Il pontefice osserva che l’apostolo non vuole costringere i cristiani a un’opera di carità. Infatti dice: «Non dico questo per darvi un
comando». Piuttosto, egli vuole mettere alla prova la sincerità del loro amore nell’attenzione verso i poveri, ricordando la
testimonianza di Cristo che ha voluto farsi povero Lui stesso.
Solo accogliendo questa grazia noi possiamo dare espressione concreta e coerente al nostro credo. Ciò significa essere coinvolti
direttamente, senza delegare a qualcuno la messa in pratica della fede e non diventando indifferenti nei confronti dei poveri per un
eccessivo attaccamento al denaro. Spiega poi il Papa: «C’è un paradosso che oggi come nel passato è difficile da accettare, perché si scontra con la logica umana: c’è una povertà che rende ricchi.
Richiamando la “grazia” di Gesù Cristo, Paolo vuole confermare quello che Lui stesso ha predicato, cioè che la vera ricchezza non consiste nell’accumulare “tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano”, ma piuttosto nell’amore vicendevole che ci fa portare i pesi gli uni degli altri così che nessuno sia abbandonato o escluso.
Il messaggio di Gesù ci mostra la via e ci fa scoprire che c’è una povertà che umilia e uccide, e c’è un’altra povertà, la sua, che libera e rende sereni».
