Gesù Cristo Re dell’universo (2)

La solennità di Cristo Re indica che Gesù  il Figlio di Dio é: il Re e Signore della Storia; un Re vicino a ognuno di noi; un Re che si fa amico, fratello, padre, sposo di ogni anima che cerca consolazione, perdono, amicizia, amore.
Gesù Cristo è Re e Signore perché come Figlio di Dio, in Lui e per Lui sono state create tutte le cose: quelle del cielo e quelle della terra; in Lui si fonda l’Universo e tutto sarà ricapitolato in Lui: cioè, tutto sarà consumato e concluso in Cristo; la creazione stessa geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto attendendo la sua consumazione, quando tutto sarà posto ai piedi del suo Signore e anche l’ultimo nemico – la morte – sarà annientato, giacché è già stata vinta dalla morte e risurrezione del Signore.
Proprio la morte e risurrezione di Gesù Cristo costituiscono altro titolo della sua regalità e signoria, poiché ci ha riscattati, ci ha acquistati al prezzo del suo sangue dando inizio alla sua vittoria che un giorno sarà definitiva.

Gesù Cristo Re dell’universo (1)

La festa di Gesù Cristo Re dell’Universo, che si celebra nell’ultima domenica dell’anno liturgico e prima di riprendere il nuovo anno con la prima domenica di Avvento, costituisce il coronamento delle feste della Chiesa, orientando e centrando l’attenzione del cristiano su Gesù redentore e Salvatore dell’uomo, che siede nella gloria alla destra del Padre, Re dei re e Signore dei signori.
La solennità di Cristo Re venne istituita da Papa Pio XI nel 1925, in un tempo storico contrassegnato da dittature e tirannie. Scrisse il Papa nella Lettera Enciclica Quas Primas: “Perché più abbondanti siano i desiderati frutti e durino più stabilmente nella società umana, è necessario che venga divulgata la cognizione della regale dignità di nostro Signore quanto più è possibile. Al quale scopo Ci sembra che nessun’altra cosa possa maggiormente giovare quanto l’istituzione di una festa particolare e propria di Cristo Re …. Pertanto, con la Nostra apostolica autorità istituiamo la festa di nostro Signore Gesù Cristo Re, stabilendo che sia celebrata in tutte le parti della terra …”.

Oggi è il giorno del paradiso!

La solennità dei Santi si colloca in questa prospettiva e ci proietta verso un futuro che è già ma non ancora. Come dice un autore: Oggi è il giorno del paradiso!
Preghiamo allora con la orazione Colletta: Dio onnipotente ed eterno, che doni alla tua Chiesa  la gioia di celebrare in un’unica festa i meriti e la gloria di tutti i Santi, concedi al tuo popolo,  per la comune intercessione di tanti nostri fratelli, l’abbondanza della tua misericordia. 

Solennità di Tutti i Santi

Celebrare la solennità di Tutti i Santi ogni anno richiama l’attenzione della comunità cristiana a rivolgere l’attenzione al Cielo là dove uomini, donne, bambini, giovani di tutte le epoche sono avvolti dalla grazia e dalla bellezza dell’Onnipotente. Il riflesso dell’eternità si espande sul volto dei Santi: non solo su quelli del calendario, ma anche sui volti della gente anonima, cortei di persone dalle vesti bianche purificate nel loro passaggio dalla vita alla morte, dalla morte alla vita eterna! La Chiesa ci invita a levare in alto lo sguardo fino a raggiungere il punto in cui si intravede la Gerusalemme celeste, dove “l’assemblea  festosa dei nostri fratelli glorifica in eterno il Signore” (Prefazio della Solennità). La speranza è la parola d’ordine di questo giorno.

