Nella domenica delle Palme detta anche della Passione, la chiesa avvia la lettura dei cantici del misterioso Servo del Signore. Nella rilettura cristiana di questi carmi drammatici si è sempre visto un primo abbozzo del profilo di Cristo.
Quello che colpisce è la sofferenza alla quale il Servo va incontro coscientemente: è il coraggio della fedeltà e della coerenza, nel dono di sé.
L’ingresso a Gerusalemme, tra profezia e compimento
«Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme».
Le parole di Luca evocano l’immagine di una guida in montagna. Gesù cammina «davanti» come il primo di una cordata. «Sale» a Gerusalemme, ovvero si reca al Tempio, si avvicina a Dio.
Il salmista esprimeva la gioia del pellegrino: «Quale gioia, quando mi dissero: Andremo alla casa del Signore!». Alla testa dei discepoli, Gesù compie, ancora una volta, questa salita.
L’aveva compiuta, la prima volta, a dodici anni: era l’annuncio lontano di questa ultima salita.
Il cammino di Gesù secondo Luca, completamente immerso nella nostra umanità, lo conduce a Gerusalemme. È un itinerario in salita, fino alla croce, per poter offrire misericordia e salvezza a tutti gli uomini e aprir loro le porte della nuova Gerusalemme, il paradiso. Il dialogo tra Gesù e il buon ladrone non è che il culmine di tante parole e gesti di salvezza: un «oggi» di grazia che parte dalla notte del Natale («Oggi è nato per voi il Salvatore»), approda all’annuncio messianico nella sinagoga di Nazaret («Oggi si è compiuta questa scrittura che voi avete ascoltato»), percorre le molteplici strade degli uomini per risanare e offrire misericordia («Oggi la salvezza è entrata in questa casa», dirà a Zaccheo) e raggiunge il compimento nell’offerta del paradiso al buon ladrone («Oggi con me sarai nel paradiso»). La salvezza non è un’esperienza rimandata al futuro: essa è una realtà presente, dono da accogliere con semplicità e gratitudine, con il cuore di poveri.