La festa liturgica del martirio di S. Giovanni Battista ci ricorda quando il “Precursore”, imprigionato da Erode Antipa, colpevole di adulterio, viene decapitato per volere di Salomé e la sua testa, su un bacile d’argento, portata come richiesto ad Erodiade che da tempo lo voleva morto.
La celebrazione del martirio ha origini antiche
Giovanni è il cugino di Gesù, concepito tardivamente da Zaccaria ed Elisabetta, entrambi discendenti da famiglie sacerdotali: la sua nascita è collocata circa sei mesi prima a quella di Cristo, in coerenza con l’episodio evangelico della Visitazione di Maria a Elisabetta. La data della morte, invece, avvenuta fra il 31 e il 32, si fa risalire alla dedicazione di una piccola basilica risalente al V secolo nel luogo del suo sepolcro, Sebaste di Samaria: in quel giorno, infatti, sembra sia stata ritrovata la sua testa che Papa Innocenzo II fa traslare a Roma nella chiesa di San Silvestro in Capite.
Ultimo profeta e primo apostolo
Dopo la giovinezza, Giovanni si ritira a condurre vita ascetica nel deserto. Indossa una veste di pelli di cammello e una cintura sui fianchi; si ciba solo di locuste e miele selvatico. Intorno al 28-29, durante l’impero di Tiberio, iniziano la sua vita pubblica e la sua predicazione. Si sposta, quindi, sulle rive del Giordano, nelle vicinanze di Gerico, e predica la conversione annunciando la vicinanza del regno messianico, invita alla penitenza e inizia a praticare il battesimo con acqua per purificare gli uomini dal peccato.
La sua fama si diffonde e in molti arrivano da tutte le parti del regno di Israele per ascoltarlo.
“Una lampada che arde e risplende”
Giovanni non è tenero nelle parole. Ne ha per tutti. Si scaglia spesso contro i farisei ai quali rinfaccia le loro ipocrisie, inoltre è inviso ai sacerdoti, perché con il suo battesimo perdona i peccati, rendendo inutili i sacrifici espiatori che si fanno a quell’epoca al Tempio. Ovvio, quindi, che critichi anche la condotta del re d’Israele, Erode Antipa, il figlio di quell’Erode il Grande autore della strage degli innocenti, che vive con la moglie del fratello Filippo, Erodiade, pur essendo il loro un matrimonio regolare e fecondo: una pratica contraria alla legge giudaica. Erode, dunque, imprigiona Giovanni nella fortezza di Macheronte, sul Mar Morto, ma non lo odia: parla con lui e quei discorsi lo turbano. Arriva il compleanno di Erode e durante la festa, la figlia di Erodiade, Salomé, intraprende una danza in onore del re che ne resta ammaliato e le concede di chiedergli qualunque cosa, fosse pure la metà del regno. Così il Battista muore, da martire. Non un martire della fede – perché non gli viene chiesto di rinnegarla – ma un martire della verità, sia perché non ha mai mancato di difenderla, sia perché per la Verità che è Gesù, lui è vissuto ed è morto.