Con cuore di Padre

Breve riflessione nell’anno di San Giuseppe

Gesù ha vissuto trent’anni della sua vita nel silenzio e nascondimento della quotidianità di Nazaret. È una cosa che sovente dimentichiamo: la maggior parte della vita di Gesù è accaduta nella ferialità. Noi siamo spesso spaventati dalle cose di ogni giorno. Ci spaventano i giorni che si ripetono e le cose che si ritualizzano. Andiamo sempre alla ricerca di una novità, di una trasgressione. La maggior parte dei nostri peccati nasce come forma di evasione della nostra routine. Eppure, il campo della quotidianità deve nascondere un tesoro che dobbiamo imparare a trovare. Ce lo dice il Vangelo, quando ci fa intendere che il prima della vita di Gesù è la sua grande rincorsa al dopo, cioè alla sua vita pubblica. In fondo tutto quello che desideriamo nella vita lo possiamo avere solo se siamo preparati ad accoglierlo. È la fedeltà al poco di ogni giorno che ci prepara al molto che ci riserva la vita, e questo non solo nel bene ma anche nel male. Chi non è capace di bene nelle piccole cose delle sue giornate, quando gli accadrà l’occasione della sua vita rischierà di sprecarla, perché non è allenato alla fedeltà del bene.
Allo stesso modo che non si è allenato ad accogliere e affrontare le piccole mortificazioni di ogni giorno, si troverà completamente impreparato quando dovrà scontrarsi con qualche croce più grande.
Come un atleta sa che il tempo dell’allenamento è propedeutico alla gara, così per ognuno di noi la quotidianità è propedeutica a ciò che la vita ci riserverà.