Il Signore bussa alla porta (1)

«Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Apocalisse 3,20)

Se in principio c’era la Parola, è chiaro che da parte nostra, all’inizio della storia personale di salvezza ci deve essere il silenzio: il silenzio che ascolta, che accoglie, che si lascia animare.
Certo, alla Parola che si manifesta dovranno poi corrispondere le nostre parole di gratitudine, di adorazione, di supplica; ma prima c’è il silenzio.
Se, com’è avvenuto per Zaccaria, padre di Giovanni il Battista, il secondo miracolo è quello di far parlare i muti, cioè di sciogliere la lingua dell’uomo terrestre ricurvo su se stesso nel canto delle meraviglie del Signore, il primo è quello di far ammutolire l’uomo ciarliero e disperso.
«La Parola zittì chiacchiere mie»: così Clemente Rebora, nobile spirito di poeta milanese dei nostri tempi, descrive con rude chiarezza gli inizi della sua conversione.