Abbandoniamo dunque il comune adagio secondo il quale la mia libertà finisce dove comincia quella dell’altro. È infatti un pensiero figlio del ripiegamento su sé stessi, dove ciò che fa l’altro non mi interessa proprio perché non mi interpella come fratello. È l’indifferenza dell’esistenza altrui che rende inutile per la mia vita, la sua fragilità e anche la sua bellezza.
Sentiamoci invece pensati per una libertà condivisa con i fratelli, dove la mia libertà inizia esattamente dove comincia la tua. Dobbiamo essere insieme liberi di rispondere al sogno del Creatore che ha pensato ogni singola vita umana per cantare la bellezza del Vangelo. È la fraternità a dare sapore alla libertà altrimenti accade che quest’ultima si restringe, risultando così piuttosto una condizione di solitudine, di pura autonomia per appartenere a qualcuno o a qualcosa, o solo per possedere e godere. Questo non esaurisce affatto la ricchezza della libertà, che è orientata soprattutto all’amore.
Osiamo sperare che la Giornata per la Vita divenga sempre più un’occasione per spalancare le porte a nuove forme di fraternità solidale.
