Cambiamenti necessari (11)

Accettare di morire (b)

È per quello che è un po’ morire. C’è una situazione di disagio? Prendila come penitenza, prendila bene. C’è un rimprovero che non meritavi, una parola che ti è stata detta, una situazione in cui ti hanno offeso?
È una buona occasione, mortifica il tuo orgoglio, ti fa bene. “Ma non me lo meritavo”. Proprio perché non te lo meritavi ti fa bene. Sono quei piccoli cambiamenti, quelle piccole mortificazioni che io non vado a cercarmi, ma sono loro che vengono a cercare me tutti i momenti e si moltiplicano. Il mio impegno deve consistere nel viverle bene, nel ripartire, nel cambiare, perché quell’orgoglio istintivo mi farebbe reagire in un altro modo. Voglio invece imparare a cambiare, cioè a dominare il mio orgoglio, a correggere quell’atteggiamento prepotente del mio io che si impone: è lì che dobbiamo morire per portare frutto.
Il martirio lo viviamo giorno per giorno accettando quello che la vita ci propone, combattendo con il nostro carattere, impegnandoci ad andare contro le nostre reazioni istintive per far germogliare quel bene che il Signore ha seminato in noi. È lo Spirito che ci aiuta in questo cammino. C’è qualcosa che io devo cambiare; un piccolo passo oggi lo voglio fare, domani ne farò un altro, oggi però comincio a farne uno.
È un piccolo impegno, è un piccolo sforzo, è un piccolo passo, ma esprime l’intenzione di andare fino alla meta, fino alla perfezione. Chi non cresce nelle vita spirituale non sta fermo, va indietro.
Noi vogliamo crescere, non stiamo seduti in un cassetto, messi lì a seccare o a marcire; siamo chiamati a entrare nella terra e a morire per portare molto frutto. È invece più facile dare le colpe all’esterno senza una conversione interiore e la situazione degenera sempre di più. Se ognuno si impegna a cambiare se stesso la società cambia faccia, le nostre famiglie, i nostri ambienti umani migliorano.
Se ognuno muore a se stesso la comunità vive molto meglio.