Proteggere la Terra, ricuperare il pianeta sta bene (anzi, benissimo!), ma se non si ricupera l’Uomo, è come restaurare la reggia e, nello stesso tempo, uccidere il re! Ben prima di ogni altro salvataggio, vogliamo salvare l’Uomo! Sì, perché la prima emergenza è qui: la scomparsa dell’umanità dall’uomo! Questo urge: riportare l’umanità nell’uomo.
Lorenzo Perone era un muratore nato a Fossano il 1904 e costretto dai tedeschi ad andare a lavorare in una fabbrica a Bruma Verke non lontana dal campo di sterminio di Auschwitz. La vicinanza della fabbrica al campo di concentramento, portò il muratore Lorenzo Perone ad incrociare gli occhi dello scrittore Primo Levi. Come d’istinto, sentì che poteva fare qualcosa per il prigioniero! Così Primo Levi parla del nostro muratore: “Un operaio civile italiano mi portò un pezzo di pane e gli avanzi del suo rancio ogni giorno, per sei mesi, mi donò una maglia piena di toppe; scrisse per me una cartolina e mi fece avere la risposta. Per tutto questo, non chiese né accettò alcun compenso, perché era buono e semplice e non pensava che si dovesse fare il bene per un compenso.
Io credo che proprio a Lorenzo debbo d’essere vivo oggi; e non tanto per il suo aiuto materiale, quanto per avermi rammentato con il suo modo così piano e facile d’essere buono, che ancora esisteva un mondo giusto al di fuori del nostro, qualcosa e qualcuno di ancora puro e intero, estraneo all’odio e alla paura; qualcosa di assai mal definibile, una remota possibilità di bene, per cui tuttavia metteva conto di conservarsi. Grazie a Lorenzo mi è accaduto di non dimenticare d’essere io stesso un uomo!”.
Stupendo! Un pezzo di pane, gli avanzi del rancio, una maglia piena di toppe, il servizio dello scrivere: quattro semplici gesti di umanità che hanno salvato il corpo e l’anima di Primo Levi.