e se è come lo abbiamo conosciuto. Momenti di prova determinati, a volte, dalla nostra negligenza ma, molto più spesso dagli eventi della vita. Una malattia, la fine di un amore, un licenziamento, la consapevolezza dei propri limiti possono annebbiare la nostra vista spirituale, farci sprofondare nella tristezza e nel dubbio. Crediamo in Dio, certo, e in Gesù, ma è come se dormisse mentre il mare è in tempesta. (Un giorno salì su una barca con i suoi discepoli e disse: «Passiamo all’altra riva del lago». Presero il largo. Ora, mentre navigavano, egli si addormentò. Un turbine di vento si abbattè sul lago, imbarcavano acqua ed erano in pericolo. Accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: «Maestro, maestro, siamo perduti!». E lui, destatosi, sgridò il vento e i flutti minacciosi; essi cessarono e si fece bonaccia. Allora disse loro: «Dov’è la vostra fede?». Essi intimoriti e meravigliati si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui che dà ordini ai venti e all’acqua e gli obbediscono?» Lc. 8,24). È successo anche ai gradi santi. A santa Teresa d’Avila, a san Francesco, a san Giovanni della Croce. Eppure è quello il momento della verità, il momento in cui scopriamo se davvero crediamo. Se esistiamo. Se resistiamo. La preghiera diventa fredda, dolorosa, quasi insopportabile. Pregare è uno strazio. Il silenzio allora, denso, carico, forte, si riempie di verità e di luce, in attesa dello Sposo che viene nella notte. (Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Mt. 25,1).

Pregare vuol dire…

Abbiamo diversi modi per pregare. Lungo i secoli la Chiesa ha avuto modo di approfondire le modalità le modalità della preghiera che, quasi sempre, riduciamo alla richiesta, alla preghiera di domanda. Non è così. Se la preghiera è l’elevazione dell’anima a Dio, dono di Dio che viene a incontrare l’uomo, relazione personale e viva col Padre in Cristo, nello Spirito Santo che abita nel cuore, assume diverse modalità.

Lodare

Ed esiste anche una preghiera di lode, totalmente gratuita, che scaturisce dal profondo del cuore innamorato. Ci sono dei momenti preziosi e delle situazioni che ci avvicinano a Dio in un modo totalmente inebriante e intenso da farci lodare Dio per la gioia di lodarlo. È il vertice della preghiera, che a volte lo spirito riserva al discepolo che si è affidato a Dio.

Pregare vuol dire…

Abbiamo diversi modi per pregare. Lungo i secoli la Chiesa ha avuto modo di approfondire le modalità le modalità della preghiera che, quasi sempre, riduciamo alla richiesta, alla preghiera di domanda. Non è così. Se la preghiera è l’elevazione dell’anima a Dio, dono di Dio che viene a incontrare l’uomo, relazione personale e viva col Padre in Cristo, nello Spirito Santo che abita nel cuore, assume diverse modalità.

Ringraziare

Si benedice il nome di Dio per la sua presenza e la sua opera di misericordia ma si ringrazia anche per le cose concrete e puntuali che riceviamo. Si ringrazia per la vita, per la salute, per gli affetti, ma anche per il lavoro e per il cibo. Il rendimento di grazie ci mette nel giusto atteggiamento nei confronti della vita e degli altri: nulla ci è dovuto, tutto è grazia. Quando, in obbedienza al comando del Maestro, la comunità si raduna per celebrare l’Eucaristia e renderlo presente, il rendimento di grazie assume la dimensione comunitaria perché l’azione di Dio non è un beneficio solo personale.

L’oratorio riapre

L’oratorio può ripartire, grazie all’impegno dei volontari che si sono resi disponibili dopo la riunione dello scorso 27 settembre. La prima apertura sarà domenica 11 ottobre, dalle 15.30 alle 19.00. Poco prima, alle 15.00, i volontari si incontreranno per organizzare insieme la gestione della ripresa dell’attività, che, naturalmente, sarà soggetta alle norme anti-covid. Rispetto alle indicazioni precedenti, c’è stato un cambiamento favorevole. All’oratorio sarà consentita la libera frequentazione e non sarà più necessario partecipare solo ad attività organizzate. Le norme di igiene e di comportamento che saranno indicate agli utenti dai volontari devono essere seguite scrupolosamente e senza alcuna eccezione. Non è ancora disponibile un calendario organizzato delle aperture, ma confidiamo che sarà presto possibile compilarlo. 

Partecipi

Seconda domenica dell’ottobre missionario

In questa seconda domenica del mese missionario la parola che ci guida è: Partecipi.  Il Vangelo che ascolteremo ci rende ancora più chiara ed esplicita la chiamata del Signore: egli ci invita  a partecipare al suo banchetto di fraternità. Non vogliamo mancare a questo invito comunitario, troppo ripiegati sulle nostre necessità e sui nostri interessi particolari. Vogliamo rispondere con gioia all’invito del Signore e lasciarci da lui educare alla fraternità per poter partecipare un giorno a quel banchetto di vita piena che egli preparerà nel suo Regno per tutti i popoli. Preghiamo perché la fraternità che sperimentiamo intorno a questo altare ci conduca a vivere con spirito di apertura e accoglienza anche nei confronti di tutti gli uomini, di tutti i popoli e di tutte le culture, e a percepirli come nostri fratelli, perché tutti figli dello stesso Padre.