Potremmo paragonare la nostra esistenza allo spazio dove è contenuta, oltre a tante altre caratteristiche, limiti e virtù, la speranza che è paragonata ad un vulcano dentro di noi, come una sorgente segreta che zampilla nel cuore, come una primavera che scoppia nell’intimo dell’anima; essa ci coinvolge come un vortice divino nel quale veniamo inseriti, per grazia di Dio, ed è appunto difficilmente descrivibile.
La speranza è un fenomeno universale, che si trova ovunque c’è umanità, un fenomeno costituito da tre elementi: la tensione piena di attesa verso il futuro; la fiducia che tale futuro si realizzerà; la pazienza e la perseveranza nell’attenderlo. La vita umana è inconcepibile senza una tensione verso il futuro, senza progetti, programmi, attese, senza pazienza e perseveranza. Ma è pure intessuta di delusioni e quindi è permeata dalla speranza ma anche, a volte, dalla disperazione.
La speranza cristiana viene da Dio, dall’alto, è una virtù teologale la cui origine non è terrena. ci aggrappiamo ancora una volta a Gesù nostra speranza, che ci giudicherà come Salvatore di quanti hanno sperato in lui; come Colui che ha dato la vita morendo per salvarci dai nostri peccati; come Colui che ha uno sguardo misericordioso per coloro che hanno creduto e sperato, che sono stati battezzati nella sua morte e risorti con lui nel Battesimo, che gli sono stati uniti nel banchetto dell’Eucaristia, che si sono nutriti della sua Parola e riconciliati con lui nel Sacramento del perdono, che si sono addormentati in lui sostenuti dal sacramento dell’Unzione dei malati.
La speranza è, quindi, fin da ora la fiducia incrollabile che Dio non ci farà mancare in nessun momento gli aiuti necessari per andare incontro al giudizio finale con l’animo abbandonato in Colui che salva dal peccato e fa risorgere i morti” 

“Prendete, mangiate… bevetene tutti…”

Il Corpus Domini è la festa dell’Eucaristia che il Signore Gesù ha istituito nell’Ultima Cena e che costituisce il tesoro più prezioso della Chiesa. L’Eucaristia è come il cuore pulsante che dà vita a tutto il corpo mistico della Chiesa:
un organismo sociale tutto basato sul legame spirituale ma concreto con Cristo.
La festa del Corpo e Sangue di Cristo non può restare indifferente al cristiano.

La solennità ci sollecita, come Comunità di credenti, ad una attenta e seria verifica sulla nostra relazione di fede che viviamo con il Signore Gesù. Egli, risorto e vivente, è presente nella sua Chiesa e la guida e la protegge assicurandole il Suo sostegno; ed essa, nel Suo Amore fiducioso non si stanca mai di invocarlo nella prova, e nella gioia sempre gli rende grazie. È una intensa ed intima relazione sacramentale tra lo Sposo e la Sua sposa, la Chiesa. Una presenza che diventa per la Chiesa-sposa esperienza, anche se misteriosa ed intangibile; una esperienza talmente profonda e singolare che ispira un ineffabile sentimento di fiducia, di sicurezza e che la appella nell’intimo, continuamente. Dopo l’Ascensione di Gesù, che lo sottrae all’esperienza sensibile degli uomini, la Sua presenza nella Comunità dei credenti cambia segno ma non realtà. Egli resta e si dona: il segno del pane spezzato e del vino, nei quali offre il Suo Corpo come cibo e il Suo Sangue come bevanda di salvezza e di vita. Egli rimane con noi per sempre sino alla fine del mondo.

“Ho desiderato ardentemente …”

Il Corpus Domini è la festa dell’Eucaristia che il Signore Gesù ha istituito nell’Ultima Cena e che costituisce il tesoro più prezioso della Chiesa. L’Eucaristia è come il cuore pulsante che dà vita a tutto il corpo mistico della Chiesa:
un organismo sociale tutto basato sul legame spirituale ma concreto con Cristo.
La festa del Corpo e Sangue di Cristo non può restare indifferente al cristiano.

La celebrazione della solennità del Corpo e Sangue di nostro Signore Gesù Cristo è sempre motivo di riflessione, di lode e ringraziamento e di profonda adorazione e contemplazione del grande Mistero. È un po’ rivivere con il cuore e la mente in quel cenacolo dove tutto è cominciato; è tornare alle radici del nostro essere Comunità ecclesiale, del nostro vivere e del nostro morire.
È tuffarci in modo tutto particolare nelle sorgenti della salvezza.
Il Risorto, ad ogni Celebrazione Eucaristica, viene a noi e ci raduna come popolo perché, in festosa assemblea, celebriamo il sacramento pasquale del Suo Corpo e del Suo Sangue.

