Buon Natale (1)

«Vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo…». È l’annuncio degli angeli ai pastori, la buona novella del Natale che ogni anno si rinnova per noi. Ma cosa significa riconoscere che Gesù è nato? Ed è nato per noi? Ogni nascita evoca anzitutto l’emozione di poter uscire. Anche Gesù “esce”. Esce dal grembo di Maria, come è uscito dal seno del Padre. Questo suo duplice uscire ha due ragioni profonde: Gesù esce dal Padre per rivelarLo a noi; esce, poi, dal grembo di Maria per essere uno di noi, solidale con noi. Celebrare il Natale di Cristo significa allora aprirci a questa duplice e consolante verità.

Ma non solo. Vivere il Natale implica che pure noi entriamo dentro questo movimento esodale. Come? Lasciando le nostre umane sicurezze per partecipare alla novità di Dio; abbandonando il peso di un passato che ci tiene prigionieri per vivere l’avvenire di Dio; superando, infine, quelle posizioni che ci separano gli uni dagli altri e impediscono la comunione e la fraternità.

«E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi». È Dio che si fa conoscere, che si esprime, si comunica, che dona il suo Spirito. È Lui la Parola viva, donata a chi vuole incontrare, conoscere, amare il Signore. È Lui la Parola sulla quale si fonda un rapporto autentico con il Signore e che permette una comunione nuova nel segno della tenerezza e della misericordia. Com’è importante la Parola! Il nostro parlare come si esprime? Si comprendono il contenuto e la valenza di ogni parola? Quando si dice: «Ti odio» o: «Violenza, distruzione, guerra», che cosa si trasmette? Invece, quando si pronunciano parole come: «Amore, amicizia, fraternità, gioia, comunione», che cosa si produce in chi ascolta? Il nostro parlare ha il potere di distruggere l’altro o di creare armonia e serenità. Dovremmo sentirci come Cristo, Parola vivente che realizza e crea armonia e vita; diventare come Cristo, Parola incarnata e vivente del Padre. Il Salvatore offre e dona una vita nuova, non una vita qualsiasi, ma la stessa vita di Dio, che ora può circolare nell’esistenza dell’uomo; non una vita limitata al corso, in parte breve, del tragitto umano, ma una vita che sfocia nell’eternità per diventare pienezza in Dio; non una vita amorfa, insulsa, condannata alle sue angustie, ma dilatata dall’amore, dal perdono, dalla benevolenza di Dio Padre.