I Giovani del Vangelo

Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato Gesù Cristo

In occasione della festa di san Giovanni Bosco è immediato il collegamento con i giovani.

Mosso da questa circostanza ho preso la Bibbia e mi sono messo a leggere attentamente i quattro Vangeli, cercando in essi l’aggettivo giovane o il termine ragazzo. A poco a poco cominciarono a emergere diversi personaggi. Al termine ne identificai sette. Esaminando questi sette giovani del Vangelo scoprii che essi riflettono le caratteristiche della gioventù ed evidenziano contemporaneamente le risposte che i giovani danno a Gesù Cristo, che “è lo stesso ieri e oggi e per sempre”. La rassegna della gioventù inizia dal giovane buono e ricco (Mc 10,17-22) che cerca la perfezione, ma non è disposto a pagare il prezzo della vera libertà; incapace com’è di staccarsi dai suoi beni materiali, finisce col ritornare a casa sua ad accarezzare tutti i suoi tesori. La sua risposta a Gesù è girarsi dall’altra parte e respingere il suo invito a diventare discepolo del Regno.Il secondo giovane è la figlia di Erodiade (Mc 6,21-28) . La osserviamo divertirsi a una festa di compleanno: incomincia ballando e finisce chiedendo la testa di Giovanni il Battista. Preferisce mettere a tacere la voce di un profeta piuttosto che ascoltare la Parola di Dio che la invita alla conversione.

Il terzo giovane è trasportato da quattro persone al cimitero della città dove dovrà essere sepolto (Lc 7,11-17) . Sembra ormai tutto finito: non c’è alcuna soluzione e ogni speranza è perduta, ma Gesù si avvicina e lo chiama a essere testimone di una vita nuova. Questo giovane che passa dalla morte alla vita risponde a Gesù scendendo dal feretro e diventando un testimone che non può smettere di parlare di quello che Dio ha compiuto nella sua vita.

Il quarto protagonista è il giovane dei pani e dei pesci (Gv 6,4-13) . Risponde con generosità alla chiamata di Dio, donando il poco che ha, ma che basta ad alimentare una moltitudine. I suoi cinque pani e due pesci sono il simbolo di una vita che si dona in pienezza a Dio.

Il quinto giovane lo troviamo vicino alla porta del palazzo del sommo sacerdote (Gv 18,15-18) . Si tratta di una ragazza che apre la porta e che sa identificare il profilo di un discepolo di Gesù, ma è incapace di aprire la porta del proprio cuore perché Cristo entri nella sua vita.

Il sesto giovane segue Gesù nella notte del giovedì santo (Mc 14,43-52) , nascondendosi nell’ombra e proteggendosi dal freddo con una tunica. La sequela finisce in fuga. L’ultimo è il giovane vestito di bianco (Mc 16,1-8)  che, dall’interno del sepolcro, annuncia al mondo che Gesù, morto sul monte Calvario, è vivo ed è capace di dare la vita, e vita in abbondanza.

L’opera educativa: essere adulti

L’educazione non è più di moda. Non se ne avverte l’esigenza. Nell’essere dell’adulto il giovane dovrebbe trovare inscritta questa legge: “Lì dove sono io, là sarai tu”, quindi cammina, datti da fare. Scegli questo destino. Si cresce cioè guardando gli altri davanti a noi, guardando gli adulti. Purtroppo il giovane oggi trova incarnata quest’altra disperata legge: “Lì dove tu sei, io sarò”.

Insomma: non ti muovere. Tu sei nel paradiso. Tu sei paradiso. L’unico a dover uscire (e-ducere) dal suo possibile cammino sull’orlo del non-essere della vecchiaia e della morte sono io adulto. Tu puoi star fermo. Tu sei il (mio) modello. Negli occhi del suo (naturale) modello, l’adulto, allora il giovane scopre di essere diventato lui il modello. Ma in questa scoperta, cioè nel venire a sapere di essere modello del proprio modello, scorge un solo messaggio: non crescere! L’educazione finisce lì dove l’adulto interpreta la propria esistenza come un continuo vivere contromano”, per ritornare indietro, per bloccare l’orologio biologico, per recuperare il paradiso perduto.