Un noi alla fine

Nel suo messaggio per la 107ª GMMR, papa Francesco ci ricorda l’ideale della nuova Gerusalemme in cui tutti i popoli alla fine si troveranno uniti come un grande noi, in pace e concordia per celebrare la bontà di Dio e le meraviglie del creato. Il testo biblico proposto, Ap 21,3, è parte delle visioni di un nuovo mondo, preso dal libro dell’Apocalisse, l’ultimo libro della Bibbia. Le visioni di una nuova creazione sono già presenti nelle profezie (Is 11,5-9; 62,11, 65,17; Am 9,13-15; Za 8,3-5; 2 Pt 3,13), dunque, Giovanni vede il pieno compimento di queste profezie e la piena realizzazione dell’alleanza tra Dio e l’umanità redenta da Cristo. La Gerusalemme celeste viene introdotta con delle immagini molto familiari ai lettori della Sacra Scrittura: questa è un nuovo mondo, una nuova creazione; è la sposa fedele, pronta per il suo sposo, pronta a firmare un’alleanza eterna; ed è la tenda, la dimora di Dio con l’umanità.
La nuova Gerusalemme sarà libera dalle dominazioni, della sofferenza, del dolore e della violenza.
Dio pianterà la sua tenda in modo definitivo in mezzo al suo popolo: “Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio” (Ap 21,3).
Il nuovo cielo e la nuova terra della nuova Gerusalemme sono pronti per accogliere tutti i popoli e non un popolo esclusivo. La tenda di Dio è aperta ad accogliere un noi sempre più grande, un noi che abbraccia tutti i popoli, per cui nessun pellegrino, nessun migrante, nessun rifugiato sarà lasciato fuori. Con questa immagine il libro delle rivelazioni cerca di animare i suoi lettori nella speranza, nella certezza che Cristo risorto ha sconfitto il male e distrutto tutti i muri che ci dividevano. Anche se nel mondo proviamo dolore e sofferenza, questi non hanno l’ultima parola. Alla fine, la potenza di Dio trionferà e formeremo definitivamente un solo corpo, una comunità di fratelli, un noi grande destinato ad includere tutta la famiglia umana.