Giornata mondiale dei poveri (2)

Papa Francesco ha scelto per la VII Giornata Mondiale dei Poveri un testo: «Non distogliere lo sguardo dal povero». L’espressione è presa dal libro di Tobia che contiene un insegnamento di grande attualità.
Si tratta del testamento spirituale che un padre lascia al proprio figlio, trasmettendo in esso i suoi più importanti insegnamenti, quelli che non possono essere dimenticati. Tra questi c’è la particolare attenzione verso i poveri, un’attenzione che tocca ogni singola persona. Infatti, Tobia dice espressamente: «Non distogliere lo sguardo da ogni povero». La Giornata Mondiale deve rappresentare una permanente provocazione per la comunità a essere attente e accoglienti verso quanti si trovano in più bisogno e difficoltà. «Ognuno è nostro prossimo. Non importa il colore della pelle, la condizione sociale, la provenienza. Se sono povero, posso riconoscere chi è veramente il fratello che ha bisogno di me. Siamo chiamati a incontrare ogni povero e ogni tipo di povertà, scuotendo da noi l’indifferenza e l’ovvietà con le quali facciamo scudo a un illusorio benessere». Il Papa sottolinea che i poveri non sono un numero di statistica, sono delle persone che innanzitutto desiderano la nostra vicinanza e il senso di umanità. La Giornata Mondiale dei Poveri, dunque, non si ferma a un gesto sporadico di generosità, ma ci invita ancora a lasciare che la nostra coscienza sia interpellata.
Siamo provocati a uscire dall’individualismo, che rinchiude in sé stessi, per comprendere le profonde esigenze del fratello accanto a me, alla luce della presenza di Dio. Nel Messaggio si focalizzano alcune categorie di “poveri” a cui spesso non si pone attenzione. Il Papa riporta alla mente la strumentalizzazione dell’aumento dei prezzi dei beni di consumo necessari per la vita quotidiana, che influisce negativamente sulle famiglie portando spesso a dover compiere delle scelte drammatiche. Emerge da qui anche l’attenzione particolare al mondo del lavoro così spesso trascurato mentre esige sempre più il richiamo alla giustizia e a legislazioni coerenti ed efficaci.

Giornata mondiale dei poveri (1)

«Viviamo un momento storico che non favorisce l’attenzione verso i più poveri. Il volume del richiamo al
benessere si alza sempre di più, mentre si mette il silenziatore alle voci di chi vive nella povertà. 
I poveri diventano immagini che possono commuovere per qualche istante, ma quando si incontrano in carne e ossa per la strada allora subentrano il fastidio e l’emarginazione. La fretta, quotidiana compagna di vita, impedisce di fermarsi, di soccorrere e prendersi cura dell’altro». L’attenzione al povero, a chi vive qualsiasi forma di povertà, è il nucleo del Vangelo e la prova dell’autenticità della nostra fede.
Scommettiamo sul mistero che ci ha rivelato Gesù: la Sua presenza in ogni povero.
E lasciamoci provocare dalla Sua Parola: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Entrare in relazione col povero è un’esperienza mistica, è accostarsi al Dio Vivente capovolgere il nostro modo di guardare alla vita, scuotendo da noi l’indifferenza. Lasciamoci provocare dalla semplicità – e, al contempo, profondità – di questa proposta, e chiediamo insieme allo Spirito che risvegli in noi il desiderio di rispondere alla Sua chiamata ad amare ognuno, senza distinzioni.
E chiediamo nuova passione e creatività per dare risposte concrete al grido dei poveri che sale incessante.

“Gesù si è fatto povero per voi” (2 Cor 8,9)

Si celebra domenica 13 novembre 2022 la Giornata Mondiale dei Poveri, che Papa Francesco ha dedicato al tema Gesù Cristo si è fatto povero per voi. Papa Bergoglio, a partire dalla tragica attualità del conflitto in Ucraina, dall’insensatezza della guerra più volte definita dal Santo Padre “una pazzia”, individua tre percorsi per vivere la solidarietà responsabile.
Il primo è quello di rifiutare ogni forma di “rilassatezza che porta ad assumere comportamenti non coerenti”. È un tema che ritorna spesso nel magistero del Papa perché è una condizione culturale frutto di un esasperato secolarismo che rinchiude le persone all’interno di una muraglia cinese senza più senso di responsabilità sociale, con l’illusione di vivere un’esistenza felice ma di fatto effimera e senza fondamento.
Il secondo percorso è quello di assumere la solidarietà come forma di impegno sociale e cristiano. La solidarietà è proprio questo: condividere il poco che abbiamo con quanti non hanno nulla, perché nessuno soffra. Più cresce il senso della comunità e della comunione come stile di vita e maggiormente si sviluppa la solidarietà. Molti Paesi negli ultimi decenni hanno fatto progressi grazie a politiche familiari e progetti sociali, è giunto quindi il momento della condivisione di questo “patrimonio di sicurezza e stabilità”, perché nessuno abbia a trovarsi nell’indigenza. Centrale in questo spirito di condivisione è il valore che si dà al denaro e l’uso che se ne vuole fare.
Il terzo passaggio è la proposta contenuta nel titolo di questa VI Giornata Mondiale dei Poveri.
È tratto dalla seconda Lettera di Paolo ai cristiani di Corinto: “Gesù Cristo si è fatto povero per voi”. Il contesto della Lettera dell’apostolo è quello della raccolta di fondi per sostenere i poveri della comunità di Gerusalemme. Ieri come oggi è importante dare continuità alla generosità.
La solidarietà, in effetti, è proprio questo: condividere il poco che abbiamo con quanti non hanno nulla, perché nessuno soffra. Più cresce il senso della comunità e della comunione come stile di vita e maggiormente si sviluppa la solidarietà. Come membri della società civile, manteniamo vivo il richiamo ai valori di libertà, responsabilità, fratellanza e solidarietà. E come cristiani, ritroviamo
sempre nella carità, nella fede e nella speranza il fondamento del nostro essere e del nostro agire.

