In fondo, celebrare il Natale vuol dire decidersi per una scelta fondamentale, irrevocabile, che ha poi ripercussione su tutte le altre scelte: quella della realizzazione dell’umanità, di ogni uomo. Quando si chiede a un bambino: «Che cosa farai da grande?». Difficilmente il bambino risponde: «Voglio diventare un uomo!». Il Natale ci racconta il mistero di Dio che si veste di umanità. L’uomo ha bisogno di andare con umiltà a Betlemme per ritrovare sé stesso, perché mai come ora è messa in discussione la verità circa la persona umana. Gesù è la luce che rivela il senso del rapporto con Dio, con gli altri, con sé stessi e con il creato. La luce della fede aiuta ad andare oltre una ragione che si è autolimitata a misurare il verificabile e consente alla libertà di aderire intimamente al bene. L’essenziale non è cosa ci ha portato, ma cosa siamo disposti a recepire da questo Natale. Dio diventa persona umana perché noi, finalmente, impariamo a riconoscere la nostra origine e la nostra mèta. Deve essere splendida la vita e grande la nostra dignità, se Dio assume la fragilità della nostra condizione umana! Ecco perché è festa per tutti, oggi.
Anzi i frutti del “Festeggiato”, Gesù, si estendono a tutto il genere umano: nessuno è più solo e in balìa del presente! Nei pensieri per la crisi economica, nel conformismo delle spese, nella gioia del ritrovarci con i nostri cari, sapremo “aprire le porte” al Signore che viene?
