L’adorazione, intesa in senso cristiano, non è primariamente una semplice azione umana, ma opera di Cristo: è lui il vero e unico adoratore; con la sua incarnazione e la sua Pasqua ha redento l’uomo e ha associato a sé l’umanità nell’adorazione al Padre.
Nel vangelo di Giovanni leggiamo che la donna samaritana, ad certo punto del colloquio, introduce il tema dell’adorazione: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità».
Fermiamo la nostra attenzione sull’espressione “adorare in spirito e verità”.
La parola “Verità” nel quarto Vangelo indica la Rivelazione, che si identifica con le parole e la persona di Gesù: ormai possiamo adorare il Padre solo “nella Verità”; cioè in Gesù Cristo. Il Verbo incarnato infatti è “pieno di grazia e verità”, è “la via, la verità, la vita” e per mezzo di lui “vengono a noi la grazia e la verità”: ormai il “luogo” della nostra adorazione è la persona del Verbo incarnato. Gesù dice anche che noi dobbiamo adorare il Padre “in Spirito”.