Un’altra povertà

Il pontefice osserva che l’apostolo non vuole costringere i cristiani a un’opera di carità. Infatti dice: «Non dico questo per darvi un
comando». Piuttosto, egli vuole mettere alla prova la sincerità del loro amore nell’attenzione verso i poveri, ricordando la
testimonianza di Cristo che ha voluto farsi povero Lui stesso.
Solo accogliendo questa grazia noi possiamo dare espressione concreta e coerente al nostro credo. Ciò significa essere coinvolti
direttamente, senza delegare a qualcuno la messa in pratica della fede e non diventando indifferenti nei confronti dei poveri per un
eccessivo attaccamento al denaro. Spiega poi il Papa: «C’è un paradosso che oggi come nel passato è difficile da accettare, perché si scontra con la logica umana: c’è una povertà che rende ricchi.
Richiamando la “grazia” di Gesù Cristo, Paolo vuole confermare quello che Lui stesso ha predicato, cioè che la vera ricchezza non consiste nell’accumulare “tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano”, ma piuttosto nell’amore vicendevole che ci fa portare i pesi gli uni degli altri così che nessuno sia abbandonato o escluso.
Il messaggio di Gesù ci mostra la via e ci fa scoprire che c’è una povertà che umilia e uccide, e c’è un’altra povertà, la sua, che libera e rende sereni».

La solidarietà

San Paolo apostolo, rivolgendosi ai primi cristiani di Corinto, voleva dare un fondamento alla solidarietà tra fratelli bisognosi. Infatti, su indicazione dell’apostolo essi si erano impegnati a organizzare una grande colletta per aiutare la comunità di Gerusalemme, che si trovava in gravi difficoltà dopo una carestia che aveva colpito il Paese. Come se il tempo non fosse mai trascorso da quel momento, anche noi ogni domenica, durante la celebrazione della santa Eucaristia, compiamo il medesimo gesto, mettendo in comune le nostre offerte perché la comunità possa provvedere alle esigenze dei più poveri. È un segno che i cristiani hanno sempre compiuto con gioia e senso di responsabilità, perché nessun fratello e sorella debba mancare del necessario. Però, dopo l’entusiasmo iniziale, i cristiani di Corinto si dedicarono sempre meno all’iniziativa benefica, spingendo Paolo a rilanciare la raccolta.
Oggi, la situazione si può ripetere: dopo sempre i primi entusiasmi, per tutte le cose, c’è il rischio di non rendere continuo il soccorso oltre l’emergenza.
Ma è questo il momento di non cedere e rinnovare la motivazione iniziale, portandola a compimento con la stessa responsabilità. La solidarietà è proprio questo: condividere quello che abbiamo con quanti non hanno nulla, perché nessuno soffra.

Giornata mondiale della povertà (3)

“La povertà non è frutto del destino, è conseguenza dell’egoismo”.
Per questo Papa Francesco propone la via construens: “Dare vita a processi di sviluppo in cui si sviluppano le capacità di tutti, perché la complementarità delle competenze e la diversità dei ruoli porti a una risorsa comune di partecipazione”. La soluzione, insomma, è molto più semplice di quanto ci si possa aspettare. Il Papa ribadisce la sua idea di fondo: la cultura dell’incontro come forma privilegiata per guardare al futuro in maniera efficace e carica di speranza costruttiva. “Ci sono molte povertà dei «ricchi» che potrebbero essere curate dalla ricchezza dei «poveri», se solo si incontrassero e conoscessero! Nessuno è così povero da non poter donare qualcosa di sé nella reciprocità”.