Spezziamo il pane

Gn 18, 6

«Presto, tre staia di fior di farina,
impastala e fanne focacce»

Anche quest’anno come di consueto, la Caritas Diocesana, propone per la solennità del Corpus Domini l’iniziativa: SPEZZIAMO IL PANE.
L’iniziativa sostiene il progetto del nuovo Dormitorio CASA SAN GIUSEPPE
In osservanza delle norme anti-covid, non è possibile coinvolgere i giovani con l’esperienza della “notte ai forni” per la preparazione del pane così, come già sperimentato l’anno scorso, riproponiamo il kit per farlo a casa, così ognuno potrà in famiglia, impastare e cuocere il panfocaccia con il kit che Caritas Lodigiana insieme alla Pastorale Giovanile ha predisposto.
Il kit contiene: farina e lievito già dosati, la ricetta, la preghiera per benedire la mensa della domenica.
Il kit sarà disponibile in chiesa da questa domenica e da preparare in famiglia domenica prossima.
Le offerte che raccoglieremo (donazione minima per ogni kit 5 €) verranno destinate al progetto del nuovo dormitorio per i senza dimora “CASA SAN GIUSEPPE”, i lavori sono già iniziati e speriamo di inaugurare la struttura entro la fine del 2021.  Siamo fiduciosi nell’adesione di più famiglie.

Adorazione Eucaristica

Adorare l’eucaristia è accettare un appuntamento con il cielo, 
accorrere al luogo dell’incontro più desiderato, ricevere
la dichiarazione d’amore più intensa, sperimentare la vicinanza più intima del mistero di Dio

Nell’eucaristia è offerta la possibilità di relazionarci con Gesù Cristo.
Contemplando il mistero dell’eucaristia si riceve lo stimolo per vivere alla maniera del Signore in donazione totale e discreta in favore dei fratelli e di amorosa relazione con Dio. La presenza di Cristo nell’eucaristia consente il ristoro nel cammino, la sosta nella giornata, la conversazione amica, lo sfogo dell’anima, l’esercizio di comunione, l’intuizione missionaria.
La presenza eucaristica è una scuola permanente di dedizione silenziosa, in modo di amare gratuito e costante, senza imposizioni, senza evasione.

L’Eucaristia è…

─  L’Eucaristia è il sacramento che rinnova e accresce l’unione profonda con Cristo maturata nel Battesimo e alimenta la comunione con la Trinità;
─  È pegno d’immortalità: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.
─  È nutrimento che ci rende capaci di vivere d’amore e di compiere le opere di bene delle quali il Maestro ci ha dato testimonianza.
─ È presenza costante e silenziosa, garanzia che non siamo mai soli, occasione per ravvivare il nostro personale rapporto di amicizia e di amore.

Festa del papà

“Colui che genera un figlio non è ancora un
padre, un padre è colui che genera un figlio
e se ne rende degno”.

Fëdor Dostoevskij

Il pensiero nella solennità di san Giuseppe va anche a tutti i papà. È l’occasione per manifestare un grazie ai papà che rinascono uomini migliori quando prendono per la prima volta in braccio il loro piccolo, e ai papà che si prendono un po’ più di tempo per entrare nel ruolo e per capirne l’importanza; ai papà che lavorano perché non manchi mai il sostentamento alla famiglia, e a quelli che il lavoro lo hanno perso ma il coraggio no, e lottano per non sentirsi sconfitti e per uscirne vincitori, in un modo o nell’altro. E grazie a quei papà che amano le mamme, e riconoscono tutto ciò che compiono, con impegno, dedizione, passione per la famiglia. Grazie ai papà che sono volati via, perché riescono a farsi sentire dai figli anche se non più presenti fisicamente. E grazie a quei papà i cui figli sono volati via, perché vedranno un pezzettino di quel figlio in ogni ragazzo che incontreranno.
Grazie ai papà che un figlio non lo hanno mai avuto, perché spesso dispensano amore ai figli di altri, perché si può diventare padri anche senza esserlo. Grazie ai papà che sbagliano ma che poi lo comprendono e recuperano; grazie ai papà che permettono ai figli di sbagliare lasciando che loro comprendano, e li spronano poi a recuperare. Grazie a tutti i papà, perché il mondo ha bisogno di paternità, ha bisogno che crescano degli uomini e delle donne migliori. E vi auguro questo: l’intelligenza per godere dell’essere padri e l’amore per lasciare in eredità ai vostri figli il meglio di voi.