Quattro teorie, un solo corpo 

Il corpo macchina.

La concezione del corpo-macchina si sta sempre più diffondendo. Tale riduzione è inaccettabile per due ragioni. La prima, perché strappa dal corpo la sua realtà più preziosa: l’io, l’anima. Il cuore umano non è mai una sola pompa, il rene non è mai un solo filtro, il polmone non è mai un radiatore, né il cervello un calcolatore, perché il nostro corpo è sempre intrecciato con il nostro io, con la nostra anima in modo da formare un’unità (diciamo “unità”, non “unione”). L’unione non fa fusione: due mani giunte continuano ad essere distinte, anima e corpo, invece, non sono mai distinti: sono un blocco solo, un’unità.

La seconda ragione per cui non possiamo accettare la teoria del corpo-macchina è il fatto che il corpo viene assimilato ad una cosa, ad uno strumento che si butta quando non è più efficiente. Come un’auto si butta quando non funziona più, così si potrà buttare un corpo, quello degli anziani, ad esempio, quando si inceppa e si consumano le batterie. Ma c’è di più. La teoria del corpo-macchina può portare a concepire il nostro corpo come un puro strumento di piaceri. E così l’uomo da animale che è (e che deve restare!), diventa bestia. Ancora. Se l’uomo è una macchina, lo si potrà programmare fin dal livello embrionale per renderlo sempre più efficiente. E così l’uomo diventa un manufatto. Sono queste le ragioni che ci impediscono di accettare la teoria del corpo-macchina. Non meno pericolosa è la seconda concezione del nostro corpo: la concezione del corpo come spettacolo. Vediamola.

Il corpo spettacolo.

La teoria del corpo-spettacolo è, forse, oggi la più diffusa. Corpo spettacolo da esibire o come bellezza o come salute. Ciò che conta è, comunque, apparire. Pur di apparire, si è disposti a tutto! È il mito dell’immagine.

Il corpo come espressione della persona.

Una terza teoria è quella che ritiene che il corpo sia la manifestazione di una realtà più profonda che lo supera: l’io, la persona. Questa è una buona interpretazione di ciò che è veramente il corpo umano. Il corpo esprime la persona con la quale fa un tutt-uno. Ecco perché il corpo umano è ben diverso da quello animale. Mentre quello dell’animale è ripetitivo, quello dell’uomo è creativo, dà vita a qualcosa che non è mai esistito.

Il corpo come tempio.

Quarta interpretazione del corpo, tipica del Cristianesimo. Ad essa vogliamo alludere anche per correggere il persistente errore secondo il quale la religione cristiana sarebbe ostile al corpo. “Mai il corpo è stato preso tanto sul serio e onorato come nel Cristianesimo” (Ladislaus Boros).

Solo il Cristianesimo ha osato collocare un corpo d’uomo nelle profondità di Dio” (Romano Guardini).

Le due affermazioni non sono per nulla esagerate! Basti pensare a tre grandi cardini della dottrina cristiana: Dio stesso ha preso carne (Gv 1,14); ogni corpo è tempio di Dio (1Cor 6,19-20); il corpo dell’uomo è destinato alla risurrezione (1Cor 15,41-56). Gesù ha sempre protetto il corpo, lo ha sempre difeso. Dio ama il corpo nello splendore e con l’energia con cui lo ha creato!

Corpo da ammirare. Corpo da interpretare. Non basta: il corpo è anche una realtà da gestire. Una buona gestione del corpo comporta quattro doveri.

Il primo è quello di conoscerlo. Aveva ragione lo studioso Paul Chauchard ad osservare: “Incongruenza di un’epoca nella quale le macchine sono tanto ben conosciute e curate, mentre l’uomo ignora la sua macchina, le condizioni del suo uso perfetto e quanto è necessario per mantenerla in efficienza”. Secondo dovere fondamentale verso il corpo è quello di accettarlo. Il noto poeta libanese Kalhil Gibran ci regala un profondo messaggio: “Sono nato una seconda volta quando la mia anima e il mio corpo si amarono e si unirono in matrimonio”.  Amare il proprio corpo è la base per amare se stessi, gli altri, la vita. Nessun timore a portare tranquillamente in giro il proprio corpo. Eppure forse mai come oggi è stato così difficile accettare il proprio corpo, gioire d’essere nella propria pelle.

Terzo dovere verso il corpo è quello di tenerlo in forma. È grazie al corpo che viviamo, è attraverso il corpo che percepiamo il mondo. Chi ha una buona vista vede più mondo. Chi ha un buon udito sente più note…

Tenere in forma il proprio corpo significa proteggere la salute. Salute intesa (si noti!) non solo come assenza di malattia, ma come completo benessere fisico, psichico e spirituale. Nei confronti del corpo abbiamo il dovere di curarlo. Tale dovere ha una ragione profondissima: il corpo non è solamente destinato a me, ma appartiene anche agli altri. Il mio corpo non è solo il primo biglietto da visita, ma anche un dono per gli altri.