Giornata mondiale della povertà (2)

L’insegnamento di Papa Francesco, come è nel suo stile quando parla dei poveri, non indulge alla retorica, ma punta dritto verso il riconoscimento delle urgenze da affrontare.
Il Messaggio pone in primo piano la ricerca delle cause della povertà, per individuare poi le iniziative necessarie per approdare a una possibile soluzione. Riguardo il primo aspetto, la denuncia è forte e puntuale: “Sembra farsi strada la concezione secondo la quale i poveri non solo sono responsabili della loro condizione, ma costituiscono un peso intollerabile per un sistema economico che pone al centro l’interesse di alcune categorie privilegiate. Un mercato che ignora o seleziona i principi etici crea condizioni disumane che si abbattono su persone che vivono già in condizioni precarie”. Insomma, sostiene il Papa, oltre a dover subire la povertà, i poveri devono anche farsi carico di esserne i responsabili! Pretesa assurda, generata da una prepotente alterigia di individui protesi solo al raggiungimento di una sfrenata ricchezza senza alcun principio etico e sociale.
Il richiamo ai Governi e alle Istituzioni mondali perché si sentano investiti della responsabilità a costruire un mondo migliore sulla giustizia è quanto il Messaggio di questa Giornata Mondiale sottolinea: “Se i poveri sono messi ai margini, come se fossero colpevoli della loro condizione, allora il concetto stesso di democrazia è messo in crisi e ogni politica sociale diventa fallimentare. Con grande umiltà dovremmo confessare che dinanzi ai poveri siamo spesso degli incompetenti”. La povertà, insomma, non è un’idea astratta nè i poveri non sono frutto di fantasia; piuttosto la loro massiccia presenza nella società pretende l’esigenza di soluzioni frutto di una “progettualità creativa”.

Giornata mondiale dei poveri (1)

“I poveri li avete sempre con voi”. Con questa semplice espressione di Gesù, pronunciata pochi giorni prima degli eventi della passione, morte e risurrezione, si può sintetizzare il pensiero del Signore sui poveri.
Davanti ai discepoli scandalizzati perché una donna aveva sprecato una somma ingente versando il profumo del vaso di alabastro sul capo di Gesù, questi afferma che il primo povero a cui dover porre tutta l’attenzione dovuta, è proprio a lui. Il Figlio di Dio non solo chiede di riconoscere in lui la persona che rappresenta tutti i poveri, si identifica come il più povero tra i poveri.
“Il volto di Dio che Egli rivela, è quello di un Padre per i poveri e vicino ai poveri”.

Il logo e il motto

Tendi la tua mano al povero” (Sir 7,32)

Preghiera a Dio e solidarietà con i poveri e i sofferenti sono inseparabili. Per celebrare un culto che sia gradito al Signore è necessario riconoscere che ogni persona, anche quella più indigente e disprezzata, porta impressa in sé l’immagine di Dio. Pertanto, il tempo da dedicare alla preghiera non può mai diventare un alibi per trascurare il prossimo in difficoltà. Ogni anno, con la Giornata Mondiale dei Poveri, Papa Francesco ritorna su questa realtà fondamentale per la vita della Chiesa, perché i poveri sono e saranno sempre con noi per aiutarci ad accogliere la compagnia di Cristo nell’esistenza quotidiana. “Tendi la mano al povero”, dunque, è un invito alla responsabilità come impegno diretto di chiunque si

sente partecipe della stessa sorte. È un incitamento a farsi carico dei pesi dei più deboli, come ricorda San Paolo: «Mediante l’amore siate a servizio gli uni degli altri. Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Portate i pesi gli uni degli altri» (Gal 5,13-14; 6,2). Non si tratta di un’esortazione facoltativa, ma di una condizione dell’autenticità della fede che professiamo.

IV Giornata Mondiale dei poveri

Tendi la tua mano al povero” (Sir 7,32)

Preghiera a Dio e solidarietà con i poveri e i sofferenti sono inseparabili. Per celebrare un culto che sia gradito al Signore è necessario riconoscere che ogni persona, anche quella più indigente e disprezzata, porta impressa in sé l’immagine di Dio. Pertanto, il tempo da dedicare alla preghiera non può mai diventare un alibi per trascurare il prossimo in difficoltà. Ogni anno, con la Giornata Mondiale dei Poveri, Papa Francesco ritorna su questa realtà fondamentale per la vita della Chiesa, perché i poveri sono e saranno sempre con noi per aiutarci ad accogliere la compagnia di Cristo nell’esistenza quotidiana. “Tendi la mano al povero”, dunque, è un invito alla responsabilità come impegno diretto di chiunque si

sente partecipe della stessa sorte. È un incitamento a farsi carico dei pesi dei più deboli, come ricorda San Paolo: «Mediante l’amore siate a servizio gli uni degli altri. Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Portate i pesi gli uni degli altri» (Gal 5,13-14; 6,2). Non si tratta di un’esortazione facoltativa, ma di una condizione dell’autenticità della fede che professiamo.